M-Pact
Milano, Blue Note 13 giugno 2004
di Claudia Federica Bernath
Foto di Alberto Gottardelli
Devo confessare che quella di oggi sarà la prima volta che i miei organi uditivi ascolteranno questo gruppo vocale a cappella, uno dei migliori al mondo, del quale ho tanto sentito parlare nell'ultimo periodo tra gli amici cantanti e che viene definito "un gruppo pop-jazz-rock-rnb", capace di mescolare sonorità di mitici ensamble vocali quali i Manhattan Transfer ed i
Take 6. E sono certa che, ancora una volta, il fantastico
Blue Note, presso il quale si terrà il concerto, e davanti al quale attendo con un pizzico di impazienza di entrare, mi offrirà la possibilità di provare emozioni davvero intense.
Viene finalmente aperta la porta del locale che, socchiusa fino a pochi istanti fa, lasciava trapelare le note del sound check (che già promette molto!…). E al di là della porta, che strana sensazione, riconosco immediatamente i visi dei ragazzi ritratti sulla locandina di presentazione dell'evento: tutti i cinque componenti del gruppo sono proprio in sala, a dialogare tranquillamente con i vari personaggi dell'organizzazione (la semplicità che traspare da tutti i loro atteggiamenti è davvero piacevolmente sorprendente!). Dopo pochi minuti, sempre con molta naturalezza, si posizionano sullo stage, pronti a rispondere ad alcune domande che il pubblico, composto prevalentemente, e prevedibilmente, da vocalists provenienti da tutto il nord Italia, vorrà loro porre.
Alla domanda "Perché cantare a cappella" rispondono, intervenendo a turno, che, nati artisticamente nel '95 a Seattle, ma attualmente tutti residenti a Los Angeles, tale scelta è stata fatta per varie ragioni; innanzi tutto per differenziarsi dalla moltitudine di bands tradizionali esistenti negli Stati Uniti ma soprattutto perché credono che nella voce umana vi sia qualcosa di veramente speciale, così come speciale è la connessione che riescono ad instaurare con il pubblico durante i loro concerti, dato che ogni persona possiede una voce e, di conseguenza, l'apprezzamento dell'audience è molto più profondo.
Confermano anche che presto si
aggiungerà al gruppo un sesto elemento (ndr. il sesto componente si chiama Jeff
Smith ed è entrato a far parte degli M-Pact da luglio 2004), perché questo è sempre stato il loro sogno, visto che i loro arrangiamenti sono tutti inizialmente pensati per sei o più voci: così non dovranno più essere rivisti una seconda volta per poter cantare i brani live in cinque!
E continuano a raccontarsi spiegando che ognuno di loro ha iniziato a cantare da bambino, affiancando lo studio di uno strumento, per poi arrivare a studiare musica naturalmente anche all'Università.
Terminate le domande, l'organizzatore dell'evento, Fausto Caravati, direttore di un sito interamente
dedicato alla musica a cappella in Italia (www.a-cappella.it), con la sua accattivante simpatia annuncia che è finalmente giunto il momento di farsi travolgere (e stravolgere) da questo straordinario gruppo: "Signore e Signori, a voi … M-Pact!!!"
L'inno tradizionale " How shall I fitly greet Thee", dal delicato arrangiamento, apre il concerto in punta di piedi, offrendo al pubblico un immediato saggio delle capacità tecniche ed interpretative di tutti gli elementi del gruppo. G
li arrangiamenti sono in prevalenza di Britt Quentin, soprano, l'unico componente di colore, che con la sua eleganza nel portamento ed i particolari tratti somatici mi richiama alla mente immagini di principi indiani.
La scelta del secondo brano cade su una particolarmente frizzante "Fantasy" dei mitici Earth, Wind and Fire, e, all'istante, mi rendo conto che sono assolutamente incredibili: le cinque voci, oltre ad essere quelle di meravigliosi solisti, sembrano davvero strumenti che improvvisano, staccano, le cui note si fondono con perfetto sincronismo!
Al termine del terzo brano, una meravigliosa versione di "My favourite things", il "bel"
Marco, tenore, con la sua piacevole pacatezza, presenta il gruppo facendo sfoggio di un buonissimo italiano (il cognome,
Cassone, suggerisce facilmente le origini del cantante); ringrazia l'amico
Fausto Caravati per l'organizzazione, anche se, scherzosamente, confessa di aver pensato che fosse "illegale" doversi esibire a quell'ora del giorno (sono circa le 13,30), dopo il concerto a Varese della sera prima ed il fuso orario ancora da recuperare! (sono arrivati in Italia solo ieri).
Il quarto è un sofisticato brano brasiliano, "Northest Wind", sul quale accennano una semplice coreografia che lo ingentilisce ulteriormente.
Trist Curless, il fantastico basso al quale, un paio di occhialini tondi conferiscono l'aria da intellettuale del gruppo, per donare al brano un colore maggiormente latino, aggiunge alle voci il suono di una piccola maracas, unico vero strumento di tutto il concerto.
Ed è sempre Trist ad introdurre "Joy Spring", di Clifford Brown, interpretato anche dai grandi Manhattan Transfer, durante il quale Marco e il contralto
Rudy Cardenas,, il più recente "acquisto" del gruppo, le cui origini venezuelane vengono tradite da un'inconfondibile "movimiento de centura", improvvisano perfettamente imitando, rispettivamente, una tromba ed un sax.
Il prossimo è uno dei brani di Miles Davis da loro preferiti, "All blues". Durante la sua splendida parte solistica
Britt riesce inspiegabilmente a raggiungere note praticamente impossibili per una voce maschile, alla quale seguono le improvvisazioni di "sax", "tromba" e "basso" delle altrettanto incredibili voci di
Rudy, Marco e Trist mentre il sornione Jake Moulton, baritono, è semplicemente fantastico nella sua improvvisazione di "flauto traverso".
Già sulle prime note del famoso quanto solare "I wish", di Stevie Wonder, il pubblico non riesce a contenersi oltre e partecipa, battendo ritmicamente le mani, a tutta l'esilarante energia degli M-Pact, che scaturisce pienamente dalle loro voci e movimenti e,
al termine dello spettacolare intervento di
Jake, che imita alla perfezione tutti i suoni ed i colori possibili di una batteria, toccando anche ritmi "r&b", e dello stupendo intervento della melodiosa voce di
Britt, esplode in un entusiastico applauso.
Ed è Rudy ad introdurre solisticamente un'affascinante versione di
Night and Day alla quale fa seguito
I found the love in you, interpretata dall'effervescente
Jake che, a metà dell'esecuzione, coinvolge l'intero pubblico del
Blue Note portandolo a
duettare sulle note del classico
Hare hare hare hoo, il tutto straordinariamente accompagnato dalle altre quattro voci che, a tratti, improvvisano.
Al termine, Rudy azzarda una presentazione in italiano del brano successivo,
Through the years,
scherzosamente interrotto e corretto da Marco, la cui suggestiva esecuzione fa
seguito North West, portato al successo dalla leggendaria Woody Herman Orchestra, (con la quale gli M-Pact si sono esibiti; hanno inoltre affiancato miti come Ray Charles, Natalie Cole,
Take 6 e molti altri) che chiude in bellezza il concerto: ancora una volta, questi mostri di bravura riescono a lasciarci ammutoliti imitando, con le sole 5 voci, addirittura un'intera orchestra!
Inutile dire che il pubblico reclama a gran voce un bis di questi straordinari vocalists che non si fanno troppo attendere e che ne approfittano per rinnovare i ringraziamenti nei confronti di
Fausto Caravati e del loro fenomenale fonico, Brian Atkinson, (anch'egli ha studiato canto per diversi anni, cosa che impreziosisce ulteriormente le sue enormi capacità).
Durante l'esplosiva esecuzione del brano conclusivo, Jake propone un solo imitando, come sempre magistralmente, un'armonica a bocca, supportato dal fenomenale "basso" di
Trist che, diametralmente opposto a Britt, ma in maniera altrettanto affascinante, riesce a toccare note incredibilmente profonde; al termine,
Jake si scatena letteralmente in un solo di "batteria", che si protrae per diversi minuti, a dir poco fantastico e, non contento, con l'ausilio di due sgabelli, si finge un abilissimo DJ, che manda in delirio il proprio pubblico
scratchando, mandando "su di giri" o rallentando i fantomatici dischi che rispettivamente "suonano" e "parlano" sui due fantomatici piatti della consolle!!!
E, a questo punto, l'apoteosi degli entusiastici, interminabili applausi dell'audience che accompagnano le note finali di questo straordinario, incredibile
Im-Patto Vocale!!!
..::M-Pact::..
Britt Quentin
Rudy Cardenas
Marco Cassone
Trist Curless
Jake Moulon
15/11/2009 | I Triad Vibration al Blue Note di Milano: "Una bellissima serata, il sound dei Triad Vibration è coinvolgente, energetico, ipnotico, riporta alle radici...si passa da contaminazioni jungle, tribali, funky, etniche a influenze world music, jazz, latin jazz, blues, e addirittura house." (Eva Simontacchi) |
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Data pubblicazione: 30/07/2004
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