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Diego Baiardi quartet
Moti ondosi
Incipit records-distribuzione EGEA
1. La première
2. Le tour
3. Le pas du chat
4. La canzone di Marinella
5. Goutes de pluie
6. Gil
7. Sus
8. Revernir chez moi
9. Anna
10. All the things you are
11. Revenir chez moi 2
Diego Baiardi - pianoforte
Andrea Dulbecco - vibrafono
Riccardo Fioravanti
- contrabbasso
Stefano Bagnoli
- batteria
Diego Baiardi è un pianista dalle molte collaborazioni con artisti di musica
leggera, ramo cantautori quali Pacifico, Vecchioni, Origlio. Questo cd segna, però,
il suo debutto in ambito jazzistico dove il suo nome, in effetti, è sconosciuto
ai più. Per cominciare bene, il musicista vercellese ha scelto tre partners di valore
con un pedigree in area jazz, ma avvezzi pure a frequentare compagnie del panorama
canzonettistico italiano, quello più raffinato e colto. Il vibrafonista è Andrea
Dulbecco, richiestissimo dalle orchestre sinfoniche più prestigiose, ma anche
ospite della big band della RAI. Al contrabbasso figura
Riccardo Fioravanti,
che ha inciso con Ornella Vanoni, Grace Jones, Antonella Ruggiero, tra gli altri.
Alla batteria siede
Stefano Bagnoli,
colonna dei gruppi di Enzo Jannacci e del figlio Paolo, non chè del Devil quartet
ti Paolo Fresu. Baiardi ha, poi, elaborato una serie di motivi nella sua casa di
Vernazza, nelle Cinque Terre. Da qui il titolo di "Moti ondosi", ispirato al paesaggio
osservato dalla finestra della sua camera nella riviera di levante. Con questi ingredienti
ha confezionato un disco collegato al filone melodico, permeato da un romanticismo
lieve, delicato e prossimo alle esperienze di
Danilo
Rea o di Roberto Cipelli per trovare un nesso. Il quartetto si presenta
con una formazione simile a quella del "Modern Jazz Quartet", ma la vicinanza
si ferma a questo dato di fatto. Siamo lontani, cioè, dalle atmosfere vagamente
"third stream" o dal clima classico-swing, marchio di identificazione del quartetto
di John Lewis-Milt Jackson. E' un disco inequivocabilmente italiano come premesse,
prospettive e come sviluppo del repertorio scelto. I brani seguono quasi tutti un
andamento analogo. L'introduzione discorsiva e spesso malinconica è del pianoforte
a cui succede l'esposizione del tema da parte del vibrafono. A questo punto entrano
in gioco il basso profondo e cantabile e la batteria metronomica, ma fantasiosa.
Ogni passaggio è svolto con stile ed eleganza. E' un jazz aggraziato, di incontro,
piacevole, ma mai dolciastro, esile o epidermico. Il merito principale della riuscita
di questa incisione va a quattro musicisti poliedrici a loro agio in queste situazioni.
Il leader si rivela autore attento alle sfumature e pianista che ama i chiaroscuri
e l'accompagnamento incalzante, ma discreto allo stesso tempo. Dulbecco è sempre
più convincente con il suo vibrafono acuminato, percussivo quando occorre e melodico,
descrittivo in altre composizioni. Fioravanti si produce in assoli precisi e appassionati,
esponendo il tema, quando è chiamato in causa, con garbo e misura. Bagnoli si conferma
maestro nell'uso delle spazzole e si distingue per alcuni interventi apparentemente
in contrasto con quanto elaborato dagli altri. In realtà il batterista provoca,
a volte, discontinuità che si ricompongono sorprendentemente. Sono sfasature sotto
controllo. E' una disomogeneità apparente, a conti fatti.
I brani migliori del cd sono una versione inconsueta de "La canzone di Marinella",
titolo piuttosto usurato dalle più diverse interpretazioni, qui reimpastato, rimodellato
con cambi di tempo, di ritmo, un intervento solitario della batteria e pungenti
sottolineature del motivo base da parte di Andrea Dulbecco. Fra gli "originals"
si fa raccomandare "Revenir chez moi", in due versioni, E' un tema che si gira e
si aggroviglia intorno, caratterizzato da un bel botta e risposta di piano e vibrafono.
E' l'unica occasione in cui i due, suonando, ricordano per certi versi i dialoghi
fra Chick Corea
e Gary Burton.
Per finire un disco inequivocabilmente "made in Italy" come concezione e come
svolgimento. L'unica incursione al di là dell'oceano è costituita, infatti, da "All
the things you are", ma è un viaggio che ci riporta lo standard in una dimensione
domestica, familiare o universale, se si preferisce.
Gianni B. Montano per Jazzitalia
16/07/2011 | Vittoria Jazz Festival - Music & Cerasuolo Wine: "Alla quarta edizione, il festival di Vittoria si conferma come uno dei più importanti eventi musicali organizzati sul territorio siciliano. La formula prescelta dal direttore artistico è quella di dilatare nel tempo gli incontri musicali, concentrandoli in quattro fine settimana della tarda primavera, valorizzando uno dei quartieri più suggestivi della città, la restaurata Piazza Enriquez, e coinvolgendo, grazie a concerti e jam session notturne, una quantità di pubblico davvero rilevante, composto in parte da giovani e giovanissimi, portatori di un entusiasmo che fa davvero ben sperare sul futuro del jazz, almeno in questa parte della Sicilia." (Vincenzo Fugaldi) |
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Data pubblicazione: 04/12/2010
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