Gabriele Coen è un profondo conoscitore della musica Klezmer e Sefardita, musiche popolari ebraiche che raccolgono le sonorità dell'est europeo e della penisola iberica.
Atlante Sonoro è un progetto nato con l'intento di condividere le esperienze musicali dei singoli musicisti così da creare quel tipo di sinergia in grado di produrre un qualcosa di nuovo… ed il tentativo sembra essere andato a buon fine.
Il leader firma quattro delle dieci composizioni presenti nell'album, ed in tutte risalta chiara l'attenzione data alla melodia. Il suono dolce e penetrante del sax soprano esplora le sonorità più legate alla musica popolare, etnica, incontrandosi dolcemente col pianoforte decisamente jazz di
Lussu, accompagnati e completati egregiamente dalla ritmica di Loddo e
Caponi. In Galut, termine che in lingua yiddish significa diaspora, l'altalenante linea melodica del clarinetto e la sospirata voce di Raffaela Siniscalchi sembrano raccontarci le angosce e le speranze di un popolo in perenne partenza. I brani tradizionali scelti e rielaborati da
Coen ci prendono per mano e ci accompagnano in un lungo viaggio, tra la tradizione Klezmer di Araber Tantz, la danza turca in Karsilama, i suoni della Bulgaria in Grankino Oro. Improvvisa arriva la parentesi boppistica di Streaming, composizione originale dedicata ai grandi maestri afroamericani. Per rimarcare il legame con gli accenti latini di quest'album, si omaggia il grande fisarmonicista
Piazzolla con una interessante versione di Oblivion impreziosita dalla suadente voce di Raffaela Siniscalchi che funge da quinto strumento.
Un album capace di regalare al fruitore diverse emozioni, da ascoltare attentamente per riuscire a cogliere tutte le contaminazioni ed influenze che compongono questo "atlante sonoro" in jazz.
Fabio Pibiri per Jazzitalia