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Test Quintet
Saragolla
musica delle Sfere (2012)
1. Amaro
2. Pendolo
3. Petali
4. Seme 1
5. Saragolla
6. D.E.A.D.
7. Gardenia
8. Transiti
9. Seme 2
10. Continua tu
11. Seme amaro
12. Fixer
Stefano Tesei - Batteria
Silvia Bolognesi - Contrabbasso
Mauro Schiavone
- Piano
Marco Colonna - Clarinetto basso
Tony Cattano
- Trombone
Il titolo del secondo cd del Test Quintet fa riferimento alla saragolla,
una pianta simile al frumento che dall'Egitto è arrivata in Italia dove conta una
coltivazione specialistica ancora oggi nella terra d'Abruzzo. Come precisano le
note allegate al disco, il tentativo è quello di coordinare e far convergere le
differenti inseminazioni musicali dei componenti per dar vita ad un'insalata saporita,
di gusto "modificato naturalmente". In questa misticanza si possono distinguere
chiaramente, infatti, le varie voci strumentali, pur mescolate in un insieme di
sicuro fascino perché comprendente richiami alla storia della musica jazz e contemporanea
e spinte in avanti, oltre la semplice citazione e al di là della sintesi. Il Test
quintet sottintende anche nel nome la leadership di Stefano Tesei.
Test è l'acronimo delle iniziali del batterista (cognome e nome), purtuttavia il
gruppo viaggia in modo paritario. Ogni artista porta il suo contributo alla causa
comune, sia in termini di idee, che in ragione di una scelta democratica nella scrittura
e nell'organizzazione dei brani. Da questa intesa palpabile all'ascolto, da passioni
provate e condivise o dalla valorizzazione di qualche materiale appartenente piuttosto
a qualche elemento che alla totalità dei membri, da socializzare all'interno di
un discorso comune, nasce una musica tanto ricca di spessore quanto gradevole nella
fruizione, a saperla sentire. Si possono rinvenire nelle varie tracce, agevolmente,
riferimenti a Ellington, transitando per Mingus, ma pure tutta una serie di rimandi
al jazz post-postmoderno di oggi, in un "centrifugato" di stili, dentro o vicino
al jazz, di una proposta fatta da chi vive l'attualità non dimenticando il passato
più o meno recente. Il cd si sviluppa come una catena di pezzi collegati l'uno all'altro
formalmente e anche per il contenuto: non potrebbe, cioè, essere montato diversamente.
Si passa da "Amaro", un'introduzione pregna di significati che si evolveranno
in seguito, ad una mingusiana "Pendolo", dominata dal suono intenso del contrabbasso
con le radici nella tradizione e nell'avanguardia nera. Si prosegue con il rumoristico
"Petali", caratterizzato da un dialogo su note doppie e triple, discese nell'ultragrave
e passaggi insistiti nel dissonante da parte dei due fiati. "Saragolla" è,
invece, una beguine, dove Cattano e Colonna cantano a voce piena, mentre la ritmica
accompagna con accenti vagamente mediorientali. Si arriva così al free bop di "D.E.A.D.",
dove i solisti danno libero sfogo ad interventi tesi e aggrovigliati.
"Gardenia" è una riuscita ballad, un momento di pausa, di relax, nel rifulgere
di idee, sviluppi e procedimenti non sempre omologhi (intenzionalmente) del resto
dell'album. Qui Schiavone risalta in bella evidenza con un solo scintillante e discorsivo
del suo pianoforte.
"Transiti" è architettonicamente elaborato, con quella frase semplice che
punteggia il pezzo, va e torna. Il poderoso solo della Bolognesi in "Seme 2" è un
intermezzo efficacissimo, incastonato a proposito all'interno delle tracce. Si scende
o si sale ancora ad un free molto afroamericano, stile New Thing degli anni
Sessanta, con "Continua tu". Ancora Schiavone è protagonista di "Seme amaro" con
un solo che finisce dopo aver detto parecchio in un minuto scarso a disposizione.
Si chiude con "Fixer", a suo modo melodica, almeno inizialmente su cui, poi, i solisti
fanno succedere di tutto un po' negli spazi in cui i partners tacciono.
Sono tutti da apprezzare i musicisti coinvolti. Il clarinetto basso di Marco
Colonna può definirsi dolphyano, ma non è un imitatore pedissequo. Prende le
mosse da un modello illustre per costruire qualcosa di personale. Il trombone di
Marco Cattano è pieno di calore, di tecnica; ricerca suoni sempre musicali,
anche nell'apparente irregolarità. Il pianoforte di Mauro Schiavone opera, per contro,
in cabina di regia, sottolineando adeguatamente l'atmosfera dei brani, calamitando
l'energia dei partners e conducendo il gioco sapientemente, quando occorre. Stefano
Tesei batte con giudizio su casse e tamburi, privilegiando un accompagnamento di
ispirazione africana, usando al risparmio i piatti e il charleston. Silvia Bolognesi
è un valore aggiunto in ogni incisione a cui partecipa: suona il contrabbasso con
sentimento e cultura e, ormai, ha conseguito un timbro riconoscibile fra tanti altri.
E' di pochi questa peculiarità.
Con "Saragolla" Stefano Tesei e i suoi compagni di avventura dimostrano
di saper seminare con cura la loro musica, biologicamente e di poter raccogliere
al momento giusto succosi frutti. Questo è un vero prodotto "di nicchia".
Gianni Montano per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 23/12/2012
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