Contaminazioni, culture a confronto. Sprazzi di jazz e delle sue ibridazioni. Le stesse che caratterizzano la label:
LaFrontiera, attenta alle sperimentazioni, alle bas-culture, a quanto di nuovo la musica possa offrire.
La cantante italo tedesca supera con garbo e rispetto i confini del jazz. Il suo progetto
Original Musical Paint nasce a Boston ma si sviluppa con musicisti italiani, tanti musicisti ognuno con il suo bagaglio culturale e con le sue esperienze che si trasfondono in questo album policromo così come i colori che dipingono il viso degli stessi musicisti nel live-set.
Il fremente tessuto improvvisativo contemporaneo della Brandes spazia dal rap di Awakening, sorretto
dal poderoso walking di Marco Siniscalco, al ritmo reaggaeggiante di La-la-la. La sezione ritmica assume un ruolo fondamentale in tutto il lavoro. I cambi ritmici ed armonici e le incursioni in territori complessi si identificano e si accomunano proprio nella ritmica.
Pettirossi alla batteria riesce a calibrare ogni suono e sorreggerlo con estrema naturalezza. Ciò anche quando l'utilizzo dell'elettronica rischia di esasperare e di far perdere le tracce di un percorso intrapreso, così come accade in L'Urlo Romano e in Ice in cremation.
Le sculture armoniche della Brandes richiamano influenze funky e progressive,come in "As if" con degli obbligati di basso molto particolari, e "Haze", con profumi di bossa che danno una maggiore contabilità ai brani.
La carismatica forza vocale e compositiva della Brandes risiede anche nel muoversi tra lingue differenti. Oltre ai linguaggi musicali sicuramente diversi tra loro ma uniti da un arcano sistema di suoni comuni, vi sono divagazioni linguistiche. La grammatica musicale segue l'analisi filologica. Una koinè di suoni e fonemi, di pensieri ed assiomi.
La corposità vocale della Brandes è indiscutibile, mette i brividi quando diventa cavernosa ed ossessiva oppure strepitante. Dr solitude, Hidden e Skipper sono ampi squarci di tale abilità.
Una molteplicità di culture che confluiscono e si dipanano tratteggiando un nuovo modo di teatralizzare la musica.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia