Sincretismo senza tracce. Musica, poesia, letteratura
e Storia, intesa quest'ultima nell'accezione più ampia del termine. Con impareggiabile
nonchalance si fondono le liriche di Vittorino Curci e le note di Vincenzo
Mastropirro. Un sodalizio ben consolidato, ma mai ovvio o desueto. Corroborante
è, poi, l'ensemble aperto che accompagna, elabora ed interpreta. Tra questi spiccano
i nomi di Roberto Ottaviano, policromo sassofonista barese che, da sempre,
sposa i progetti artistici più interessanti marcandoli con il suo inconfondibile
suono; l'esperienza consolidata e la verve interpretativa del fisarmonicista
Gianni Coscia;
la ricercata voce di Patrizia Nasini; il fluido periodare del batterista Antonio
Dambrosio, navigato musicista e compositore pugliese.
Mastropirro è un ricercatore, sperimenta modelli in una sua personale
declinazione del verbo. Unisce la sua cultura classica con la passione per le "musiche
diverse".
Vittorino Curci è poeta da sempre. Ed essendo anche un musicista, i suoi
versi già suonano, per definizione.
Palpabile è l'affiatamento dell'ensemble in ogni tema grazie anche agli
arrangiamenti e composizioni trasversali che navigano tra il jazz, la tradizione
popolare e la canzone d'autore.
La varietà dei suoni, delle melodie, la rendono un'opera oltremodo interessante,
di gran pregio per la solidità del lavoro di ricerca, di composizione, direzione
ed arrangiamento.
L'inserimento del quintetto d'archi nel tessuto melodico-armonico, conferisce
quel giusto valore epico alle liriche, ben supportate anche dalle sagaci punteggiature
del pianoforte di Antonio Piccialli.
La natura classica di Mastropirro pervade l'intero lavoro colorando
anche le altre influenze che sono in alcuni casi evidenti, in altri accennate.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 23/08/2008
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