Alla posizione quattro del suo secondo cd il chitarrista romano
Enrico Bracco
parla di "scarabocchi". Ascoltando la traccia, densa di un arpeggio raffinato e
di ottima tenuta tecnica, si ha la sensazione della profondità che solo gli scarabocchi
sanno dare: piccoli tocchi di linee e colori, indefiniti per statuto, frutto di
impazienza, attesa, noia o semplicemente dell'essere liberamente artisti, come un
bambino che ha foglio e pennarello davanti a sè. Non si hanno la rigidezza del disegno,
certo non si ha neppure un'opera d'arte in molti casi, ma si può cogliere la freschezza
della prospettiva di osservazione.
Enrico Bracco
compone nove delle dieci tracce di Tjololo proprio
con questa spontaneità espressiva. Non mancano naturalmente passaggi articolati,
citazioni ricche di studio e tradizione, sonorità di forte reminescenza "cool" ma
tutto il disco è permeato di giovinezza jazzistica.
L'introduzione di ogni traccia è lasciate ai sax di Daniele Tittarelli
che distendono tonalità e atmosfere su cui Lussu al pianoforte e lo stesso
Bracco
improvvisano. Da sottolineare in particole l'elegante assolo di Lussu in
Flower picture 1 capace di dar forza espressiva
all'intero brano, ma anche il contrabbasso di Stefano Nunzi particolarmente
presente in apertura di Gli scarabocchi di Abi.
Il quintetto di
Bracco
- lo completano Armando Sciommeri e Andrea Nunzi alla batteria - ha
una conduzione sempre corale e lineare, procede intensificando l'interplay in un
buon dialogo musicale rendendo i primi schizzi di colore un mosaico ricco di precisione
e luce, dalle tinte forti e cangianti, opera di un giovane compositore ricco di
ottimi strumenti.
Alessandro Armando per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 07/07/2007
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