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Tutto comincia per caso, per passione. Alfred Lion e Francis
Wolff, due tedeschi che fuggono dalla Germania a causa dell'avvento di Hitler,
si ritrovano a New York. Gli anni iniziali della Blue Note sono molto duri, il business
è sempre duro e spietato. Produrre dischi in un mercato dove c'erano già competitor
come la Columbia era veramente difficile così loro cercavano di essere presenti
con delle registrazioni che miravano a scoprire nuovi talenti, nuovi suoni. Novità
sulle quali, manco a dirlo, nessuno scommetteva più di tanto. Quelle novità, a volte
erano nomi come Thelonious Monk e Bud Powell, Art Blakey e
Horace Silver...il quale ricorda come Lion e Wolff non abbandonavano
mai un musicista in cui credevano, anche se questo non vendeva a sufficienza.
Alfred e Francis erano attenti ai dettagli, chiamavano gli artisti
e parlavano con loro, stabilivano insieme l'idea, le prove erano pagate pertanto
l'incisione poteva anche ripetersi e questo è uno dei motivi perchè la Blue Note
possiede un gran numero di alternate takes. I dettagli però non erano solo nella
musica ma anche nel packaging, foto incluse. Alcuni dicevano che Lion e
Wolff registravano solo ciò che piaceva loro. Be', hanno fatto bene perchè
il piacere non era vincolato ad un gusto in particolare ma molto più semplicemente
ad un sentimento positivo che avvertivano all'ascolto della musica. Erano onesti
con loro stessi, con i musicisti che gravitavano intorno alla Blue Note e, soprattutto,
con l'ascoltatore che acquistando Blue Note sapeva di acquistare qualità, storia.
Quando Charlie Laurie insieme a Michael Cuscuna ha creato
la Mosaic
prendendo gran parte degli inediti della Blue Note, ricevettero una lettera. Era
Alfred Lion. Come fondatore della Blue Note, Lion chiedeva spiegazioni circa
i diritti...Dopo una risposta chiarificatoria, Lion telefonò e parlò a lungo con
Cuscuna. Laurie descrive quell'animata telefonata come quella tra
un figlio cresciuto che parlava ad un padre mai conosciuto. A Lion è bastato
poco tempo, comunque, per comprendere che le cose dovevano andare avanti e che il
lavoro di Laurie e Cuscuna era quasi una fortuna che ci fosse stato.
Così continuarono le telefonate ma per condividere e scambiare molti pareri, o anche
solo per chiaccherare su Prince piuttosto che sul business delle case discografiche
o anche di medicine, visto che la salute di Alfred non era più delle migliori. Il
tutto avveniva anche in una forma "clandestina" nei riguardi della moglie di Lion,
Ruth, la quale era molto attenta alla salute del marito pertanto cercava
di limitargli lo stress che gli procura l'essere nel mondo del jazz. Ma una passione
vera è irrefrenabile pertanto il tutto colma addirittura in un invito ad un concerto
organizzato da Cuscuna presso la Town Hall di New York che segnò il riavvio
ufficiale della Blue Note. Lion, dopo ventanni, tornò all'interno delle sale
prova dove aveva visto nascere tutti i più grandi musicisti jazz al mondo e quando
alla Town Hall fu accolto con un grandioso entusiasmo, probabilmente comprese lo
spessore di ciò che la Blue Note avesse significato per il mondo del jazz. Dopo
quel concerto ne seguì un altro, in Giappone e anche lì, con grande sorpresa di
Alfred e Ruth, il tripudio fu grande. Purtroppo è stato l'ultimo atto di Lion,
morì nel 1987 e fu sepolto non lontano dalla
tomba di Francis Wolff, grande, vero e unico suo amico.
Wolff, essendo fotografo, trovò naturale fotografare le session per puro
diletto. In breve, però, l'avvento delle copertine, della pubblicità, dell'immagine,
determinò un'importanza strategica e basilare delle foto di Wolff per la Blue note.
Quando la Blue Note fu venduta e Lion si ritirò in Messico (Cuernavaca, lo
stesso posto in cui si ritirò Mingus), Wolff impacchettò in una scatola gigante
migliaia di fotografie e relativi negativi e spedì il tutto a Lion in segno
di una profonda amicizia. La scatola era talmente grande che Lion non l'aprì, la
mise direttamente nella casa degli ospiti. Rimase lì per vent'anni e nell'86
concesse a Cuscuna e Laurie di utilizzare quelle foto per impreziosire
i booklet della Mosaic.
Alfred stesso selezionava le foto e le inviava a Cuscuna e Laurie.
Alla sua morte, la moglie Ruth consegnò tutto direttamente nelle loro mani pregandoli
di cercare un modo per far ottenere a Francis Wolff il giusto alto riconoscimento
che meritava.
Ecco che si arriva a questo libro meraviglioso dove sono percepibili numerosi
dettagli espressivi, di scena, ogni foto ha una profondità impressionante. Gli scatti
di Wolff documentano un periodo di storia di enorme importanza per la musica
jazz. Si va dal '55, quando la Blue Note partecipa
alla definizione del suono dell'hard bop al 1967
quando John Coltrane morì e Miles Davis iniziò il suo cammino
verso la fusion.
Il libro, stampato dalla Rizzoli International Publications, dopo
l'introduzione di Cuscuna e Laurie si dipana con il racconto dell'era
Blue Note, suddivisa in periodi. I grandi nomi entrano in scena uno dopo l'altro
e ritrovi ragazzini talentuosi come Curtis Fuller, Hank Mobley,
Herbie Hancock, Lee Morgan, Horace Silver, Dexter Gordon
...mostrare tutta la loro gioventù ancora ignari di cosa avrebbero "combinato".
Gli aneddoti fluiscono uno nell'altro in un racconto pregno di umanità, le foto,
splendide, assolutamente, scorrono con tutta la loro magia, come fossero animate,
trasformando questo eccellente libro in un film, una storia che racconta uno stile,
unico, irripetibile, lo stile Blue Note.
Un libro-documento che non può - e non deve! - mancare dalla libreria di
chiunque voglia fregiarsi di essere un amante della Musica Jazz.
Marco Losavio per Jazzitalia
Herbie Hancock: "ricordo l'entusiasmo di Francis Wolff e Alfred Lion ad ogni
incisione. Wolff aveva sempre con un sorriso stampato in faccia. La discrezione
di Wolff nel fare foto era tale al punto che diventava uno della band, nessuno ci
faceva caso. Il carattere molto alla mano di Wolff e la forza della sua presenza
erano diventati influenti ai fini del risultato anche se lui rimaneva in secondo
piano. Solo oggi mi rendo conto della grandiosità dei suoi scatti."
15/11/2009 | I Triad Vibration al Blue Note di Milano: "Una bellissima serata, il sound dei Triad Vibration è coinvolgente, energetico, ipnotico, riporta alle radici...si passa da contaminazioni jungle, tribali, funky, etniche a influenze world music, jazz, latin jazz, blues, e addirittura house." (Eva Simontacchi) |
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Data pubblicazione: 19/11/2006
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