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Kurt Elling
Blue Note Milano - 3 agosto 2003
di Eva Simontacchi
Foto: Pino Ninfa - Eva Simontacchi e Benedetta Casagrande
Kurt Elling e Eva Simontacchi
Arriviamo alle 20:00, ed entriamo puntuali nella fresca sala del Blue Note in questa pesante calura estiva milanese. E' un vero sollievo. Ci accomodiamo a un tavolo proprio di fianco al palco, e ordiniamo la cena.
Essendo l'ultima serata prima della chiusura estiva non pensavo di trovare un menù così vario ed allettante anche stasera, ma è proprio così… La cena è, come sempre, squisita e il servizio ottimo. La serata inizia bene. Si respira, durante la cena, un'aria di attesa compita, ma siamo tutti un po' eccitati all'idea di essere così prossimi all'ascolto di ciò che ci vorrà offrire
Kurt Elling, cantante, compositore e paroliere di grande talento. Ho ascoltato i suoi cd, e non vedo l'ora di sentirlo live, e possibilmente di avere anche un assaggio del suo leggendario "vocalese" dal vivo. Tutti i suoi cd su etichetta Blue Note sono stati nominati per il Grammy Award.
Terminiamo la cena, e dopo alcuni minuti comincia a crearsi l'atmosfera di inizio concerto. Il pubblico è attento, mentre sul palco arrivano
Laurence Hobgood (piano), Rob Aster (contrabbasso) e Frank Parker Jr.
(batteria). E parte subito il primo brano strumentale che si intitola " Window Man", una "original composition", come sottolinea
Kurt Elling quando si presenta al pubblico del Blue Note dopo avere cantato il secondo brano "For Sentimental Reasons" in modo superbo. In effetti è molto difficile poter
spiegare la bellezza e la fluidità di questa sua esecuzione senza cadere nel
banale. E' sciolto, e canta, con apparente semplicità, note da brivido.
Si presenta in italiano (leggendo da qualche appunto preso su un foglio che ha in mano), e ringrazia il pubblico per essere lì con lui invece che essere al mare a godersi le vacanze.
Il terzo pezzo della serata è " Easy Living", bellissimo brano in cui Kurt ci regala delle carezzevoli note lunghe accompagnato da un grandioso
Hobgood al pianoforte, che esegue uno splendido solo dopo il primo chorus. Rientra Kurt, terminando il brano su un
do acuto flautato e lunghissimo. Grandi applausi da
parte del pubblico per questo brano.
Inizia il quarto brano con il contrabbasso di Rob Amster che crea subito atmosfera. Si tratta di " In The Winelight" (musica di William Eaton), tratto dal suo ultimo album "Man In The Air". Il brano originale si intitolava "Winelight",
tratto dall'album "Winelight" (1980) di G. Washington Jr. A un certo punto, inizia a improvvisare con un cocktail di suoni armonici (Tuva) e di scat, imita vari strumenti, insomma fa delle cose incredibili sia a livello ritmico che dinamico. Non ci sono parole per descrivere quello che sta facendo…. E inizia "Man In The Air". I suoi musicisti, tutti di altissimo livello hanno ampio spazio per esprimersi. Ci viene offerto un entusiasmante solo di
Frank Parker Jr. alla batteria, e ascoltiamo anche una lunga parte strumentale. Sul finale
Kurt Elling rientra e termina questo brano di
grande effetto. Per tutto il concerto è sempre rimasto immerso nella musica,
anche quando non cantava. E la sua musica, il suo canto era talmente
affascinante da farmi dimenticare di prendere appunti per la recensione che ora
sto scrivendo...
Il brano successivo è " Tanja Jean", che è possibile ascoltare nel suo album "The Messenger" (1997). Il solo è quello di
Dexter Gordon (1964), e il titolo originale del brano era "Tanya", di
Donald Byrd. A un certo punto rimane solo con il
contrabbasso, e anche qui… si resta affascinati dalla padronanza ritmica,
melodica, dalla semplicità e facilità con le quali Kurt si esprime, facendo
delle cose che per un comune mortale sono quasi impensabili...
Cosa dire di lui? Quando ci sarebbe così tanto da dire si rimane senza parole… Posso solo citare la biografa
Lara Perigrinelli la quale dice che "Elling affronta temi come l'amore, la vita, la miseria e l'instancabile spirito umano cogliendo la loro complessità senza mai cadere nei clichés o nella banalità".
A un certo punto, non so bene cosa sia successo… ero talmente rapita da non essermi resa conto di quando sia finita una cosa e ne sia iniziata un'altra. C'è
Laurence Hobgood che sta suonando il pianoforte, da solo. E' stupefacente. Crea delle atmosfere che ti ipnotizzano, e racconta una storia con le note, con i suoni, con le dinamiche, trasmettendo emozioni e sensazioni chiarissime. Mentre suona, lui è totalmente immerso nella musica. Partecipa con tutto il corpo a ciò che sta esprimendo con le dita sui tasti….
Sopra un sottofondo soft improvvisato da Laurence Hobgood,
Kurt Elling presenta il suo ultimo cd su etichetta Blue Note, attualmente già in vendita nei negozi specializzati.
E l'ultimo brano che ci presenta è " Time To Say Goodbye", testi di
Kurt Elling, musica di Joe Zawinul su una melodia suonata da
Wayne Shorter nell'album "Heavy Weather" (1977) del supergruppo
Weather Report. Ci lascia con questo magnifico brano,
salutando a lungo il pubblico, questa volta in inglese, e presentando i
componenti della sua band.
Ma il pubblico non vuole lasciarlo andare così…. Si iniziano a sentire dei "more!" sempre più insistenti, e alla fine cede, e si ripresenta sul palco con i suoi musicisti.
Ci offre un " Nature Boy" ritmato, dove, dopo il primo
chorus inizia a improvvisare con uno scat che si fa velocissimo e
preciso, senza mai perdere in spontaneità. Termina con un acuto incredibile.
Lo abbiamo ascoltato nel vocalese, nello scat, ha eseguito degli
overtones incredibili, ci ha offerto degli standard rivisitati e dei brani originali arricchiti dei suoi testi.
Applausi, ovazioni da parte del pubblico che finalmente lo lascia
andare. Elling scende dal palco e rimane a disposizione del pubblico, firmando i cd e rispondendo alle domande degli appassionati.
Usciamo soddisfatti, sperando di poterlo riascoltare ancora presto dal vivo. Non è così scontato rimanere affascinati e meravigliati in un mondo in cui la musica a volte diventa un sottofondo, un'abitudine. Stasera penso che tutto il pubblico sia rimasto rapito, estasiato, esattamente come lo sono stata io. Abbiamo ascoltato un grande talento, accompagnato da musicisti di pari livello. Ce ne siamo andati tutti più ricchi
... Grazie Kurt!
Ringrazio Nadia Pazzaglia, amica, collega cantante, grande esperta e ascoltatrice di musica jazz per avermi fornito spunti e informazioni, e mia figlia,
Benedetta Casagrande, per avermi aiutato a scattare le foto. L'unica di Hobgood
venuta bene è sua!
15/11/2009 | I Triad Vibration al Blue Note di Milano: "Una bellissima serata, il sound dei Triad Vibration è coinvolgente, energetico, ipnotico, riporta alle radici...si passa da contaminazioni jungle, tribali, funky, etniche a influenze world music, jazz, latin jazz, blues, e addirittura house." (Eva Simontacchi) |
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Data pubblicazione: 23/08/2003
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