E' l'accordion di Gil Goldstein – sì proprio lo stesso Gil che
ha suonato anche con
Pat Metheny
nel mitico "Secret story tour" – ad aprire "Italian
songs", album di
Pietro Tonolo
(EGEA Records). Il brano è una rilettura de: "E
penso a te", di Mogol-Battisti. Chi si attendeva banalità e suoni da
piano bar si è sbagliato. In Italian songs, con
Tonolo,
suonano anche Joe Chambers alla batteria e al vibrafono ed Essiet Okun
Essiet, al contrabbasso. Piano e, per l'appunto, accordion, per Gil. L'apertura
è impalpabile, un'atmosfera rarefatta ch'è respiro solo per la mente, per menti
raffinate e dotate di gusto musicale e che non si fermano davanti a "scomparti"
etichettati ed etichettabili della musica.
Tonolo
si fa sentire nel primo brano con il suo sax soprano, raffinato e tonale quel tanto
che basta. L'accordion assegna al brano quel non so che di romantico, quasi da affresco
in bianco e nero. Ed è proprio il sax, ma questa volta il tenore, ad aprire "Non
mi dire chi sei", di Bindi e Calabrese. Qui la dimensione ritmica è già
espressione di un jazz più accademico, con contrabbasso e batteria in bella evidenza,
pianoforte che appoggia l'improvvisazione del sassofono. Tanto accademico che non
mancano neppure le "chase" tra batteria e contrabbasso: quasi da "barrelhouse"
di una vecchia – e ora rimpianta - New Orleans.
E' il momento, poi, di uno degli standard italiani più amati dai musicisti
stranieri: "E la chiamano estate",
di Bruno Martino.
Struttura che, ai più attenti non sarà sfuggito, suonò anche
Michel
Petrucciani, in un epico concerto ad Umbria jazz.
Pietro Tonolo
la esprime in un ballad "sofferto" e melanconico. La sua rilettura è coerente con
la struttura originale e affida al suo sassofono il compito di offrire a chi ascolta
i "sapori" di quello che è da considerarsi un vero e proprio standard. Anche il
pianismo espresso da Goldstein è ricco di ricami e tenui interventi, sostenuto
da una sezione ritimica "spazzolata" come si vuole nelle ballad più accademiche.
Spesso il gruppo si esprime in "bounce" che esaltano le "blue notes" con le quali
Tonolo
arricchisce il brano che, altrimenti, vivrebbe di seste dell'accordo dominante.
Finisce nella lista di Italian songs – e come poteva essere diverso
- anche "Senza fine",
di Gino Paoli, il cui primo chorus, quello iniziale, è un po' latineggiante: anche
se poi il tempo si assesta su un valzer jazzato che, durante l'improvvisazione del
piano, si adagia su un medium di buona fattura. Manca un po' forse, ma per una ragione
di incisione, la presenza più massiccia del contrabbasso. Anche in
Metti una sera a cena,
di Ennio Morricone, è l'accordion che, con un registro "musette", dà il via al brano,
riletto per intero e pieno di sostituzioni di accordi che a volte – ed è un bene
– fan perdere di vista il chorus originario.
Pietro Tonolo
ha una dimensione "cool" con il suo sax, tale da restituire al brano quella sua
mediterraneità. Per nulla invadente il vibrafono che, giusto per otto misure, si
inserisce e assegna al pezzo un ruolo più jazz rispetto ai primi quattro brani.
Poteva essere facile banalizzare
Sincerità di Riccardo Cocciante
e, francamente, affatto facile rileggerla in chiave jazzistica. L'operazione, invece,
riesce, facendo leva sul sassofono soprano di
Pietro Tonolo
che, come al solito, offre uno spaccato ampio della propria cultura musicale e del
proprio virtuosismo. Ed è talmente riuscito l'esperimento che il brano diventa il
più lungo dell'album (6'46").
Stringimi forte i polsi
arriva quasi all'improvviso e taglia la concatenazione jazz fin qui ascoltata e
offre un latin pieno di brio.
Pietro Tonolo
è estremamente ritmico, e lo è talmente tanto da offrire ad Essiet lo spunto
per un solo di contrabbasso il cui suono ricorda vagamente quello di Ron Carter.
Chi ama il jazz made in Italy, non può non amare Mia Martini e la sua voce! E' il
momento di Almeno Tu Nell'universo che, dopo
un'intera struttura dedicata ad un grande ricamo melodico, richiama il brano originale.
Il brano di Lauzi è riletto, pressoché, totalmente, ma non manca di richiamare i
ricordi di una cantante che lasciato una grande eredità artistica e una grande condanna
a chi, nella vita, non l'ha mai amata e capita.
"Vento amaro del Sud / dove l'acqua manca pioverà / prima o poi da una preghiera
stanca", sono le parole d'attacco di
Terra Mia di Mariella Nava,
che dà lo spunto a
Tonolo & C. per realizzare un brano che fa il solletico al "free
jazz", forte di una dimensione ritmica indefinita e che fa dell'accento sul primo
e sul terzo quarto la sua espressione principe.
Italian songs, in sostanza, è un'altra opera che si va ad aggiungere alla
lunga sequenza di album di raffinata fattura che l'Egea ci ha abituati ad ascoltare
nelle sue produzioni.
Marcello Migliosi per Jazzitalia