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Videoradio VRCD0489 2003

Stefano Bagnoli - Brushtime trio
Around Satchmo

1. Dardanella
2. Royal garden blues
3. Rockin' chair
4. Hello Dolly

5. Jazz me blues

6. When it's sleepy time down South
7. Rosetta
8. Do you know what it means to miss New Orleans?
9. Shine
10. A Barret Deems
11. When the Saints go marchin' in

Stefano Bagnoli drums
Mauro Negri
tenor sax
Marco Micheli
double bass

 



Via Giovanni da Udine 34
20156 Milano - Italia
Tel.(+39) 02 38093284/5
E-Mail: videoradio@tiscali.it
Web Site: www.videoradio.org

"…Ed ora signori e signore, abbiamo il piacere di presentarvi il grande Louis Armstrong"

Frase riferita al concerto del famoso trombettista di New Orleans del 1955 in teatro a Milano, per rendere omaggio ad Armstrong ed alle storiche formazioni milanesi "Milan College" e "Lambro" che per anni proposero al pubblico molti brani del trombettista.

Bagnoli raccoglie l'eredità dell'inventore dello scat e delle formazioni combo che hanno interpretato brani appartenenti alla storia del Jazz, attinge dalla tradizione e dalle generazioni che gli hanno confidato il fascino ed il sound di una musica evergreen rileggendo in chiave moderna alcuni suoi cavalli di battaglia; una dichiarata stima che uno dei batteristi italiani più apprezzati a livello internazionale, esprime in maniera personale e moderna confidando nell'estro e nelle doti dei musicisti del Brushtime trio.

Stefano Bagnoli è leader del trio e soprannominato Brushman per l'innato e virtuoso uso delle spazzole, con lui altri due giovani musicisti che vantano numerose e rilevanti collaborazioni a livello internazionale: il sassofonista Mauro Negri ed il contrabbassista Marco Micheli.

L'esecuzione in trio consente una chiara lettura degli strumenti e dei singoli virtuosismi, l'assenza però di un partner negli assoli o di uno strumento in grado di produrre accordi rende a volte faticoso l'ascolto. C'è da dire comunque che molti dei brani proposti hanno una struttura abbastanza agevole da seguire con il solo supporto del contrabbasso di Micheli il quale, tra l'altro, sostiene l'armonia con note profonde, ottimo sustain e rigorosa precisione.

Si evidenzia in particolare l'estro, oramai noto, di Bagnoli e la capacità di trascinare tutto il trio in originali evoluzioni ritmiche. Negri si accomoda quindi su una base ritmica affidabile, esegue la melodia e si esprime con inventiva negli assoli esibendo fraseggi a volte volutamente spigolosi troncando le note finali, o molto soft in delicate armonie in cui il timbro grave del tenore richiama alla tradizione.

Durante l'ascolto, si notano gli interventi sulla matrice ritmica dei brani; un'originale "Hello Dolly", introdotta dai tamburi di Bagnoli scorre con naturalezza in una piacevole versione slow; in "When it's sleepy time down south" traspare il sound più emotivo e melodico di Negri, e Micheli con il suo assolo, crea un'apprezzabile pausa concedendo respiro all'azione solistica del sax.

"Jazz me blues" inizia sulle note di una melodia molto conosciuta e si sviluppa su base ritmica crescente in cui l'evoluzione di Negri diventa più complessa; si notano un buon supporto interlocutorio del contrabbasso e l'assolo di Bagnoli.

"A Barrett Deems", di Bagnoli, è dedicata al "più veloce batterista del mondo". Così era apostrofato Barrett Deems, batterista di Armstrong nel periodo '54-'58. Il brano è basato su una struttura in cui gli strumenti assumono le sembianze ritmiche e percussive della batteria.

Una versione ironica di "When the saints go marchin'in" chiude la sequenza degli undici brani dedicati al grande Satchmo.

Un progetto certo ambizioso, come lo sono tutti i tributi, ma intelligentemente basato su aspetti che non portano l'ascoltatore ad un paragone ne' con altri lavori ne' tantomeno con Armstrong stesso. La peculiarità principale è nel ritmo insito in questi brani e in come una voce solista riesca ad incastrarsi senza la scansione dell'armonia mediante l'uso di accordi sfruttando quindi ogni possibilità di interplay. Il fraseggio stesso di Negri, infatti, "gioca" molto più con varie figurazioni ritmiche piuttosto che con schemi armonici che sarebbero stati, su questi brani, senza dubbio più scontati.
Franco Donaggio per Jazzitalia






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Data pubblicazione: 05/07/2004

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