Appetitoso a prima vista il nuovo lavoro di questa artista tedesca cresciuta in India. La musica di Muriel Zoe non è catalogabile o almeno è difficile riportarla in uno schema ben definito. Infatti dei tredici brani che formano l'album le otto cover sono di estrazione musicale variegatamene differenti. Così come gli arrangiamenti che profumano i brani di country, folk, pop e jazz.
Muriel Zoe è al suo secondo colorato album. Il primo sempre in "tinta" è stato
Red and Blue. Il suo percorso artistico si muove tra arti grafiche e musica e la sua versatilità artistica è tutta presente in questo album prodotto dalla vivace etichetta Act Music che presta particolare attenzione a percorsi musicali per così dire alternativi.
Cinque brani originali e tutti a firma di Muriel, tutti moderatamente jazz o con sonorità che echeggiano il jazz, vicine ad alcuni stereotipi più cari a Cassandra Wilson piuttosto che altre vocalist.
La voce di Muriel è sicuramente gradevole ma le composizioni sono marcatamente pop anche nella struttura.
Il lavoro si apre con un classico di Cole Porter, It's alright whit me. Un'esecuzione ed un arrangiamento border line: dalla ritmica reggae ma spezzata da sonorità metropolitane. Sonorità francesi mescolate alle zoppie acustiche care a Truffaz.
Rikki dont' lose that number di Donald Fagan prosegue l'impostazione country-jazz-pop che vede sempre puntuale la tromba di
Leuschner alternarsi alla voce della singer. L'arrangiamento rende però il brano molto lento conferendogli un velo di tediosa ripetizione.
Così come poco appassionante e ripetitivo appare Have a good time di Paul Simon.
Stesso timing anche nel primo brano a firma di Muriel Zoe: Neon Blue.
La storia si ripete con Everybody Wants to be alone sometimes: potrebbe diventare un buon hit single radiofonico.
Interessante la breve elaborazione di I Should Have Known Better dei Beatles così come Body And Soul
(con un pezzo del genere è difficile sbagliare, in qualsiasi modo sia eseguito o arrangiato). La voce della Zoe s'illanguidisce così come la chitarra del fido
Pogoda. Le sonorità jazz la fanno da padrone.
Le armonie country ritornano nella seconda composizione originale: It Must be me. Anche il lento e brevissimo solo della chitarra ricorda le atmosfere texane.
Ring of fire è strutturata in versione western.
Ma anche gli altri brani scorrono sulle stesse righe. Non vi sono sussulti, in nessun senso. Non si grida allo scandalo ma tantomeno al miracolo.
Sicuramente la giusta allocazione per Muriel Zoe è in scaffali diversi rispetto quelli della musica jazz.
Ma, sono certo che ne sentiremo parlare.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia