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Egea Records - 2005
Pietro Tonolo
Italian songs


1. E penso a te (Battisti, Mogol)
2. Non mi dire chi sei (Bindi, Calabrese)
3. E la chiamano estate (Zaonin, Califano, Martino)
4. Senza Fine (Gino Paoli)
5. Metti una sera a cena (Morricone)
6. Sincerità (Riccardo Cocciante)
7. Stringimi forte i polsi (Carpi, Chiosso, Fo)
8. Almeno Tu Nell'universo (Lauzi, Fabrizio)
9. Terra Mia (Nava)
10. Pensadoti (Calcagna, Bersani)
11. Marcia di Esculapio (Piccioni)

Pietro Tonolo - tenor and soprano saxophones
Gil Goldstein - piano, accordion
Essiet Okun Essiet - double-bass
Joe Chambers - drums, vibraphone




EGEA Records & Distribution
C.so Mazzini, 12
12037 SALUZZO (CN)
Tel. +39 0175 217323
Fax: + 39 0175 475154
E-mail: info@egearecords.it
www.egearecords.it


E' l'accordion di Gil Goldstein – sì proprio lo stesso Gil che ha suonato anche con Pat Metheny nel mitico "Secret story tour" – ad aprire "Italian songs", album di Pietro Tonolo (EGEA Records). Il brano è una rilettura de: "E penso a te", di Mogol-Battisti. Chi si attendeva banalità e suoni da piano bar si è sbagliato. In Italian songs, con Tonolo, suonano anche Joe Chambers alla batteria e al vibrafono ed Essiet Okun Essiet, al contrabbasso. Piano e, per l'appunto, accordion, per Gil. L'apertura è impalpabile, un'atmosfera rarefatta ch'è respiro solo per la mente, per menti raffinate e dotate di gusto musicale e che non si fermano davanti a "scomparti" etichettati ed etichettabili della musica. Tonolo si fa sentire nel primo brano con il suo sax soprano, raffinato e tonale quel tanto che basta. L'accordion assegna al brano quel non so che di romantico, quasi da affresco in bianco e nero. Ed è proprio il sax, ma questa volta il tenore, ad aprire "Non mi dire chi sei", di Bindi e Calabrese. Qui la dimensione ritmica è già espressione di un jazz più accademico, con contrabbasso e batteria in bella evidenza, pianoforte che appoggia l'improvvisazione del sassofono. Tanto accademico che non mancano neppure le "chase" tra batteria e contrabbasso: quasi da "barrelhouse" di una vecchia – e ora rimpianta - New Orleans.

E' il momento, poi, di uno degli standard italiani più amati dai musicisti stranieri: "E la chiamano estate", di Bruno Martino. Struttura che, ai più attenti non sarà sfuggito, suonò anche Michel Petrucciani, in un epico concerto ad Umbria jazz. Pietro Tonolo la esprime in un ballad "sofferto" e melanconico. La sua rilettura è coerente con la struttura originale e affida al suo sassofono il compito di offrire a chi ascolta i "sapori" di quello che è da considerarsi un vero e proprio standard. Anche il pianismo espresso da Goldstein è ricco di ricami e tenui interventi, sostenuto da una sezione ritimica "spazzolata" come si vuole nelle ballad più accademiche. Spesso il gruppo si esprime in "bounce" che esaltano le "blue notes" con le quali Tonolo arricchisce il brano che, altrimenti, vivrebbe di seste dell'accordo dominante.

Finisce nella lista di Italian songs – e come poteva essere diverso - anche "Senza fine", di Gino Paoli, il cui primo chorus, quello iniziale, è un po' latineggiante: anche se poi il tempo si assesta su un valzer jazzato che, durante l'improvvisazione del piano, si adagia su un medium di buona fattura. Manca un po' forse, ma per una ragione di incisione, la presenza più massiccia del contrabbasso. Anche in Metti una sera a cena, di Ennio Morricone, è l'accordion che, con un registro "musette", dà il via al brano, riletto per intero e pieno di sostituzioni di accordi che a volte – ed è un bene – fan perdere di vista il chorus originario. Pietro Tonolo ha una dimensione "cool" con il suo sax, tale da restituire al brano quella sua mediterraneità. Per nulla invadente il vibrafono che, giusto per otto misure, si inserisce e assegna al pezzo un ruolo più jazz rispetto ai primi quattro brani. Poteva essere facile banalizzare Sincerità di Riccardo Cocciante e, francamente, affatto facile rileggerla in chiave jazzistica. L'operazione, invece, riesce, facendo leva sul sassofono soprano di Pietro Tonolo che, come al solito, offre uno spaccato ampio della propria cultura musicale e del proprio virtuosismo. Ed è talmente riuscito l'esperimento che il brano diventa il più lungo dell'album (6'46").

Stringimi forte i polsi arriva quasi all'improvviso e taglia la concatenazione jazz fin qui ascoltata e offre un latin pieno di brio. Pietro Tonolo è estremamente ritmico, e lo è talmente tanto da offrire ad Essiet lo spunto per un solo di contrabbasso il cui suono ricorda vagamente quello di Ron Carter. Chi ama il jazz made in Italy, non può non amare Mia Martini e la sua voce! E' il momento di Almeno Tu Nell'universo che, dopo un'intera struttura dedicata ad un grande ricamo melodico, richiama il brano originale. Il brano di Lauzi è riletto, pressoché, totalmente, ma non manca di richiamare i ricordi di una cantante che lasciato una grande eredità artistica e una grande condanna a chi, nella vita, non l'ha mai amata e capita.

"Vento amaro del Sud / dove l'acqua manca pioverà / prima o poi da una preghiera stanca", sono le parole d'attacco di Terra Mia di Mariella Nava, che dà lo spunto a Tonolo & C. per realizzare un brano che fa il solletico al "free jazz", forte di una dimensione ritmica indefinita e che fa dell'accento sul primo e sul terzo quarto la sua espressione principe.

Italian songs, in sostanza, è un'altra opera che si va ad aggiungere alla lunga sequenza di album di raffinata fattura che l'Egea ci ha abituati ad ascoltare nelle sue produzioni.
Marcello Migliosi per Jazzitalia







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inserito il 24/12/2010  da EgeaRecordsMusic - visualizzazioni: 6328


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Data pubblicazione: 05/03/2006

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