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Un sassofono che si potrebbe ascoltare tra le luci di una notte di Chicago, come in un locale dimenticato alla periferia di Bologna, ma anche davanti ad un focolare acceso, in una serata di inverno. Pietro Tonolo non fa eccezione a se stesso in " Oltremare",
CD pubblicato dall'etichetta perugina
Egea, in distribuzione in questi giorni.
Otto brani, firmati dal sassofonista veneto, suonati insieme a
Riccardo Zegna al pianoforte, Piero Leveratto al contrabbasso e, all'ex batterista del "Golden trio", Paul Motian. Il prodotto, registrato a Perugia presso il teatro Morlacchi nel 2003, è elegante e raffinato. Già in "Adesso", il brano che apre il Cd, Tonolo ci fa comprendere quanto radicata sia la sua cultura jazzistica tradizionale. Il suo solo iniziale, fatto di intervalli lontani e di scelte profonde nell'ottava bassa, prosegue, quasi come per magia, nell'intervento di Riccardo Zegna, che lo completa, quasi come fosse un discorso fra due che stanno parlando.
"Sospeso" inizia in modo piuttosto rarefatto, con un sax "flautato", per poi esplodere in uno swing, dove la forza di Paul Motian (75 anni) si esprime in maniera piuttosto incalzante. Qualche valore in più di metronomo e sarebbe stato un vertiginoso "shuffle", di cui – in verità negli album in genere – ultimamente si sente la mancanza. Dentro al brano di Tonolo si avvertono anche venature "parkeriane" che sostengono il brano e gli conferiscono un valore aggiunto in termini musicali, anche in chiave beboppista.
"Ivan" è un "latin" con un sax che, in vero, sembra raccontare i sogni delle notti infinite del jazz americano, colora l'album con i contrassegni inconfondibili della musica afroamericana. Può darsi che, proprio davanti ad
Ivan, i critici detrattori di Tonolo storceranno il naso. Questo per l'apparente accademicità espressiva. Il brano, invece, va ascoltato, riascoltato e assimilato, fino a comprenderne tutti gli aspetti. Solo allora potrà essere chiaro che, dietro ad una precisione sonora, apparentemente formale, si cela, invece, uno studio e una preparazione che tra i musicisti italici non ha eguali. Non ci dimentichiamo che Pietro Tonolo ha suonato (1982) con la "Gil Evans Orchestra" a fianco di musicisti quali Steve Lacy, Lew Soloff,
Ray Anderson; con questa suona nell'84/1985 allo "Sweet Basil" di New York e nell'87 al festival di "Umbria Jazz".
"Ljado" è il tempio dell'improvvisazione dove la ricerca di Tonolo si fa più profonda, anche se nelle sue espressioni non è mai esasperata. Nel medium che segue, inoltrandosi nella quarta traccia, emerge tutto il lirismo di
Riccardo Zegna, sfiorando – a momenti – un "evansismo" che ci ricorda quanto sia grande la preparazione del musicista di "Amori imperfetti, piccolo walzer".
"Solstizio" è in una sorta di limbo ritmico che permette a Motian di diventare il protagonista assoluto del brano con i suoi Ufip, la stessa sensazione si ha in "Aura", in entrambi i casi l'apporto, solido, del contrabbasso di Piero Leveratto, diventa elemento insostituibile di richiamo armonico per i recuperi dei "tourn round", molto difficili nelle atmosfere così rarefatte.
"Pendolo" è uno jazzwaltz piuttosto sincopato, soprattutto nei contrappunti di sassofono e pianoforte. Sentitevi "Dolcemare" con grande concentrazione, sconfina quasi nella World music, almeno nella parte iniziale, poi "recupera" in una ballad dove il leader mette a frutto tutta la sua grande preparazione musicale. Pietro Tonolo in questi giorni (fine maggio 2004) è a Napoli dove, con
Gil Goldstein al pianoforte, Joe Chambers alla batteria e Essiat Essiat, un nuovo contrabbassista dell'area newyorkese, sta registrando – sempre per l'Egea - una serie di cover sul tipo di
Estate di Bruno Martino. Abbiamo chiesto il titolo a Tonino Miscenà
– Egea Records –, ma ci ha risposto che è "top secret".
Marcello Migliosi per Jazzitalia
(maggio 2004)
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Data pubblicazione: 17/07/2004
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