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Ci siamo recati al Blue Note per fare l'esperienza della voce di Lalah Hathaway, figlia del leggendario cantante soul
Donny Hathaway scomparso nel 1979, e della cantante classica
Eulaulah. Ha fatto il suo ingresso sulla scena soul e jazz nel 1990 con un album a suo nome. E' stata stilisticamente paragonata a Patti Austin, sebbene la sua voce sia più morbida e profonda. Si è piazzata in cima alle classifiche R&B con il suo primo successo "Heaven Knows", presentando un album solido e variegato. E' stata poi la volta di "A Moment", album che è comunque rimasto meno noto rispetto al suo album di debutto. Incide, collabora o va in tour con artisti quali
Grover Washington, Wayman Tisdale, Al Jarreau, Chaka Khan,
David Sandborn, Dizzie Gillespie, Stevie Wonder, Herbie Hancock,
Burt Bacharach, solo per nominarne alcuni. Nel 1999 esce "The Song Lives On", una raccolta di brani accompagnati al pianoforte da uno straordinario
Joe Sample in cui interpreta brani originali di Sample e alcuni jazz standards. L'album è un successo, e la sua vocalità viene messa in luce in maniera mirabile, dimostrando non solo di essere un'ottima interprete R&B, ma anche una jazzista raffinata dotata di uno stile personale. Ultimamente ha collaborato con i
Take 6 e con Marcus Miller, ed è in fase di ultimazione il suo prossimo album, di cui si prevede l'uscita per l'estate.
La sala del Blue Note è gremita. Si abbassano le luci e salgono sul palco
Chris Parks, al basso, Andrew Sherman, alle tastiere, Todd Snare, alla batteria, e Lalah Hathaway. Dopo avere salutato il pubblico del
Blue Note, attaccano il primo brano: " Smile", in cui si avvertono possenti la presenza di basso e batteria. Il secondo brano in scaletta è "Come Away With Me",
n cui Lalah si
esprime con grande immediatezza emotiva, non prima di essersi sfilata i sandali
dal tacco alto ed essere rimasta a piedi nudi sul palco. Mi è piaciuto questo
gesto, così semplice, così intimo. Si è messa a diretto contatto con la terra,
con il suolo. Mi piace pensare che abbia voluto radicarsi a terra per donare al
pubblico milanese la parte più profonda della sua anima attraverso la voce.
La sua voce è calda ed elegante, e lei trasmette spontaneità, genuinità di intento ed espressione. Il brano è tratto dal suo album "The Song Lives On". Ascoltiamo poi " Flyin' Easy", che ci offre un lungo solo di basso di
Chris Parks, per passare subito dopo alla sua particolare versione di "Summertime", molto evocativa. E'
indubbiamente una giovane cantante ricca di talento e di doti naturali trasmesse
geneticamente dai suoi illustri genitori che ha saputo trovare un suo stile
originale senza dare per nulla l'impressione di essere costruita.
In "Summertime" abbiamo la possibilità di ascoltare dei lunghi momenti solistici di tutti i componenti della band.
A un certo punto, Lalah tenta di coinvolgere il pubblico del
Blue Note a cantare con lei, ma evidentemente stasera non ci sono molti aspiranti cantanti…. E l'esperimento dura poco.
I brani che ci presenta successivamente sono " One Day I'll Fly Away", che canta magistralmente, e "When Your Life Was Low", sempre tratto dall'album "The Song Lives On". Anche questa volta ascoltiamo una Lalah che con la sua fluida intensità riesce a toccare delle corde emotive in ognuno di noi. Il brano successivo è un remake di un famoso brano dei Beatles, "Jealous Guy", riconoscibile sin dalle prime note, sebbene sia stato arrangiato in modo totalmente diverso.
L'ultimo brano della serata è "Fever". Ci salutano dal palco Lalah Hathaway e la sua band, ma il pubblico del
Blue Note insiste per un bis, e ci presentano "Street Life".
Una nota dolente, una sola: e non nei confronti della band o della vocalist, e tanto meno nei confronti del
Blue Note, che prima di ogni concerto gentilmente spiega alla clientela presente in sala come comportarsi durante il concerto.
Questa sera al
Blue Note sono rimasta sorpresa dal fatto che parecchie persone conducessero vivaci conversazioni ai loro tavoli incuranti del disagio che potessero recare a chi era venuto al
Blue Note per ascoltare, e apparentemente incuranti dei sentimenti degli artisti sul palco.
Mi dispiace ma devo dirlo…. Quando un artista si esprime, si sta
mettendo totalmente in gioco, sta mettendo a nudo emozioni e sentimenti
importanti. Sta offrendo tutto il suo vissuto, gioie, dolori, lacrime, ricordi….
al servizio del pubblico. E' un grande gesto d'amore, sia nei confronti della
musica, sia nei confronti del pubblico, e il minimo che si possa fare è prestare
attenzione e ricevere il dono che ci viene offerto, permettendo che le catarsi
si compiano… è un dono che dobbiamo a noi stessi e agli artisti sul palco.
Sono convinta che sentiremo ancora parlare di Lalah Hathaway, specialmente se le verranno proposti dei progetti adeguati alla sua vocalità e al suo stile…Sono rimasta molto soddisfatta della serata, e vale la pena di ascoltarla, questa splendida voce che riesce ad insinuarsi nel nostro animo a volte troppo cerebrale, riportandoci a emozioni e sentimenti più viscerali.
Conto di risentirla in occasione della presentazione del suo prossimo album…ci sono delle ottime premesse.
15/11/2009 | I Triad Vibration al Blue Note di Milano: "Una bellissima serata, il sound dei Triad Vibration è coinvolgente, energetico, ipnotico, riporta alle radici...si passa da contaminazioni jungle, tribali, funky, etniche a influenze world music, jazz, latin jazz, blues, e addirittura house." (Eva Simontacchi) |
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Data pubblicazione: 28/03/2004
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