Pasquale Innarella 4et
Uomini Di Terra
Terre Sommerse (2013) TSJE1014
1. L'uomo delle terre
2. Flowers For Rocco Scotellaro
3. Malayka
4. Terra selvatica
5. Festa Contadina
6. Non è l'amore che va via
7. Donne delle tembe
8. Blued
Pasquale Innarella - sassofoni tenore,
alto e soprano
Francesco Lo Cascio - vibrafono e percussioni
Pino Sallusti - contrabbasso
Roberto Altamura - batteria
Non è facile di questi tempi imbattersi in un concept album, pratica che si è
andata smarrendo col progressivo incalzare del consumo a più non posso. Poi, un
lavoro a tema su di un politico, uomo della terra e del lavoro come è stato Giuseppe
Di Vittorio, è merce ancor più rara. Oggi, se di concept album si può parlare, è
d'uso gigioneggiare su temi sociali che fa radical chic, e di storia non se ne parla
manco a volerla pagare con l'oro. Pasquale Innarella, invece, è sempre attento alla
storia, alle tradizioni anche musicali e sa guardare con quella fierezza tipica
dei meridionali temi e musiche non commerciali. Innarella non si vende e il suo
periodare musicale è sempre schietto e reboante, bello tornito e al contempo irto
di spine che, se non si sanno maneggiare, provocano dolorosi danni.
"Uomini di terra" è un live (registrato a Roma presso il sito Riunione
di Condominio Music Club nel marzo 2012) firmato tutto dal sassofonista irpino,
ad eccezione di "Non è l'amore che va via", che appartiene al songbook di
Vinicio Capossela e la ben nota "Malayka" (Malaika in swahili), siglata dal
compositore kenyano Fadhili William.
Innarella sa dosare il suo innato senso per l'ironia che segna il brano d'apertura
("L'uomo delle terre"), evocativo di tempi andati, aggiustati nel sound roccioso
che fuoriesce dal suo tenore. Il controcanto del vibrafono misurato da Lo Cascio
e del drumming incalzante di Altamura sono una linea temporale costante, sostenuti
dall'impatto ritmico, centrato su un timbro mediano, delle linee di basso di Sallusti,
che apre con un solo preciso e raffinato "Flowers For Rocco Scotellaro",
che sussulta in una metrica aperta e swingante, che esalta il lirismo espressivo,
carico di overtones e di Africa di Innarella. "Malayka" è profumata di
highlife in livrea italiana. "Terra selvatica" si apre con un'improvvisazione
collettiva bella consistente, per poi schiudere una atmosferica mid-tempo che ruota
sulle lamelle rutilanti di Lo Cascio, perfetto nella cadenza e nel cedere nota e
tempo al leader.
Innarella è sempre alla ricerca di pause e strutture ritmiche inedite, capace
di dosare il timbro e piegarlo a suo piacimento e in favore della melodia che, in
"Festa contadina", attraversa il folklore del Meridione del mondo. Immagine
sonora che è ripresa in "Donne delle tembe", profumata d'Islam e di Napoli.
Si chiude con "Blued" e il tambureggiare subsahariano di Altamura, contrappuntato
da Lo Cascio (probabilmente) che si apre in un bluesy bello sghembo e frizzante.
Pasquale Innarella sa il fatto suo, e lo fa quasi di nascosto, senza clamore
ma con una grande professionalità e un sicuro sentimento filologico nel raggiungere
tutto il jazz e la sua storia.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 14/04/2013
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