|
Domino Trio
Domino's Tales
Slam (2011)
1. Prologue
2. The Tale of Colours
3. The Tale of Shadows
4. The Tale of Souls
5. The Tale of Rituals
6. The Tale of Fairies
7. The Tale of the Small Things
8. The Tale of Christmas
9. The Tale of Dances
10. Ending
Marco Colonna - Bass clarinet, Baritone
& Soprano saxes
Francesco Lo Cascio - Vibraphone, Percussion
Lillo Quaratino - Double bass
Come scrive Giancarlo Schiaffini nel suo ultimo libro "Non chiamatelo jazz":
"l'improvvisazione non si improvvisa". Non si deve credere, cioè, che sia sufficiente
riunire musicisti preparati con conoscenze e storie personali magari particolarmente
ricche di esperienze, per ottenere risultati significativi o memorabili.
Occorre qualcosa di più. E' necessario, fondamentalmente, ipotizzare e condividere
un percorso comune, impegnandosi attraverso una concentrazione assoluta sia nella
produzione che nell'ascolto reciproco. I musicisti del trio Domino riescono nell'impresa,
confezionando un disco costruito su dieci tele diverse, così le denominano, in cui
mettono in campo tutta la loro cultura, apparentemente dimenticandosene, le loro
concezioni artistiche congruenti, per realizzare un affresco collettivo a mosaico
formato da colori, aromi e suoni che si intersecano e si incastrano felicemente.
Il cd inizia con un prologo in cui i tre protagonisti si presentano liberamente,
svincolati, almeno in prima battuta, da un discorso di gruppo. In "The tale of the
colours" prende vita un dialogo a due. Ci sono riff ossessivi enunciati dal clarinetto
basso e risposte altrettanto ripetitive da parte del vibrafono. Il basso tace, mentre
i due strumenti armonici edificano un motivo semplice, iterativo su cui divagano
con uno scambio continuo di ruoli fra chi propone un'idea ritmica o melodica e chi
la segue con un pathos che serpeggia prima di uscire fuori alla fine del brano più
esplicitamente.
"The tale of shadows" ha un'introduzione in stile "camerismo free", in cui tutti
ci mettono del loro. Poi prende l'iniziativa Lo Cascio in "The tale of souls" che
disegna un fondale piuttosto frastagliato con un uso insistito di note lunghe ottenute
con il pedale e fraseggi stretti incombenti. Quando entra Quaratino si capisce che
il brano comincia a decollare. L'accompagnamento insistito del contrabbasso precede
l'entrata melodica, proprio così, del sax baritono che canta un tema inventato sul
momento, suggestivo e carico di calore. Poi si va a calare come tensione fino a
sfociare in "The tale of rituals", rumoristico e primitivo. Riprende vigore il ritmo
nel bozzetto di "The tale of fairies" dai sapori etnici. Ancora un incipit informale,
involuto nell'intro di "The tale of the small thing". Ad un certo punto Lo Cascio
fa convergere il trio verso un free-bop decisamente accelerato e gli altri lo rincorrono
per tenere botta, senza farsi sopraffare. Il tutto si chiude in una risata liberatoria.
Dal profano si passa al sacro con "The tale of Christmas", un brano decisamente
melodico dall'andamento contrappuntistico. Colonna è al sax soprano e, pur in un
contesto non distante dalle atmosfere dei dischi ECM, alla larga, riesce a non ricordare
troppo il modello di
Jan Garbarek.
Dire che "The tale of dances" è il pezzo più "danzante" rischia di essere tautologico.
Effettivamente c'è un ritmo ancestrale o contemporaneo che si sviluppa in questa
traccia e ne determina il carattere. Da un certo punto in poi si passa ad un lungo
finale su coordinate libere in cui ognuno sembra procedere per suo conto non cercando
punti di contatto con i compagni di viaggio e, però, la musica non perde quota né
fascino. Il finale "Ending" veleggia ancora su climi di impronta cool-free, dove
i tre strumenti si sentono ancora una volta complici nel modo di sentire, affini
nell'estetica e riescono a comunicare fra di loro pur elaborando frasi apparentemente
impossibili da decodificare reciprocamente.
"Domino's Tales" è, a tutti gli effetti, un disco di ricerca. Contiene suoni e modalità
vicine all'avanguardia europea jazz e non solo, insieme ad elementi prossimi al
patrimonio della musica di paesi lontani di interesse etnologico. E' un cd che ci
fa conoscere meglio tre valenti musicisti, ma soprattutto ci fa apprezzare un vero
trio di improvvisatori, dove ognuno porta il suo tassello per costruire il "Domino"
più completo possibile.
Gianni Montano per Jazzitalia
Inserisci un commento
Questa pagina è stata visitata 1.070 volte
Data pubblicazione: 02/09/2012
|
|