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Gavino Murgia Megalitico 4et
Endless
Abeat (2017)
1. Per una madre
2. Intro ‘e montes
3. Africa Sky
4. Ferma l'ali
5. Power Play
6. India
7. All Blues
8. Chi ha fatto miaoo?
9. Endless
10. Wild Stories
Gavino Murgia - sassofoni soprano, contralto, tenore, baritono; launeddas; percussioni Luciano Biondini - fisarmonica Michel Godard - tuba; basso elettrico Patrice Heral - batteria; elettronica; percussioni
Via Pasubio, 6 21058 Solbiate Olona
(VA) tel/fax +39 0331 376380
Nome azzeccato come non mai quello che s'acconcia a questo quartetto.
Perché la musica che riesce a sprigionare ha un'onda d'urto pari agli effetti del
rotolare della infinitamente robusta pietra che evoca. Gavino Murgia non è solo
un fuori classe dei sassofoni (tutti, senza alcun cedimento), è anche un compositore
sopraffino, con salde radici da ricercatore di suoni e di melodie avvinghiate alla
storia. E sa anche scegliere i compagni di companatico, attingendoli da un bacino
territoriale ampio e vario, fissando bene le loro straordinarie capacità.
Dieci brani dai quali sceglierne solo alcuni sarebbe un delitto,
perché Endless è un'opera completa che narra una storia musicale, antropologica
dalla romanza d'apertura "Per mia madre" con il romantico zigzagare della
fisarmonica dall'inconfondibile suono di
Luciano Biondini asciugata dal periodare di Murgia, alla successiva –
brevissima – "Intro ‘e montes" che macina un'African groovy e burrosa, prima
di aprire le porte alle rotonde e orchestrali sonorità di "Africa Sky", dove
i tamburi la fanno da padrone. Il bruno e psichedelico basso di Michel Godard dispiega
l'ipnotica "Ferma l'ali", lenta e cadenzata in un pulviscolo di sonorità
sventagliate da un'elettronica delicata. Cambio di passo in "Power Play",
dove la marcata linea melodica-armonica sottolineata da Murgia gioca con la veemente
improvvisazione di Biondini, che restituisce il favore accendendo un assolo del
sassofonista fatto di scalate e glissando ascendenti illuminanti. L'idioma di Murgia
si sposta verso Oriente approdando all'India rivisitata da un folgorante ostinato
orchestrale e da un volume sonoro in salita, nota dopo nota.
C'è spazio per il ritorno al Delta del Mississippi con "All
Blues", con intromissioni extra-sensoriali di rumori elettronici che abbelliscono
il già bel tema. Da un blues che indossa abiti nuovi di zecca alla tempesta swing-balcanica
di "Chi ha fatto miaoo", che si auto-destruttura mercé i colpi di maglio
di Heral. "Endless" recupera i suoni mediterranei coinvolgendoli nelle torride
improvvisazioni di Murgia, che padroneggia suoni e strumenti a piacimento. Venti
mediorientali risuonano nella conclusiva "Wild Stories", sempre intersecati
dal dialetto jazzistico più innovativo, per chiudere il cerchio di un album che
coniuga passato, presente e futuro del jazz. E non solo.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 05/02/2018
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