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Matteo Marangiu
Open Letter To Mingus
doppia i (2013)
1. Dear Angel
2. I giorni dell'abbandono
3. Sig...
4. Noise Jazz
5. Mea cupla
6. Scarlett
7. Subway
Daniele Pasini - flauto Stefano D'anna - sax tenore e soprano Alessandro Di Liberto - pianoforte (tracce 2, 3, 5, 6) Matteo Marongiu - contrabbasso Roberto Migoni - Batteria e percussioni Simone Floris - clarino e clarinetto basso Mauro Piras - trombone Elsa Paglietti - 1° violino Simone Oro - 2° violino Angela Zienko - viola Gianluca Pischedda - violoncello Sebastiano Meloni - pianoforte
Questo disco dedicato a Mingus, una lettera aperta, si configura come una vera e
propria dichiarazione d'intenti oltre che d'affetto e di stima smisurata, da parte
di Marongiu, verso il compositore di Nogales. Il cd è formato da sette brani originali
a loro volta dedicati ad altrettanti personaggi, non necessariamente collegati con
la musica. Siamo di fronte, quindi, per usare un paragone con la matematica, ad
una sorta di grande insieme, denominato "a Mingus", l'idolo venerato, suddiviso
in tanti sottoinsiemi, ognuno contraddistinto da un motivo ispiratore differente.
Nell'album si alternano le formazioni. Si passa dal trio al quartetto, a una piccola
orchestra di dodici elementi. D'altra parte il bassista afroamericano ha lavorato
in molte situazioni diverse, arrivando a produrre autentiche gemme in tutte le combinazioni
possibili.
"Dear Nagel" reca al di sotto la scritta "To Lucio Battisti" ed è, forse il pezzo
migliore del disco. E' inciso in trio e vede il flauto acuminato di Pasini ergersi
a protagonista su una base molto black, ripetitiva e ipnotica.
"I giorni dell'abbandono"(To Chiara), dopo un inizio destrutturato, palesa un tema
melodico, su cui si impone in particolare il solo del sax soprano di
Stefano D'Anna.
Qui, però, il tono è abbastanza calligrafico. Siamo lontani dalla violenza, dall'agitazione
degli ensemble mingusiani.
"Sig…." (To Nonno Sigfrido) si presenta, in sintesi, come una sequenza di assoli
su parti ben arrangiate. Prevale l'estro improvvisativo su una base, comunque, organizzata.
"Noise jazz" (To Jaco
Pastorius) celebra l'incontro fra gli archi, usati come sfondo timbrico
inconsueto e le voci guizzanti, ondulate di sax e flauto, mentre il pianoforte commenta
il tutto con un fraseggio trattenuto, sospeso.
"Meaculpa"(To Steve Coleman) è piena di suoni ispidi, metropolitani, di scansioni
ritmiche derivate dal modello M-Base.
Daniele Pasini
è particolarmente espressivo, in questo caso, al flauto ipersoffiato.
"Scarlett" (To Nola Rìce, personaggio di un film di Woody Allen) è il brano sentimentale
del cd e ha un andamento in stile modern mainstream piuttosto liscio, quasi
scontato. E' la traccia meno convincente dell'opera, poiché non graffia e neppure
si eleva dal livello di una corretta esposizione del tema e dal lancio di assoli
altrettanto irreprensibili, ma non geniali.
"Subway" (To Massimo Spano) è solare e serba profumi mediterranei al suo
interno. Poggia su un tema semplice e accattivante sviluppato con cura e proprietà
di linguaggio dal trio artefice dell'incisione.
"Open letter to Mingus" complessivamente è un'opera curata, progettuale e rivela le buone
capacità di bandleader del musicista sardo. Non tutte le tracce sono dello stesso
livello. A volte il tentativo di svolgere il compito intrapreso sempre in bella
scrittura tarpa le ali a possibili sconfinamenti, fuoriuscite dal percorso definito.
Limita, a conti fatti, la spontaneità, l'immediatezza dell'improvvisazione a briglia
sciolta dei solisti radunati per la registrazione.
Gianni Montano per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 15/04/2014
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