Il "canto mandriano" di Thierry Lang,
dopo due esperienze discografiche localizzate (Lyoba e Lyoba 2, pubblicati,
rispettivamente, dalla Cully nel 2007 e da Neue
Volksmusik nel 2008) esce dalla Confederazione
Elvetica per consegnare al globo la musica scritta dall'abate Joseph Bovet e del
suo degno discepolo Pierre Kaelin, anche insegnante di canto gregoriano. Le composizioni
del monaco di Sàles sono per coro maschile a quattro voci, ruolo che Lang affida
a quattro violoncellisti (tutti uomini, per l'appunto) lasciando al suo trio
drumless il ruolo di cantore dei nuovi stilemi. Suoni che attingono alla musica
classica, studiata e suonata dal pianista di Romont, e al jazz, con particolare
accenti billevansiani, imbevuto in un certo camerismo, mai manieristico.
Le "voci" dei violoncelli espandono la personalissima chiave di lettura
delle monodie di Bovet e Kaelin con sfumature cromatiche anche imprevedibili
che ben aprono agli sprazzi di jazz del trio. E' così ne L'Immortelle de Jean,
con il solido attacco del filicorno di Michel ed il contrabbasso corposamente
melodico, lì a cucire nota dopo nota le moderate improvvisazioni "jarrettiane" del
pregevole pianista; ed anche in Adyu mon bi payi, brano cerchiato da un ipnotico
vamp modale e da un groove inusuale dato dalla percussione degli strumenti che liberano,
complice il filicorno, un suono funk milesdavisiano. Un sound elegante, sempre,
come in Rever, tra archi e pizzicato con tensione jazz o nel contrabbasso
pulsante e swingante di Le Vieux Chalet. Due i brani autografi (A Star
to my father e NAN) che si uniformano al tappeto sonoro
e mettono ancor più in evidenza il personale modo di generare jazz di Lang.
Un album che sorprende ad ogni svolta e che giunge a toccare i tempi ed
i ritmi del tango in Nouthra Dona di Maortsè.
Sorprende Thierry Lang per aver plasmato, con naturalezza quasi
disarmante, la tradizione popolare, la musica eurocolta ed il jazz, senza sottrarre
nulla a nessuna delle tre musiche. Un lavoro da ascoltare con cura ed attenzione
anche per l'ottima qualità della registrazione.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 01/02/2010
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