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Bonnot, Tracanna, Cecchetto
Drops
Bonnot Music (2013) Distr. Goodfellas
1. Project One
2. Drops
3. Right Links
4. Developments
5. Carmelo's Way
6. House of Mirrors
7. Sky of Tibet
Bonnot - sound design, programming, synts Tino Tracanna - sax tenore, sax baritono, sax soprano, flauto Roberto Cecchetto - chitarra acustica, chitarra elettrica
Feat.
Paolo Fresu - Tromba e flicorno nelle tracce n° 2-5-6-7. M1 Of Dead Prez - Rap & Spoken words nella traccia n°5 General Levy - Voce nella traccia n° 3 Pasquale Catalano - nelle tracce n° 1 (Arrangiamenti e registrazione archi) e n° 6 (Cordiovox e kalimbas) Mercedes Casali - Voce nelle tracce n° 2-3-5-6 Eloisa Manera - Violino nelle tracce n° 1-2-3-5-6 Andrea Andreoli - Trombone nella traccia n° 1 Marco Creti - Pianoforte nelle tracce n° 1-4 Dj Gruff - Scratches nelle tracce n° 5-6
Dei tre titolari di questo disco il meno noto in ambito jazzistico è indubbiamente
Bonnot. Sotto questo pseudonimo si cela Walter Buonanno, componente di "Assalti
frontali", gruppo rap di una certa risonanza in Italia, autore, programmatore e
sound designer. Con quest'ultima definizione si può intendere un creatore di suoni
attraverso l'utilizzo di strumenti e linguaggi differenti, una comunicazione fonica
in larga parte supportata dall'impiego di manipolazioni elettroniche. E' lui il
protagonista principale del cd, per la preparazione di tappeti sonori decisamente
ingombranti e caratterizzati su cui improvvisano due jazzisti di razza come Tracanna
e Cecchetto, coinvolti anche come responsabili dell'incisione e una presenza prestigiosa
in quattro tracce come
Paolo Fresu.
Ad aumentare la complicanza, l'intrico di suoni provvedono gli altri ospiti, quali
il violino di Eloisa Manera, il trombone di Andrea Andreoli, il pianoforte
di Marco Creti e la voce di Mercedes Casali.
Per rinvigorire i brani di stampo hip hop danno man forte, poi, General Levy
e M1 Of Dead Prez per rappare e Dj Gruff a tormentare il giradischi.
E' della partita pure Pasquale Catalano, in più ruoli, dall'arrangiatore
degli archi a percussionista o tastierista aggiunto. Insomma siamo di fronte ad
un gruppo mutevole, estendibile a seconda delle circostanze, dominato, però, dalle
invenzioni e dalla pianificazione timbrica di Bonnot. Così gli spunti solistici
dei jazzisti, malgrado l'impegno convinto e la determinazione di tutti e tre i musicisti,
sono immersi nella melassa cibernetica che tutto avvolge e avviluppa.
Si passa da climi in stile "Tutu" di
Marcus Miller-Miles
Davis, a parentesi africaneggianti nella forma, ma non nella sostanza, ad atmosfere
hip hop sofisticate, a brani di intrattenimento dai profumi elettrici, ideali come
sottofondo nelle stazioni metropolitane.
E' un jazz contaminato o inquinato da elementi provenienti da generi di consumo
del panorama musicale contemporaneo. In questi casi si parla sovente di nu jazz,
per incasellare questo tipo di esperienze. Malgrado la cura e l'allestimento preciso
di tutti i pezzi, ognuno con una sua particolarità specifica, la spessa coltre di
suoni elettronici contribuisce a produrre la sensazione di un qualcosa di artificioso,
di artefatto. Il jazz o i loro interpreti finiscono imprigionati in questi scenari
preconfezionati. Si dibattono, ma non riescono a padroneggiare pienamente la situazione.
E' Walter Buonanno ad avere la meglio e a imporre la sua idea di musica preparata
meticolosamente, ma che sa, a ben guardare, un po'di plastica.
Gianni Montano per Jazzitalia
05/09/2010 | Roccella Jazz Festival 30a Edizione: "Trent'anni e non sentirli. Rumori Mediterranei oggi è patrimonio di una intera comunit? che aspetta i giorni del festival con tale entusiasmo e partecipazione, da far pensare a pochi altri riscontri". La soave e leggera Nicole Mitchell con il suo Indigo Trio, l'anteprima del film di Maresco su Tony Scott, la brillantezza del duo Pieranunzi & Baron, il flamenco di Diego Amador, il travolgente Roy Hargrove, il circo di Mirko Guerini, la classe di Steve Khun con Ravi Coltrane, il grande incontro di Salvatore Bonafede con Eddie Gomez e Billy Hart, l'avvincente Quartetto Trionfale di Fresu e Trovesi...il tutto sotto l'attenta, non convenzionale ma vincente direzione artistica di Paolo Damiani (Gianluca Diana, Vittorio Pio) |
01/10/2007 | Intervista a Paolo Fresu: "Credo che Miles sia stato un grandissimo esempio, ad di là del fatto che piaccia o non piaccia a tutti, per cui per me questo pensiero, questa sorta di insegnamento è stato illuminante, quindi molte delle cose che metto in pratica tutti i giorni magari non me ne rendo conto ma se ci penso bene so che vengono da quel tipo di scuola. Ancora oggi se ascolto "Kind Of Blue" continuo a ritrovare in esso una attualità sconvolgente in quanto a pesi, misure, silenzi, capacità improvvisativi, sviluppo dei solisti, interplay, è un disco di allora che però oggi continua ad essere una delle cose più belle che si siano mai sentite, un'opera fondamentale." (Giuseppe Mavilla) |
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Data pubblicazione: 18/08/2013
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