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Rosso Fiorentino - 2007
Native Quartet
Native Quartet


1. Back To The Weather
2. Hot Spot
3. Botte da Orbi
4. Vento di Scirocco
5. Spanish
6. Crossin' Time
7. Silky Way
8. le Chant Du Bass
9. Catch The Piano
10. African
11. Wise's Mood
12. Pane e Olio
13. Trottolotto
14. Punti d'incontro
15. Four-Four-Five (Interludio)
16. Four-Four-Five
17. il Tangolo

Claudio Giovagnoli - sax tenore e soprano
Leonardo Pieri - pianoforte
Paolino Dalla Porta - contrabbasso
Fabrizio Morganti - batteria
Dario Cecchini - sax baritono in 6 e 7
Saverio Lanza - chitarra in 12



Questo disco, senza esagerazioni, è a dir poco stupefacente. Moltissime sono le caratteristiche, e tutte assolutamente eccellenti, che ne fanno un'ottima registrazione e lo rendono così notevole. Prima fra tutte, quella di essere il frutto di una passione accorata e tangibile.



I
l quartetto, composto da Claudio Giovagnoli ai sax, Fabrizio Morganti alla batteria, Paolino Dalla Porta al contrabbasso e Leonardo Pieri al piano, è riuscito in pochi giorni – così si legge nelle copiose note interne – a mettere in piedi ben 17 brani che comprendono una spaziatura stilistica alquanto vasta, ma sempre accorta a non innestarsi su un'esposizione esecutiva prevedibile e tradizionale. Al contrario, e ciò è ben percepibile durante l'ascolto, l'approccio dei musicisti alla materia sonora è istintivo, fresco e – soprattutto - naturale. I brani corrono uno dietro l'altro con fluidità, grazie a un poderoso senso del ritmo, ed ognuno sembra rappresentare una dimensione a sé stante, con il proprio riferimento stilistico e le proprie contaminazioni.

Chiedersi e andare a cercare quali potrebbero essere anche solo le influenze più palesi nel disco non è affatto cosa semplice, tanta è la ricchezza che ne ispessisce il contenuto. Sicuramente c'è, in primo luogo, un grande riferimento, seppur generico, alla musica fusion più moderna, così come al jazz rock (ed è palese nel primo brano, uno spudorato quanto coinvolgente tributo ai Weather Report maturi), quindi la tendenza a privilegiare ritmi ad ottavi pure piuttosto che "swingati". Più nel dettaglio, invece, si scorgono in continuazione debiti alla musica centroafricana, a moltissime tradizioni musicali popolari dal mediterraneo ai balcani, e persino alla musica barocca o forse ancora più antica; frequente è inoltre l'impiego di scale orientali o arabe. Ma è già chiaro al primo ascolto come sia impossibile cercare di inquadrare i brani dentro qualche filone stilistico o a coerenti ed univoche influenze. L'unica caratteristica percepibile con costanza è un volersi guardare attorno, raccogliere sonorità e stili diversi, giocandoci nel senso più costruttivo fino a trarne una lodevole fusione.

Inoltre trovo particolarmente bella l'idea, opposta a quella di allegare qualche immagine di repertorio o l'estratto del parere lodevole di qualche recensore, di sfruttare la possibilità di un libretto interno prodigandosi in una presentazione della carriera dei musicisti ma soprattutto in una appassionata inquadratura del progetto alla base di "Native Quartet". Così si permette all'ascoltatore di andare subito più a fondo: ciò che sta per mettere nel lettore cd è un progetto compatto e risoluto, anche nel far comprendere la musica dall'interno, dal punto di vista di chi ha composto e suonato. Claudio Giovagnoli non ha intenzione di lasciar sfuggire questo aspetto, e fa bene.

"Native Quartet", in riferimento tanto all'organico quanto al disco, trabocca di passione e di libertà creativa. Non è necessario indagare troppo sulle peculiarità dei singoli brani: sarà l'ascoltatore ad avere il piacere di scoprire i significati non solo formali, ma anche genetici, di una così limpida produttività artistica.

Achille Zoni per Jazzitalia







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Data pubblicazione: 12/01/2009

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