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Non si tratta del solito
piano-trio, ma di un inusuale progetto elettro-acustico .
Dado Moroni suona il pianoforte, il piano elettrico, l'organo Hammond
il contrabbasso e in una take strepitosa usa la propria voce imitando il
trombone. Moriconi suona il contrabbasso, il basso elettrico, il
piccolo bass, Bagnoli suona qui anche le congas. L'unione di questi
poliedrici musicisti ha in qualche modo favorito la nascita di un soggetto
musicale nuovo e stravolgente che farà sicuramente parlare di sé. La
commistione di generi stili e sounds diversi trova qui un equilibrio unico e
personale.
Ricordiamo se mai ce ne fosse bisogno che la levatura dei musicisti é tra le
più brillanti del panorama musicale: Moroni è stato annoverato da Ron Carter
come uno dei suoi pianisti preferiti, Moriconi ha vinto a ripetizione e per
svariati anni concorsi nazionali come miglior bassista, Bagnoli decisamente
in ascesa strepitosa è stato consacrato da tutti i suoi colleghi batteristi
al recente memorial Lucchini come il re delle spazzole e qui da ampia
dimostrazione di sé.
Il trio inoltre ha asserito che questo disco rappresenta per loro
singolarmente una delle migliori performance di sempre. Composizioni
originali del trio e rivisitazioni incredibili di alcuni brani standard. |
Questo
CD è una tempesta di musica che scatena la sua furia per un'ora e dieci minuti.
Sin dall'inizio, questo trio mostra le "unghie" conducendo l'ascoltatore verso
una varietà di esecuzioni che spaziano tra mille colori: swing fast, ballad,
blues, latin ... Dado Moroni cambia spesso strumento: eccellente al piano
acustico, rivela dote e classe anche con l'hammond, col piano elettrico, col
contrabbasso al e...con la voce! E' letteralmente incredibile come riesce
a condurre tema ed improvvisazione di
Oleo
imitando benissimo un trombone
riuscendo a simulare lo strappo dell'attacco, la modulazione della coulisse,
nonchè il timbro. Massimo Moriconi in quanto a versatilità non è nuovo:
spazia con estrema naturalezza tra molti generi e tutte le tipologie di basso
esistente. Ricco show anche per lui culminante in
Assolo disperatamente
in cui si esprime da solo al contrabbasso e
FSR
in cui ci ricorda che non c'è solo Patitucci al mondo!
Stefano Bagnoli non è da meno e non accetta certo il ruolo di gregario ma
si ritaglia le sue parti contribuendo notevolmente all'ottimo risultato finale.
Egregio con le spazzole è impeccabile sulle dinamiche: un grande batterista.
Personalmente la mia nota di merito mi sento di darla a
Love for Sale
eseguita con un arrangiamento
latin assolutamente perfetto: impossibile non farsi coinvolgere da questo ritmo
per tutti i suoi dieci lunghi minuti. Tutti e tre eseguono i loro soli di
notevole fattura.
La gioia di fare musica è evidente e l'affiatamento anche, si inseguono
continuamente rispettandosi e supportandosi a vicenda. Penso che vederli dal
vivo debba essere un'esperienza esaltante.
Marco Losavio
Moroni, Moriconi e Bagnoli, lasciano trasparire il proprio
divertimento e lo trasformano in un'importante risorsa espressiva. I tre
incidono il disco come se si trattasse di uno dei loro concerti: ovvero, una
pura esplosione di gioia, di interplay, di ironici punti di vista; mentre Moroni
si alterna al piano, all'Hammond, al contrabbasso e allo scat, dimostrandosi
improvvisatore vocale di vaglia. Il bassista romano, a sua volta, si alterna tra
lo strumento acustico, quello elettrico e il piccolo bass, mentre Bagnoli, il
più ortodosso dei tre, si ritaglia un esilarante siparietto per sole spazzole (Brushes,
appunto). Certo, non bisogna aspettarsi l'album più concettuale della storia, ma
il divertimento è assicurato e i tre raggiungono livelli di perizia tecnica di
livello assoluto. Commisurato a tali premesse, il repertorio indugia su (pochi)
originali e standard di grande diffusione (So What, trasfigurata da un
improbabile groove, Oleo, Love For Sale). Da abbinare a una buona
birra. Ben fredda, possibilmente.
Vincenzo Martorella -
Jazzit - aprile 2003
Settanta minuti di musica, cinque composizioni originali, otto
standard più o meno noti del jazz storico, tre musicisti provenienti dalle più
disparate esperienze artistiche. Questo in sintesi l'esordio discografico del
Super Star Triok (Dado Moroni, Massimo Moriconi e Stefano
Bagnoli), formazione in vena di esporre con maestria, ma senza
forzarne i termini, ipotesi alquanto singolari di una poliedrica vena creativa.
Tutto si svolge lungo un'evidente atmosfera di divertimento. Basti ascoltare
Moroni abbandonare per un attimo il pianoforte e cimentarsi nella riuscitissima
imitazione vocale di un trombone sulla rollinsiana Oleo,
o districarsi al contrabbasso con proverbiale inaspettata disinvoltura su un
brano di Ray
Brown (FSR),
maestro e amico personale di Dado, recentemente scomparso. Sul versante
specificatamente pianistico, Moroni esplode sin dai primi secondi di
What Is This Thing
Called Love, dove
l'interplay gioca un ruolo decisivo nell'esporre a lungo il tema (nascosto, ma
che poi finalmente arriva), e sommerso da un'accattivante energia. Dal canto suo
Moriconi si esibisce non solo al contrabbasso ma sorprende e coinvolge quando
imbraccia il basso piccolo di stanleyclarkeana memoria: dialogando, disquisendo
e sciorinando tutta la verve del musicista di razza (provate a leggere la sua
interminabile biografia). Proseguendo nella play list, un brano come
Humanity,
pur ricordando certe sonorità settantine, ammorbidisce invece – e di molto – la
tensione viscerale dell'apertura. Ma niente paura: a (ri)emerge, con un suond
fluido e intrigante ci pensa la granitica versione di So What, basata su un coinvolgente pedale funky,
tappeto ideale per il solo aeriforme di Moroni ma soprattutto dell'incisivo e
calibrato Bagnoli. È un drummer quest'ultimo, dotato di swing da vendere e
maestro intelligente delle spazzole (si ascolti ad esempio la dinoccolata,
ipnotica cover di You've
Changed),
rispettosissimo della tradizione, nell'episodio solitario di Brushes. Bop e traditional, jazz elettrico, blues e
ritmi latini (intrigante la lunghissima versione di Love For Sale) convivono in un cd tanto strano quanto gradevole e
giocoso. Gianmichele
Taormina
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Data pubblicazione: 21/06/2003
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