Jazzitalia - Pete Turner: The Color of Jazz
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The Color of Jazz
Album cover photographs by Pete Turner

144 pagine
Rizzoli International Publications - 2006



300 Park Avenue South, 3rd Floor
New York, NY 10010
(212) 387-3400 -Telephone
(212) 387-3535 - Fax



Il colore ha il potere di trasmettere una sensazione, uno stato emotivo. Un colore riesce a far intendere l'umore e...percepire un suono...un colore può anche quindi essere "ascoltato" e diviene espressione visiva di un qualcosa di "immateriale" come la musica. Se si pensa che i primi tentativi di fondere musica e colore attraverso la costruzione di appositi strumenti in grado di generare colori durante l'esecuzione di note musicali, risale ai primi del '700, non c'è da meravigliarsi che si sia poi approdati ad un qualcosa di più avanzato e cioè all'uso del colore addirittura come mezzo didattico per l'apprendimento della musica stessa. Tra il 1725 e il 1735, il gesuita Louis-Bertrand Castel, presentò il clavecin oculaire (clavicembalo oculare) che mirava a dipingere i suoni in modo che un sordo potesse giudicare la musica attraverso i colori e un cieco potesse giudicare un colore attraverso i suoni. Ma questo è solo il primo di una lunga serie di esperimenti: nel 1877 Bainbridge Bishop presentò un organo che visualizzava luci colorate azionate dal movimento dei martelletti e altri ancora ne seguirono. Dopo gli strumenti, si è passati ai primi tentativi di scrittura della musica associata ai colori: nel 1909 il compositore russo Aleksandr Skrjabin, con il poema sinfonico "Prometeo", scrisse una partitura in cui le note dovevano corrispondere a luci colorate. E così fece Schönberg. Insomma, da molto tempo la tentazione di dare un colore alla musica è sempre stata molto viva fino a diventare, attraverso la fotografia, una costante che diventa la vera e propria rappresentazione visiva della musica in grado di attivare nell'ascoltatore quel fenomeno che va sotto il nome di sinestesia (quando si riesce ad ascoltare musica e vedere colori).

Pete Turner, da questo punto di vista, ha svolto un lavoro davvero sensazionale riuscendo ad immortalare delle incredibili immagini capaci di arrivare fino all'inconscio dell'osservatore scuotendone l'animo e scatenandone immaginazioni prive di limiti. Appena la puntina comincia a produrre la musica del vinile ci si trova dinanzi ad un fenomeno di simbiosi totale: il suono prodotto dagli strumenti, emesso dai musicisti, abbinato alla visione dell'immagine, diviene un tuttuno, una commistione di pensieri, sensazioni che si alimentano vicendevolmente. Sembra che l'uno sia nato in funzione dell'altro. A quel punto, già osservando la copertina di uno dei dischi illustrati da Pete Turner, si può giungere a desumerne il contenuto e, quindi, addirittura a determinarne il feeling verso il proprio gusto. Turner stesso, ammette che ogni fotografia aveva come obiettivo quello di rappresentare "l'azione e il feeling della seduta d'incisione". I colori applicati ad un'immagine sono così dei messaggi subliminali di quanto è presente all'interno del disco stesso e lo si può riscontrare oltre che attraverso l'ascolto della musica, anche semplicemente attraverso la lettura dei titoli degli album e dei brani, il carattere degli artisti. Persino i ritratti, opportunamente filtrati, forniscono una rappresentazione dello stato d'animo dell'artista in quel contesto storico-culturale e del suo approccio alla musica registrata.

Produttori di grande fama del calibro di Creed Taylor, hanno così avuto il fiuto di alimentare questo vero e proprio percorso artistico ottenendo come risultato quello di creare un'identità unica che ha reso il prodotto di case discografiche storiche come A&M, Verve, Impulse, CTI riconoscibile al primo sguardo, oltre che al primo ascolto...

Un gran libro, The Color of Jazz, che riesce a porre in giusta evidenza la bellezza delle immagini di Pete Turner e che stimola il cultore alla ricerca di tutti i dischi ancora non posseduti...Consiglio vivamente l'ascolto di buona musica jazz mentre si sfoglia questo libro che, tra l'altro, è stampato in modo eccellente, su carta patinata, nel formato tipico dei vinili (12"x12") con un risalto delle immagini formidabile.
Marco Losavio per Jazzitalia







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Data pubblicazione: 04/01/2008

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