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Sui mercatini d'epoca si ritrovano le cose di un tempo alle quali non si era più pensato e qualche volta ci si accorge che potrebbero ancora funzionare, magari con qualche accorgimento, se non altro per il gusto di rivivere un'emozione.
Rovistando sulla Bancarella della memoria, ho rivisitato alcuni miei brani di una lontana
Coppa del Jazz della RAI ( 1960) quando
Dino Piana li suonò
tra la meraviglia generale perché era il primo trombonista italiano che
improvvisava.
Come a volte succede, l'oggettistica dei mercatini può mancare di qualche componente (orologi senza una sfera, radio riceventi prive di una valvola, macchine per cucire di cui non si trova la pedaliera, ecc.)
A
Ballata per quintetto
(1960)
e a Passeggiata col quintetto
(1960), partecipano solo in
quattro e, tra l'altro, la formazione è ben diversa dall'originale. Spero
comunque che chi li ascolterà (o li riascolterà) trovi il meccanismo ancora
funzionante.
Ho rinvenuto poi due pezzi differenti e ho pensato che potessero stare bene insieme: da un vecchio
Tributo a Stan Kenton ( 1954) e da un arrangiamento di
Sweet Georgia Brown (1958)
è scaturito un Tributo a Georgia Brown
con ironica citazione sul finire.
Serenissima
(1953) è l'oggetto più antico, scritto quando suonai, ancora studente, presso l'omonimo Circolo Culturale dei cittadini veneziani residenti a Genova. Nato pure questo per quintetto, mi pare funzioni anche in quattro, soprattutto per l'abilità e la fantasia di Dino, Enzo ed Andrea, che non fanno mancare al brano l'originaria lucentezza.
Un Mattino di Maggio
(1994) è molto più recente, ma sulla Bancarella non è fuori luogo, perché capita a volte di trovare cose di pochi anni fa quali riviste, dischi, cartoline, fotografie. E' l'immagine di Claudia nel giorno della laurea, attorniata da un gruppo di amici: era uno splendido mattino di maggio, come oggi, in cui scrivo queste annotazioni.
Ora c'è anche Tommaso, che ha sei mesi.
A Lui dedico questo lavoro – ai suoi genitori, agli zii, alla nonna – e mi piacerebbe che, tra moltissimi anni, in qualche remota località, su una bancarella (anche soltanto immaginarie) rinvenisse questo CD e lo riascoltasse con
affetto. Gianni Coscia
Primi seri
esercizi di composizione per Gianni Coscia: quattro tracce su
cinque de La Bancarella – escluso Mattino di maggio – hanno
tra i quaranta e i cinquant'anni. Queste perle, piluccate nella personale
bancarella di antiquariato sonoro, il fisarmonicista le rilegge con "gli occhi
dell’oggi", accompagnato dal vibrafono di Dulbecco, dal
contrabbasso di Pietropaoli e dallo scoppiettante trombonista
Dino Piana – vero punto di forza del disco, del quale avevamo
perso le tracce -, che dall'alto delle sue settantadue primavere sfrutta al
meglio gli ampi spazi lasciatigli da Coscia. Nitidi paesaggi cool (tra
Giuffre e Tristano), arrangiamenti "fugati", perfetto
equilibrio tra parti scritte e improvvisate. Un album asciutto, scarno,
efficace, che evita certe "leccature" de L'Archiliuto. Enzo
Pavoni - IL MANIFESTO 16.11.2002
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Data pubblicazione: 16/04/2003
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