Intervista a Matteo Brancaleoni
settembre 2015
di Laura Scoteroni
Le
esibizioni di Brancaleoni riportano al mondo ormai estinto dei lustrini,
delle showgirls come Lola che vivrà per sempre nel brano ‘Copacabana' di
Barry Manilow, peraltro splendidamente eseguito dal cantante, a quello dei crooners
come Frank
Sinatra, questo grazie alla sua voce chiara, limpida, con bassi non troppo
cupi, come quelli di Sinatra, cerebrale come Bing Crosby, più frizzante di Michael
Bublé. Abbiamo incontrato Brancaleoni in occasione di una esibizione a Bacoli (Na),
scoprendo che dietro il farfallino e lo smoking, c'è una persona che ha la dote
rara di saper interagire con l'altro, come un amico di vecchia data.
Come devo chiamarti: dottor Brancaleoni o maestro Brancaleoni?
No maestro no, perché non sono diplomato in conservatorio, sono laureato in scienze
dello spettacolo, ma chiamami solo Matteo. Pensa la mia tesi era su
Franco Cerri,
il mio zio adottivo, dopo aver collaborato insieme nel corso degli anni. Il rapporto
di amicizia è stato molto più intenso rispetto alle cose che poi abbiamo fatto.
Appartengo a un mondo che è iniziato col jazz, ho fatto il mio primo disco con
Renato
Sellani, poi ho lavorato con Franco.
Come hai fatto ad approcciarti con questi grandi nomi?
Le cose più autentiche per me capitano negli incontri che avvengono nella vita,
preferisco collaborare con qualcuno che conosco, con cui c'è stato qualche cosa,
ad esempio con
Fabrizio Bosso che ho chiamato per il disco nuovo che uscirà, che
si avvicina più ad un easy listening, anche se negli anni ero partito con un disco
‘Just Smile' che era molto più jazz con Cerri, Sellani, mentre ‘New life'
è un disco che strizza molto di più l'occhio al pop. Il jazz rimane sempre a livello
della tua formazione, e a livello di gusto per me, perché è quello che ascolto.
Con Renato
Sellani ci siamo incontrati in una serata dove suonava insieme a Gianni
Basso, proprio vicino a dove abito io, a Saluzzo dove c'era un jazz club, facevano
un tributo a Sinatra. Il direttore artistico che mi conosce mi chiese del materiale
per allestire la sala, sapendo che io ho dischi, manifesti ed una collezione di
memorabilia legata a Sinatra. Quando Sellani è arrivato io lo conoscevo di nome
ma non personalmente, stavo mettendo i poster, lui si mise al piano per provare
ed io canticchiavo, Sellani sentendomi mi disse: ‘Vai un po'avanti' rimanendo sorpreso
e così facemmo un brano. Poi partecipai al Premio
Massimo Urbani
a Camerino e il proprietario dell'etichetta Philology Jazz mi disse che avrei dovuto
fare un disco. L'ho chiesto a Renato con il quale avevamo fatto qualche concerto
durante l'estate, andammo in studio e registrammo. Io ho un ricordo splendido di
Renato, quando penso a lui mi viene molta malinconia ma allo stesso tempo mi viene
un sorriso perchè era un amante della musica e della vita.
Qual è stata la tua formazione musicale?
Ho iniziato ad ascoltare questa musica a nove o dieci anni, grazie a mia nonna che
mi diede una cassetta di
Frank Sinatra
che si chiamava ‘I migliori successi di Frank Sinatra', ascoltavo specialmente
‘New York, New York'. All'epoca avevo una formazione di ascolto legata allo
studio della chitarra classica, al bel canto operistico, ma anche una discreta pronuncia
in inglese perché mio padre mi portava a vedere i film in lingua originale. Poi
ho studiato per la voce verso i diciassette anni con diversi insegnanti di canto,
privatamente. Dopo un percorso di quattro anni presso un istituto civico, ho iniziato
a Cuneo il Conservatorio per il corso di jazz, poi per esigenze di lavoro e di studio
per l'altra laurea ho lasciato, ma ho sempre studiato con insegnanti privati, tutt'ora
studio con Dona Mcroy che ho incontrato alle clinics di Umbria Jazz., cui
sono legato sotto tantissimi aspetti. Ho dei ricordi bellissimi, e torno a Perugia
sempre molto volentieri, dove ci incontriamo con musicisti con i quali abbiamo un
rapporto di amicizia cresciuto negli anni.
Sei definito un crooner perché
canti e interpreti motivi popolari swing statunitensi. Con il cd New Life hai firmato
due brani, quindi hai fatto il salto da interprete ad autore. Come sono andate le
cose? E' una delle tue evoluzioni?
‘New Life' credo sia una normale evoluzione. Il brano ‘New Life' è
un brano molto vecchio, credo che avesse già cinque o sei anni e non avevo mai avuto
il coraggio di tirarlo fuori, anche se lo avevo fatto sentire a qualche persona.
Questo si lega anche al discorso dello studio vocale, un percorso di consapevolezza,
perché con il tempo cambia il modo di ascoltarti e di vedere le cose, per me lo
è stato anche dal punti di vista autorale. L'idea di quel brano era nata cinque
o sei anni fa, è stato lì poi quando l'ho riascoltato ho visto che poteva andare,
anche perchè ognuno di noi ha una identità melodica, che rispecchia il nostro gusto,
come una sorta di anima musicale. Spesso mi capita di avere delle idee scritte a
distanza di uno o due anni, trovando un fraseggio che mi riporta a quanto scritto
precedentemente, così andando ad ascoltare vedo: ‘Ah, è ritornata', ritrovando così
quell'anima musicale che ti appartiene. Il brano è nato un po' da sé, anche il testo,
mentre l'altro brano ‘Secret love' è stato diverso, perché Alex Dherin
mi ha proposto la musica.
Cosa dobbiamo aspettarci dal tuo eclettismo? Forse farai
l'attore?
A me piacerebbe tantissimo, anche perché l'inizio della mia formazione è stata di
carattere teatrale. Ho fatto un musical con la Compagnia del Balletto di Montecarlo,
abbiamo lavorato insieme per uno spettacolo ed è stata una bellissima esperienza.
Credo si chiamasse ‘Musical dream' erano tutte le arie dei musical messe insieme,
quindi c'era ‘Cats', ‘Guys and dolls', ‘Jesus Christ Superstar',
‘Hair'.
Come ti senti ora, quando sei intervistato, ad essere dall'altra
parte del palcoscenico? Oggi ti senti più crooner ? Che fine ha fatto il giornalista?
Per me le interviste sono sempre delle chiacchierate, se c'è una cosa che ho imparato
anche nel mio lavoro di giornalista è che le cose più belle vengono fuori quando
riesci ad instaurare un rapporto, come quando ho intervistato Peter Cincotti
in occasione del disco ‘GoodBye Philadelphia' dove feci domande al di fuori del
disco, perché le notizie del disco si leggono dalla cartella stampa, ma al lettore
vorrei lasciare qualcosa di personale dell'artista, attraverso un dialogo con il
pubblico.
Quali sono i prossimi progetti musicali ?
Un disco in uscita in autunno, che sarà diverso rispetto alle cose che ho fatto
fino ad ora. Rimarrà impregnato di sicuro nel mio mondo di crooner e di certe melodie,
che però ho cercato di ampliare, un disco molto divertente, dove ci siamo molto
divertiti a farlo. Forse per chi mi ha ascoltato prima potrà sembrare più pop. Ci
saranno dei brani miei, spero che vada incontro anche al gusto del pubblico. Ci
sono grandi ospiti, che però tengo ancora il segreto perchè sarà una sorpresona.
27/08/2011 | Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena) |
16/07/2011 | Vittoria Jazz Festival - Music & Cerasuolo Wine: "Alla quarta edizione, il festival di Vittoria si conferma come uno dei più importanti eventi musicali organizzati sul territorio siciliano. La formula prescelta dal direttore artistico è quella di dilatare nel tempo gli incontri musicali, concentrandoli in quattro fine settimana della tarda primavera, valorizzando uno dei quartieri più suggestivi della città, la restaurata Piazza Enriquez, e coinvolgendo, grazie a concerti e jam session notturne, una quantità di pubblico davvero rilevante, composto in parte da giovani e giovanissimi, portatori di un entusiasmo che fa davvero ben sperare sul futuro del jazz, almeno in questa parte della Sicilia." (Vincenzo Fugaldi) |
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Data pubblicazione: 04/10/2015
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