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Alessandro Nobile
Southeast of my dream
Labirinti Sonori (2014)
1. Chiccian (Nobile)
2. Glogan (Nobile)
3. Camula Bop (Nobile)
4. Goodbye Black Island (Nobile)
5. North Wind (Nobile)
6. Suite for Julie (Nobile)
7. Vers la Flamme (Nobile)
8. Milonga a Berlino (Nobile)
9. Pasolini (Nobile)
Stefano Maltese - saxello, clarinetto basso, flauto, flauto alto, tamburino, campanelli Alessandro Nobile - contrabbasso Paolo Sorge - chitarra elettrica, elettronica Antonio Moncada - batteria, marimba
Viaggiare a sudest dei propri sogni, un itinerario folle e audace, un tentativo
di sfondare muri e di raggiungere un altrove favoloso, dove scoprire qualche altro
pezzo di sé stessi. Su questa rotta, Nobile e soci accompagnano l'ascoltatore, attraverso
nove brani lenti, tessuti principalmente attorno al sax o agli altri fiati, che
hanno il ritmo del pensiero che prende forma come da una massa di vapore, o di rugiada,
nel silenzio del mattino. E quando anche i ritmi si fanno più vivaci, sostenuti
dalla coralità degli strumenti, resta comunque legato ai virtuosismi "rarefatti"
dei fiati, che proseguono il cammino su atmosfere meditative. Atmosfere che Nobile,
siciliano di Vittoria, si porta nel sangue, con quel carattere di sommesso fatalismo
orientale, di vocazione alla speculazione che ricorda le astrazioni astronomiche
del Principe Salina nel Gattopardo.
Su queste premesse, l'album si apre con Chiccian, introdotta da un a solo
di saxello, lunare e meditativo, cui si affiancano la marimba e le percussioni.
Una lunga suite (oltre dieci minuti), che è un vero e proprio viaggio nei recessi
più profondi dell'anima, un viaggio dettato dal sax, le cui note meditabonde sono
incorniciate da un sommesso contrabbasso, a tratti distorto, e da una chitarra elettrica
che appare con discrezione. Un itinerario fiabesco in una personalissima foresta
di Arden, o in un paesaggio di Fontanesi, ascoltando lo stormire del vento tra le
foglie, i giochi delle ombre fra gli alberi, odorando l'umidità dei tronchi e del
muschio.
Interessante parentesi, Camula Bop, aperta da un sax sincopato e vivaci percussioni,
che porta una luce di swing, con rapide incursioni della chitarra elettrica. Proprio
l'insistenza del sax, è sintomatica del titolo (camula in dialetto siciliano
indica un tarlo, un qualcosa che si ripete quasi ossessivamente), e costituisce
l'architrave di questo originale brano. Diametralmente opposta la chiusura, con
Pasolini aperta da una crepuscolare chitarra e un sax elegiaco, con le percussioni
che rimandano all'infrangersi delle onde sulla spiaggia di Ostia. Un velo di tristezza
scende su questo brano lento, tenero e intellettuale insieme, attraversato a metà
dalle fragranze orientali del sax, quasi un tramonto nel deserto, a richiamare le
atmosfere polverose dei Vangeli o di Medea. Un omaggio a un uomo che
seppe essere anche un sognatore, nella cui amarezza di fondo, non mancava comunque
la speranza per un mondo migliore.
Un album dal carattere rousseauiano, che porta in sé il romantico senso dell'elsewhere,
ma con i timbri contemporanei di un jazz legato alla prima pischedelia, e comunque
capace di esprimere un carattere peculiare, dalla solarità umida, venata di tristezza.
Una viaggio che alle suggestioni gattopardesche, affianca quella ricerca delle proprie
radici affrontata da Vittorini in Conversazione in Sicilia, la cui atmosfera
si ritrova qui in certa asprezza del sax, nell'orientalismo di certi passaggi di
chitarra, che fanno di Southeast of my dreams un album romantico e malinconico,
profondamente vicino alla dimensione dell'uomo.
Niccolò Lucarelli per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 15/08/2016
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