"Perché io non potevo dimenticare le rose" Il nuovo album di Arianna Masini è stato lanciato al Blue
Note
Blue Note, Milano, 21 ottobre 2012
recensione di Manoel Antonio Amaro
intervista
di Eva Simontacchi foto di Marco Garofalo
Si è tenuto negli splendidi spazi del
Blue Note di Milano il concerto di Arianna Masini, dedicato ai fiori e dal
titolo "Perché io non potevo dimenticare le rose", occasione anche della
presentazione dell'omonimo album distribuito da EGEA, il primo da solista della
cantante toscana. D'eccezione il gruppo che ha accompagnato la cantante in questa
bella serata, dal pianista e arrangiatore Diego Baiardi (che ha firmato con Arianna
Masini la direzione artistica del progetto), al vibrafonista Andrea Dulbecco,
dal chitarrista Silvio Masanotti, al batterista Ivan Ciccarelli. Al
sax soprano e flauti Giulio Visibelli, alla fisarmonica Fausto Beccalossi,
mentre al basso e contrabbasso Paolo Costa (che ha sostituito per l'occasione
Riccardo Fioravanti,
che ha invece accompagnato il gruppo durante la registrazione dell'album). Durante
l'esecuzione del classico brano di Frescobaldi Se l'aura spira la cantante è stata
poi accompagnata da un coro di quattro voci. Una serata veramente piacevole all'insegna
della buona musica e della poesia: con un testo del poeta spagnolo Ángel Guinda,
tradotto appositamente per la serata da Manuele Masini, si è aperto in effetti il
concerto, concluso invece con l'inedito di Diego Baiardi "Perché io non
potevo dimenticare le rose", su testo di Dino Campana. La voce della Masini
è espressiva, originale e intensa, a cui è dovuta anche la scelta dei brani e del
percorso poetico di tutto l'album. Oltre al talento di questa voce emergente e all'eccezionalità
dei musicisti che l'hanno accompagnata, il concerto (e questo nuovo album) sorprendono
piacevolmente per l'insolito accostamento di brani delle più variegate culture e
lingue, reso possibile dalle scelte di arrangiamento e d'organico che ne hanno costituito
il mélange. Fra i brani proposti ricordiamo almeno, oltre al pezzo di Frescobaldi
e all'inedito di Baiardi, i brani brasiliani "Rosa" (di Pixinguinha) e "Chovendo
na Roseira" (di Tom Jobim), in cui la cantante ha dimostrato tutta la sua perizia
esecutiva, considerando la difficoltà ritmica e melodica degli stessi; il classico
ispanico Amapola, eseguita in duo con il bravissimo Fausto Beccalossi in un momento
particolarmente intenso della serata, e il classico dei classici italiani Grazie
dei Fior, proposto in un'originalissima veste, che è stato il bis di chiusura dello
spettacolo. Un album da ascoltare e riascoltare, e un concerto che ci piacerebbe
poter risentire dal vivo.
Arianna Masini presenta oggi al
Blue Note il suo nuovo progetto "Perché Io Non Potevo Dimenticare
Le Rose". Arianna, spiegaci questo titolo molto particolare del tuo progetto.
Questo titolo è ispirato da una poesia, in verità, di Dino Campana, che si intitola
"In Un Momento", ed è una frase tratta dalla poesia, per cui non è il titolo
della poesia stessa che Dino Campana aveva dedicato a Sibilla Aleramo.
Infatti questo è l'inedito che io presento in questo album. Diego Baiardi,
che è il direttore artistico, ha creato questo brano molto bello e vi abbiamo adattato
la poesia di Dino Campana, che va benissimo in quanto l'album è un concept album,
perché si parla di fiori, e quindi, perché non utilizzare una frase così: "Non potevo
dimenticare le rose" ?
Spiegaci come è nata l'idea di questo progetto sui fiori.
Io e Diego ci frequentavamo perché io sono stata una sua allieva di pianoforte,
e un giorno abbiamo iniziato a suonare e cantare, e Diego si è voltato verso di
me e mi ha detto: "perché non facciamo un disco insieme?" Quindi è nata questa
magia tra noi due – che ci conoscevamo già da circa un anno – e io l'ho guardato
e gli ho detto: "stavo pensando la stessa cosa, è un mio desiderio da un po',
però dovevo trovare la persona giusta con cui avviarlo." E, quindi, da lì ci
siamo detti: ok, facciamo un disco…. Che disco potremmo fare? Ci siamo un po' interrogati
su cosa volevamo creare, e ci sono state varie idee che in realtà sono venute fuori,
poi alla fine un giorno Diego mi ha detto: "secondo me potrebbe essere molto bello
fare qualcosa sui fiori, e questa cosa mi ha acceso una lampadina, e io ho iniziato
a fare una ricerca che è durata un po' di mesi; in maniera trasversale ho cercato
brani che parlassero dei fiori. Quindi non c'è un senso filologico in ciò che abbiamo
fatto, e neanche storico, perché comunque andiamo a scomodare autori che hanno scritto
agli inizi del Novecento o addirittura nel 1600, quindi c'è un po' di tutto. E quindi
fiori, canzoni e la musica. Siamo partiti così, e devo dire che è stata una bella
ricerca, molto interessante. Non credevo che ci fossero così tanti fiori nella musica.
A quali brani del disco ti senti più affezionata, più legata,
più simile, a parte l'inedito che sarà sicuramente un brano che ti rispecchia molto?
Indubbiamente, dato il mio grande amore per il Brasile, e per la lingua portoghese,
sicuramente tre brani: il brano portoghese che ho cantato si intitola "Flor de Verde
Pinho", ed è un fado originariamente. Poi anche i due brani brasiliani che ho cantato:
"Chovendo na roseira", un capolavoro di Tom Jobim, un po' più recente,
è del 1974; e poi Rosa di Pixinguinha, che è
un brano molto antico, è uno choro cançao, e quindi proprio per questo grande amore
che ho per il Brasile mi sento molto legata a quelle atmosfere. Però devo dire che,
in generale, proprio perché una canzone non ti può rispecchiare completamente e
neanche magari un contesto o una lingua, il fatto di poter spaziare così tanto è
stata una cosa veramente molto stimolante. Sicuramente il Brasile è il grande amore,
però poi come avremo occasione di dire, i brani che ci sono dal francese allo spagnolo
all'inglese, questa mistura di idiomi è stata veramente molto bella. Mi ha fatto
sentire tante persone diverse in tanti luoghi diversi.
Come vivi queste tua prima esperienza al Blue Note? Sei
emozionata?
Ovviamente sono emozionatissima. Stasera ci sono persone in sala a cui sono legata
dal punto di vista affettivo in maniera molto forte; la mia famiglia, il mio compagno,
gli amici, e quindi è un po' come quando, come dire, ti sposi, oppure fai qualcosa
di veramente importante e ci sono tutte le persone care che ti stanno guardando
e osservando, e quindi sicuramente questa parte della sfera emotiva, delle emozioni,
è molto forte stasera. E poi, oltre alla famiglia, ci sono tutta una serie di altre
persone che sono venute e che mi creano un po' di ansia. Però come dico sempre,
quando sono sul palco, vado! A quel punto c'è la musica che è la protagonista. Io
non sono più importante. Deve succedere qualche altra cosa, però è una grande emozione.
Questo è un luogo "sacro" per la musica, e quindi l'atmosfera è bella: sono molto
contenta.
Prima hai parlato del fatto che ti piace questo spaziare,
questa diversità di stili, idiomi, epoche musicali. Citami tre o quattro album che
per te rappresentano qualcosa di profondamente legato a ciò che tu sei, anche se
magari non fanno parte dell'ambito musicale che ami frequentare, perché ovviamente
nella vita abbiamo ascoltato di tutto, e ogni cosa ha trovato una sua collocazione
nella nostra formazione. Inizio da una cosa proprio strana, che non c'entra niente. Quando ero
ragazzina, adolescente e iniziavo ad acquistare i primi vinili, e con le amiche
ascoltavamo musica nei nostri pomeriggi di studio, e ai tempi c'era questo gruppo,
che era un famoso, e mi ero presa una cotta incredibile: erano i Tears For Fears.
I Tears for Fears, non so perché ma sono presenti nella mia vita, tanto che quando
sono andata a Londra, poi sono stata a Bath che era la città da cui loro provenivano.
Li ho sempre ascoltati e li ascolto tuttora, e continuano a darmi grandi emozioni.
Quindi è sicuramente uno di quegli album, magari specialmente "Songs From The
Big Chair" perché lo ascoltavamo con le amiche, però anche "The Hurting" che
è l'album precedente. Sono i due album che sicuramente vorrei avere con me. In effetti
non c'entrano molto né con il jazz né con la world music, però fanno parte un po'
della mia storia, di Arianna, l'adolescente che iniziava ad ascoltare musica. Poi
sicuramente un altro a cui non potrei rinunciare è "Elis e Tom", e infatti "Chovendo
na Roseira" che è uno dei brani che presento stasera è tratto da quell'album,
che è un album incredibile, nato tra l'altro in maniera particolare, perché Elis
Regina e Tom Jobim avevano due caratteri molto forti e quindi si sono
scontrati tantissimo, e alla fine è venuto fuori questo capolavoro, che viene considerato
proprio uno degli album più importanti del Brasile, della musica popolare brasileira.
Quindi sicuramente "Elis e Tom". Poi di jazz mi porto via Billie Holiday.
Mi porto via probabilmente "Lady In Satin", e poi ci metto un'altra cosa
che non è jazzistica. Adoro la sua voce, adoro la sua interpretazione, mi fa venire
sempre i brividi quando l'ascolto: Jeff Buckley, "Grace". Che tra l'altro
alla fine lui di album ne ha fatti solo due, perché è morto molto giovane. Quindi
Jeff Buckley, sì.
Stai presentando il nuovo progetto, e quindi sei totalmente
assorbita da questo, ma sappiamo bene entrambe che fatto un progetto, iniziano già
ad arrivare idee sul prossimo. Hai in mente qualcosa da realizzare in un prossimo
futuro?
Sicuramente spero e credo che questo non sarà il mio unico album. Vorrei senz'altro
continuare a cantare e a registrare cose in futuro. Vorrei però indirizzarmi verso
gli inediti. Vorrei iniziare a proporre cose che pian piano sto scrivendo, e dunque
prima o poi ci sarà un album più basato su degli inediti. Le atmosfere, a me piace
molto il minimalismo, nulla togliendo ai brani dove ci sono, come in questo caso,
più strumenti. Però a me piace molto la situazione intima, acustica. Quindi credo
che in futuro potrebbero essere degli inediti arrangiati in maniera molto minimale
dove si da molta importanza ai suoni, all'atmosfera. Qualcosa di molto intimo, molto
poetico, molto poco "loud", perché c'è forse bisogno anche in questa fase storica
di riflettere un po'.