Un cestello colmo di idee felici, di suoni, di colori, di forme e di profumi
diversi.
Una "fortezza rossa" (mutuando il significato arabo del complesso palaziale
di Granada) che il sassofonista e clarinettista romano ha costruito con pazienza
e dovizia di particolari. Il suo vasto vocabolario armonico e le sue molteplici
esperienze sono tutte racchiuse in questo eloquente lavoro. A condividere l'elegante
forziere, vi sono Pietro Lussu al pianoforte che conferma il suo gusto per
un lirismo mai circoscritto ed una tecnica sopraffina,
Marco Loddo
al contrabbasso, dotato di una notevole cavata e di ampio spettro sonoro, Luca
Caponi alla batteria, sempre garbatamente incalzante e la presenza del raffinato
chitarrista svedese Lutte Berg in Maldafrica
e Piccolo Tango.
Un crogiolo di alchimie musicali ben fuse da arrangiamenti vivificanti
che esaltano le differenti radici etniche dei dieci brani che compongono il lavoro.
E così i suoni si dipanano nella musica ebraica esteuropea con
Belz ed in quella mediterranea con
Los Bibillicos, quest'ultima resa ancor più calda
dai fraseggi del tenore del leader.
Il viaggio intrapreso non poteva non toccare le terre d'oltre oceano.
E l'approdo in America è nelle note di Ana Maria,
tributo a
Wayne Shorter, caratterizzato da un trascinante ed emozionante solo
al soprano di Coen.
Le coordinate del viaggio sono prive di vincoli e così i preziosi arredi
arabi dell'Alhambra Andalusa si sostanziano nella ricercatezza degli appunti acustici
della title track.
Roma ad Agosto,
Auteyrac, Lake Song e
Piccolo Tango si muovono all'interno della tradizione
jazzistica europea ben sostenute dalla pienezza del suono che Lussu, brillantemente,
riesce a conferire.
Coen è un regista autorevole, però mai coercitivo nei confronti dei partner
a cui lascia sempre ampia libertà espressiva. Così come in
Maldafrica, lì dove Caponi può rivolgere
il suo personale tributo alla Terra Madre suscitando suggestioni acustiche.
Atlante Sonoro è un progetto iniziato nel 2001,
successivo al percorso che Coen ha intrapreso con il gruppo Klezroym
- che risale al 1995 - una delle formazioni
più importanti di nuova musica ebraica.
Dopo Duende, quindi Alhambra. Linguaggi che si intrecciano
appassionatamente ma con una freschezza espositiva del tutto nuova. E senza mai
cadere in soluzioni aberranti, come fin troppo spesso – purtroppo – accade.
Atlante Sonoro è un percorso, è uno studio, è libertà espressiva del tutto
personale, ma senza stuprare il passato.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 16/06/2007
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