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Toni Cattano - Marta Raviglia
Vocione
Monk Records (2011)
1. Sometimes I Feel Like a Motherless child (trad) - 3:39
2. Study for the Left Hand (B. Bartok) - 3:07
3. The Zippy Mode (A. Cattano) - 2:03
4. Settembre (A. Cattano) - 2:14
5. Trittico Monk Monk's Dream/Epistrophy/Evidence (T. Monk) - 6:20
6. By the Woods (M. Raviglia/S. Sbarzella) - 2:42
7. O cessate di piagarmi (A. Scarlatti) - 3:59
8. Spunt-X (A. Cattano) - 4:51
9. Cradle of Night (M. Ravaglia); - 4:12
10. So Waltz (A. Cattano) - 3:53
11. Fotografia (A. C. Jobim) - 3:42
12. Mouthpiece (A. Cattano) - 2:55
13. 13 Puzzo sposa (M. Raviglia) - 2:11
14. Via delle Barozze (A. Cattano) - 4:18
15. Alghero (G. Russo/A. Sisini) - 3:01
Tony Cattano
- trombone
Marta Raviglia - voce
Questo disco manifesta come si possa costruire una musica tanto ricca di riferimenti
e di contenuti, semplicemente accostando una voce e un trombone. Il merito è di
due musicisti di larghe vedute, con una cultura ad ampio raggio ed un atteggiamento
rispettoso, ma disincantato riguardo ad ogni tipo di repertorio. I due lavorano
per far risaltare un loro modo di intendere la musica, alquanto raffinato e sofisticato,
utilizzando, però, mezzi poveri, essenziali, ridotti all'osso e togliendo dal piedistallo
"i santini" o "i santoni", i mostri sacri, cioè, dei vari generi musicali. E' una
posizione coraggiosa o sfacciata e irriverente, a seconda del metro di giudizio,
ma mai radicale o iconoclasta. Al centro del discorso ci sono i due protagonisti
con analoghe passioni e visioni molto aperte. Il materiale scelto viene riadattato
alla sensibilità e allo strumentario disponibile con un'operazione di avvicinamento
e di allontanamento, a corrente alternata, più che di straniamento. L'oggetto sonoro
viene, infatti, analizzato e rivelato. Successivamente si provvede a delocalizzarlo,
a ridimensionarlo, mantenendone, però, la riconoscibilità sempre. Così Monk e Scarlatti
sono rimessi in gioco, centrifugati, con una rilettura che evidenzia aspetti ironici
o grotteschi di loro brani celebri. Per il grande jazzista si è allestita addirittura
una "medley, " mentre per il compositore del settecento italiano una implacabile
"Non cessate di piagarmi", che inizia con un pianto tanto fasullo e fastidioso quanto
affascinante e procede con una sorta di gramelot barocco per andare oltre la tonalità
su territori impervi e diseguali. Il ritorno successivo alla base, al tema, non
ha niente di classico o di classicistico. E' un salto omologabile al resto dell'esecuzione
fra contrasti e strappi "epocali" che, miracolosamente, si armonizzano a modo loro.
La canzone popolare laziale "Puzzo sposa" diventa corrosiva
e poco confortante e illuminata, sotto il trattamento dei due partner.
Lo spiritual "Sometimes I Feel Like a Motherless child"
veleggia attorno a cadenze blues riviste con un canto di stampo "contemporaneo",
fra sperimentalismo e accenti pop. Gli originals, poi, si impongono per varietà
di climi, dal solenne "By the woods", all'elettronico "Via delle barozze",
allo swingante "Spunt-X", nobilitato da uno scat anomalo e da un trombone
sordinato che disegna cadenze in apparente controtendenza rispetto alla vocalist.
Ogni brano riserva sorprese, ma anche certezze, perché la Raviglia ha un modo personale
di dominare la scena. Ogni suo intervento "inselvatichisce" o "addomestica" a seconda
della prospettiva, qualsiasi brano selezionato. E' certamente dotata di considerevoli
capacità tecniche, ma le nasconde in un vocalizzo ardito quanto scherzoso, tanto
che sembra non prendersi sul serio, né prendere veramente sul serio quanto esegue.
In realtà è questa la sua cifra stilistica e solo apparentemente pare che tutto
sia smontato o demitizzato, ridicolizzato volendo estremizzare. Non è così, ovviamente.
Non è solo così, ancor più chiaramente. La vocalist è, poi, irresistibile nei recitativi
improbabili, nello sberleffo, nella ricerca di suoni acuti trovati con facilità
senza alcuno sforzo.
Tony Cattano, da parte sua, usa il trombone "liscio" o sordinato, con
un timbro puro o sporco, a seconda delle esigenze espressive. Sono da rilevare pure
la ricerca e il richiamo di note raddoppiate o triplicate e di masse sonore gravi
con l'ottone, autentici pedali su cui può guizzare la voce multidirezionale della
Raviglia. L'"Alghero" conclusiva rappresenta bene la "filosofia" del cd. E' una
hit di Giuni Russo, straordinaria cantante che viene ricordata principalmente per
questo motivo di poche pretese, una canzonetta, insomma. La Raviglia ne fa una versione
abbastanza soft, "caricando", però, l'interpretazione delle parole con la volontà
di assegnare un senso ad un testo che "tanto senso non ne ha", per dirla con Vasco
Rossi. Impagabile!
"Vocione", lo si sarà arguito, è un gruppo da seguire
con particolare attenzione perchè fa una musica dai molti sapori: è divertente,
piacevole, popolare ma anche colto. Chi l'ha detto, in fin dei conti, che la musica
colta deve essere necessariamente seriosa?
Gianni Montano per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 14/05/2012
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