Tain & The Ebonix featuring
Christian McBride Tokyo, Cotton Club. 18 – 21 dicembre 2007
di Giovanni Greto
Jeff "Tain" Watts, batteria Christian Mcbride, contrabbasso e basso elettrico David Kikoski, pianoforte e tastiere Marcus Strickland, sax tenore e soprano
Salvo poche eccezioni – ci vengono in mente
i Jazz Messengers di Art Blakey – i gruppi guidati da un batterista non accendono
gli entusiasmi. Le composizioni non sono un gran che, il leader tende a sovrastare
i compagni e, alla fin fine, gli appassionati di jazz dimenticano con sollievo queste
formazioni. Magari per non intaccare la propria stima verso qualcuno di tali esponenti,
e qui pensiamo al grande Elvin Jones, pure lui mai del tutto convincente
con i suoi progetti. Tain & The Ebonix ha mantenuto queste premesse. Assistiamo
al primo set del giorno 19, in un locale quasi al completo. Watts, forse
anche per la stazza fisica, è un tipo un po' gigione. L' andamento caracollante
e l'espressione simpatica del volto hanno facile impatto sul pubblico. Il set, che
durerà 82 minuti, compreso il bis, inizia subito con la presentazione del gruppo,
con un riguardo particolare al contrabbassista McBride, anch'egli di misure
fisiche simili a quelle di Watts. Il membro più giovane sembra il sassofonista,
mentre l'unico bianco è il pianista, che ricordiamo in qualità di session man in
diverse incisioni.
Come ci dirà la tour manager alla fine, il programma della serata non
presenta alcun brano tratto dall'album inciso dal gruppo nel dicembre
2006, "Folk's songs",
ma ci sono due pezzi non ancora consegnati ai CD. In ordine di esecuzione, il primo,
"Brekky with Drecky", scritto da Watts
per Michael
Brecker e il quinto, "The return of the Jitney
man". La musica che si ascolta ha l'impronta dell'hard bop con qualche
scansione funky. Tutti si impegnano con serietà ma il risultato non va oltre una
benevola sufficienza. Non ci sono sorprese. Ogni brano dopo l'esposizione del tema,
lascia partire gli assolo: dapprima il fiato, poi il piano, quindi il basso ed eventualmente
la batteria. Gradevoli, comunque, i fraseggi di McBride, che tendono a privilegiare
la melodia al tecnicismo. Il più espressivo, forse, è il giovane Strickland,
che ben si comporta sia al tenore che al soprano.
Il leader, pur non riservandosi soverchi assolo – ad eccezione della lunga
performance in chiusura di "The Impaler"-, che
aprirà a "Steepian faith", l'unico brano non
di Watts, ma di Kenny Kirkland, ha un accompagnamento molto appesantito,
raramente pulito. Tecnicamente il 4/4 è mantenuto secondo lo stile di Elvin Jones,
quindi spesso terzinato, senza raggiungere quel calore nella timbrica dei tamburi
e quella cristallinità nei piatti, nessuno dei quali, a differenza di Elvin, è stato
rivettato. Il pezzo che ha più scaldato la platea, qui come altrove generosa verso
i virtuosismi, è stato forse il bis, "Blutain",
un semplice blues, nel quale i due leader si scambiano, apparentemente divertendosi,
dei lunghissimi breaks, sovente di 12 misure ciascuno. Watts nei momenti
degli assolo assomiglia ad un treno inarrestabile. E pur grondante di sudore non
sembra sentire la fatica. Continua a sbuffare, felice di percuotere lo strumento
scelto per la propria ispirazione artistica.
Tain & the Ebonix
FOLK'S SONGS CD release
The Cutting Room, New York April 2007
"Samo" composed by Jeff Watts