Garrison Fewell è stato definito il Bill Evans della chitarra.
Ed in effetti il nostro, musicista, compositore ed insegnante al prestigioso Berklee College of Music di Boston, propone un suono lieve e delicato che ricorda Jim Hall, e nei duetti, per la grazia e la compostezza degli interventi, l'indimenticabile Billy Bauer delle improvvisazioni con
Tristano.
Fewell divide il suo tempo tra l'insegnamento e i concerti in America e in Europa. Questo quintetto, così vario musicalmente, lo è anche nelle provenienze dei musicisti. La seconda anima del gruppo, il nostro Tino Tracanna, si rivela buon compagno di strada per
Fewell e il duo in apertura di disco, Instant intuition, è un ottimo aperitivo per un disco dove parlare di ricerca sull'improvvisazione non è assolutamente esagerato. (Bellissimo anche
Grappa to go).
Se poi alle sensibilità di
Fewell e
Tracanna aggiungiamo la forza e la spiritualità di un vero maestro della musica improvvisata, e parlo naturalmente del sassofonista danese
John Tchicai, che ha suonato con i maggiori esponenti dell'avanguardia americana degli anni Sessanta (Coltrane, Ayler, Shepp) nei loro progetti più avventurosi ed incendiari, tutto può accadere.
Ed in effetti Tchicai, pur senza essere aspro o sopra le righe, aggiunge quel tanto di movimento che contribuisce a dare al disco un suo andamento oscillatorio e vario all'ascolto.
Il mio brano preferito è Semplicity, composto da Tino Tracanna, l'idea melodica è sobria ed essenziale, come vuole il titolo, ma percorsa da una sottile vena malinconica che forse
suscita a tutti i musicisti i momenti solistici più ispirati del disco.
Per intensità invece si segnala il tributo a Sun Ra, (con echi alla Don Cherry) The queen of Ra,
che svela nel suo dispiegarsi una composizione notevolmente raffinata o "armonicamente ambigua", così la definiscono le note del Cd, firmata da
Fewell.
Prayer for a right guidance, invece riecheggia il periodo "spirituale" del free, quando il jazz più radicale si ammantava di echi religiosi e mistici -alla Pharoah Sanders, per intenderci- e John Tchicai, come si accennava già prima, è uno dei più prestigiosi esponenti
ancora attivi di quel periodo.
Questo brano è anche un omaggio alle musiche dei nativi americani e mette in evidenza un lavoro non
routinario della sezione ritmica ed in particolare di Manzi, impegnato qui a creare una atmosfera tesa e drammatica; d'altro canto sia lui sia Paolino Dalla Porta sono una "signora" ritmica, e in questo disco dimostrano di saper assecondare le improvvisazioni più varie.
Ed in effetti "improvvisazione totale" dovrebbe sempre contenere un elemento di sorpresa, se ciò non avviene significa che non è stata condotta una ricerca onesta e profonda.
Sia
Fewell che
Tracanna, nelle loro brevi note al disco, ruotano attorno a questo concetto affermando di aver creato un impasto di suoni ed idee originale. L'ascolto sicuramente premia queste dichiarazioni e lo sforzo fatto per amalgamare le tre personalità e le loro composizioni in un prodotto originale e interessante.
Franco Bergoglio per
Jazzitalia