XVII Festival Internazionale
"Time in Jazz"
Berchidda 11-15 Agosto 2004
di
Fabio Pibiri Foto:
Roberto
Cifarelli
"La Follia", questo era il titolo di quest'anno, follia intesa come imprevedibilità del processo creativo che sta alla base di qualsiasi arte, non solo quella musicale. Ed infatti oltre ad un'immersione totale nel mondo della musica "Jazz", ci si è potuti "tuffare" in varie manifestazioni d'arte contemporanea, che andavano dalla videoproiezione alla fotografia e via discorrendo. Tutti i giorni, dalla mattina fino a notte fonda, si poteva assistere ad un concerto imperdibile.
Uri Caine ha inaugurato il festival con "From Station to Station", svoltosi nell'inconsueto scenario di due stazioni ferroviarie. Mentre il pianista si esibiva all'esterno della stazione di Berchidda, è arrivato un treno che ha trasportato il pubblico-passeggero alla successiva fermata di Oschiri dove già era arrivato
Caine che continuava a suonare. Uno splendido inizio, giusto per stare in tema di Follia! Il nostro ha proposto, rielaborati con fervida inventiva, brani come
Night in Tunisia, Kind Of Blue e non poteva mancare una originale versione di
Take the 'A' Train, ogni tanto accompagnato da un lirico
Fresu al flicorno. Il pianista americano è stato protagonista di altri due spettacoli, il 12 mattina presso il santuario "San Paolo l'Eremita" nel vicino comune di Monti, si è dilettato nel decostruire e ricostruire a suo modo standard e composizioni originali, mettendo in luce il suo pianismo sempre più contemporaneo. Nel pomeriggio del 13 assieme all'amico
Dave Douglas, mettevano in luce il perfetto interplay, la grande capacità improvvisativa e l'incredibile originalità che da sempre li contraddistingue. Il trombettista americano era già salito sul palco la notte prima, in quartetto, col progetto "Vacation Blues", una rivisitazione delle musiche di Herbie Nichols, uno dei pianisti più sottovalutati nella storia del jazz. Ospite il grande, grandissimo trombonista Roswell Rudd. Accanto alle doti tecniche e di improvvisazione di Douglas, il sornione Rudd tira fuori tutto il suo ruvido lirismo, splendido un assolo di quasi 10 minuti dove grazie ad una sordina sconquassata produce un suono incredibile. La ritmica naturalmente superlativa, con uno straordinario
Brad Jones al contrabbasso ed un brillante Barry Altshul alla batteria. Emozionante il bis in ricordo di
Steve Lacy con Bye Bye
di
Monk.
Omar Sosa col suo quintetto ha sviluppato la ricerca che porta avanti ormai da diversi anni, con una word music che pesca dal jazz quanto dalla musica popolare cubana, contaminata da suoni moderni grazie a varie manipolazioni elettroniche utilizzate da lui stesso. Il pianista di origini caraibiche si è esibito anche in solo, in un concerto pomeridiano che a tratti lo ha visto divertirsi a duettare con
Fresu adagiato tra le frasche di un albero.
Anche la musica balcanica non poteva mancare a Berchidda. La mattina del 13, nella chiesetta di "Santa Caterina", il clarinettista Ivo Papasov, in compagnia di Matyo Dobrev Milev al kaval e del fisarmonicista Nesho Neshev ci regalano un risveglio all'insegna della wedding music, con il pubblico entusiasta per le composizioni felicissime suonate dai tre compari. La sera Ivo Papasov & His Wedding Band hanno poi ripreso e concluso il concerto mattutino con l'aggiunta del chitarrista Ateshghan Yuseinov, Vasil Denev alle tastiere e Salif Ali alla batteria. Deliziosa la melodica voce di Maria Karafizieva, moglie del leader, unitasi al gruppo in alcuni brani. Musiche originali e popolari bulgare, macedoni e greche, forse un po' fuori luogo le sonorità prettamente rock della batteria, delle tastiere e della chitarra, che rendevano meno caratteristico l'impasto sonoro della band.
Da ricordare il concerto dell'undici sera, ad Ozieri, nella splendida cornice della Basilica di Sant'Antioco di Bisarcio, Maria Pia De Vito si è unita all'Harmonices Mundi del Dir. Claudio Astronio, dove musica jazz, contemporanea e barocca si sono incontrate per dar vita ad uno spettacolo originale quanto coinvolgente.
E chi meglio poteva impersonificare la follia se non Carlo Actis Dato col suo quartetto "doppio"?! Doppio perché ad accompagnare sul palco i 4 "folli" e bravissimi musicisti c'erano anche quattro bellissime pecore sarde!!! Lo "Strano Concerto Grosso per pecore piccole, grandi mungitori e gruppo continentale" si è svolto tra teatralità e gags organizzate magistralmente da Actis Dato ed i suoi fidi compagni, Piero Ponzo (sassofoni e clarinetto), Enrico Fazio (contrabbasso), Fiorenzo Sordini (batteria). I pezzi, tutti originali, parlano del meridione e dell'africa, jazz folkloristico di alto livello, con il "capo banda" superlativo sia ai sax, baritono e tenore, che al clarinetto basso.
La mattina del
14, presso il museo del vino, il quartetto Visioni Sonore ha presentato l'omonimo album di debutto, un "gustoso" aperitivo impreziosito dalla presenza dell'ospite Riccardo Luppi, apprezzato sassofonista e flautista, che al sax tenore si è prodotto in notevoli assolo di coltraniana potenza. La notte i riflettori si sono accesi su due "mostri" del jazz, Richard Galliano e Michel Portal. Il primo, in setteto, col lavoro "Piazzola Forever",
ha ripercorso in modo fresco ed originale composizioni del grande musicista argentino, da
Oblivion, a
Milonga del Angel, fino ad una stupenda
Libertango. Di tutt'altre sonorità si è potuto godere ascoltando il quartetto di Portal, formato dal contrabbassista Bruno Chevillon, dal batterista Eric Echampard, e da Bojan Zulfikarpasic, al piano e tastiere.
Un ininterrotto scontro-incontro di suoni e melodie, dalle più dolci e costruite fino alle più aspre ed improvvisate, tutti e quattro i componenti hanno potuto dar sfogo alla loro incontenibile inventiva, guidati con grande maestria dalla furia improvvisativa del polistrumentista leader. I due maestri francesi si sono ritrovati la mattina seguente ai piedi del monte Limbara per dar vita ad un concerto in duo dove,
immersi in un
ambiente incantato, hanno dato prova del loro affiatamento frutto di anni di
collaborazione.
Per la serata finale del festival la Vienna Art Orchestra col progetto "Duke Ellington Sound of Love",
ha omaggiato il "Duca" del jazz, con la proposizione di suoi pezzi più o meno famosi, tutti arrangiati sapientemente dal Maestro Mathias Ruegg. Per ogni brano un diverso componente della band diventava solista, stupenda l'esecuzione, con arrangiamenti originali, di
Diminuendo e Crescendo in Blue, con i 27 corus di fila suonati dallo "straripante" sassofonista Klaus Dickbauer. Subito dopo è stata aperta la Piazza per l'inizio della festa finale col suono divertente e divertito della Tiger Dixie Band, che tra un rag-time ed un charleston è riuscita a far ballare e scatenare lo
sterminato pubblico berchiddese.
Non vanno dimenticate le numerose e sempre interessantissime manifestazioni "collaterali" che hanno arricchito il festival durante questi 5 giorni di follia: dai concerti notturni al Museo del vino del giovane gruppo BooBooSeptet, alle numerose mostre video ed audio, allo spettacolo "24 Ore", che ha visto impegnati per un intero giorno di fila l'artista Alex Pinna ed il pianista Peter Waters & Allievi, fino ai pomeriggi passati per le strade del paese a seguire il jazz degli albori della coinvolgente Tiger Dixie Band. Insomma un festival veramente completo, una dolce fatica per chi ha voluto seguirlo dalla prima all'ultima nota. Ancora un "miracolo" compiuto dal Direttore artistico e grande artista Paolo Fresu, che ogni anno, grazie al suo impegno ed a quello di amici e validi collaboratori, riesce a portare il piccolo paese di Berchidda al centro dell'attenzione nazionale.
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Data pubblicazione: 11/12/2004
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