Una cosa che sorprende – in questi tempi di magra creatività – è il fatto
che i dieci brani siano originali e composti in cooperazione assoluta. Non v'è un
leader, ecco il primo messaggio che esteriormente si vuole far passare. E non solo
epidermicamente, ma ciò è udibile anche sostanzialmente nei dieci episodi che parlano
un linguaggio modern jazz puntellato da un'agilità complessiva nelle spezzature
ritmiche. Un sound elastico, poliritmico che si espande o si restringe alimentato
dalla possente empatia del trio. Vitale padroneggia le lamelle ed i martelletti
del metallofono imponendo un cauto virtuosismo, senza eccessi e complessità melodica
e armonica più tipica dei pianisti, regalando una sonorità ricca di sfumature.
Magatelli cuce le geometrie create dal vibrafono e da tamburi e piatti di
Windfeld, come ne Il Gallo del vicino, brano dalla comunicativa sorniona
o in Monk Into The Core, giocata sui contrasti ritmici; ed ancora nella cura
del dettaglio della suadente 1973.
Un album di assoluta coerenza espressiva, spigliato e disinvolto.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 31/10/2009
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