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Stefano D'anna Quartet
Soundscape
S’ARD, DISTR. EGEA SARDCD0024 (2013)
1. SML
2. Heatwave
3. Passaggio
4. New Two
5. Sa Boxi
6. Soul Town
7. Blues Siete
Stefano D’anna - sax tenore Enrico Bracco - chitarra Matteo Marongiu - contrabbasso Gianrico Manca - batteria
Da un sardo che vive in Sicilia, accompagnato da un chitarrista romano, un contrabbassista
e un batterista anche loro sardi, ci si aspetta un disco carico di colori e influenze
del Mediterraneo. In "Soundscape" ce ne sono, ma parlano con un filo di voce
e si mischiano perfettamente a delle sonorità sciabolanti, ironiche e rocciose.
A cominciare dalla lunga "SML", che apre il disco, dove confluiscono tutti
i rivoli della storia del jazz: lo swing dal passo volutamente incerto di Manca
sul quale D'Anna e soci costruiscono ponteggi di avanguardia lirica, linguaggio
bop e geniali soluzioni modali. Marongiu è consistente, poderoso e tiene le note
larghe amplificando lo spettro sonoro di Bracco, dalla lucente varietà di tocco.
La naturalezza di espressione nella costruzione del discorso improvvisativo di D'Anna,
la sua illuminante fluidità d'esecuzione dalla gamma sonora imprevedibile, dagli
intervalli distesi che manifestano libertà tonale, conferisce un carattere piacevolmente
nervoso a "Heatwave", dagli accenti soulful-bop.
Il sassofonista mette la sua firma su tutti i sette brani ed è un sigillo fiammante,
torrido in ogni anfratto, come in "Passaggio", up-tempo dove Bracco e Marongiu
si ritagliano uno spazio rincorrendosi e punzecchiandosi a velocità sostenuta, mentre
Manca infiocchetta il tutto con un timing preciso e un driving geniale.
Non manca la ballad, "New Two", issata su una impalcatura di suoni ricca di
contrasti e sfumature anche gioiosamente scontrose; e così anche nella carezzevole
"Sa Boxi", un mid-tempo cantabile, dalla quale D'Anna riesce a tirare fuori
meravigliose soluzioni armoniche e timbri sempre in contrasto e una punteggiatura
originale.
Il quartetto funziona a meraviglia e il divertimento è assicurato, quanto lo è stato
il loro, perché qui traspare a chiare lettere che i quattro si sono divertiti a
dare voce a un sound che non ha tempo e non ha confini.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 25/01/2014
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