Biografia
Prima di iniziare la documentazione biografica è bene sottolineare che
Franco Cerri
nell'arco della sua carriera attraversa e vive in prima persona tutti i cambiamenti
stilistici che avvengono all'interno della musica jazz. Si evolve e vive da musicista
in mezzo a grandi protagonisti di questo genere musicale. Cresce nell'era dello
swing, approda e si ispira al be-bop, passa attraverso l'hard bop fino ad arrivare
al free jazz (un genere, quest'ultimo, che non lo ha mai ispirato in profondità).
Franco
Cerri nasce nella periferia di Milano il 29 gennaio del
1926 da una famiglia indigente dove non c'era molto
spazio per la cultura. I libri erano considerati un bene di lusso e non vi era molto
tempo da dedicare alla lettura. Fin da giovane deve aiutare la madre Rosa (operaia)
nei lavori di casa perché il padre Mario rimane mutilato e invalido nella guerra
del 1915-1918. Questa situazione socioeconomica ha segnato profondamente la sua
giovinezza [1].
È
negli anni precedenti la seconda guerra mondiale che Cerri comincia ad affacciarsi
nel panorama musicale. I suoi primi contatti con l'ambiente musicale avvennero quando
da bambino frequentava l'oratorio. Durante gli studi alla scuola elementare e media
non ricevette una benché minima preparazione musicale di base: assistette soltanto
una volta ad un'ora di musica durante la quale una maestra tracciò un pentagramma
e vi tracciò le sette note musicali. Delle altre lezioni ricorda che la maestra
faceva cantare una canzone a turno ad un ragazzo e affidava al capoclasse l'incarico
di segnare alla lavagna i nomi di coloro che non cantavano. Nel mentre si svolgeva
questa attività l'insegnante si intratteneva con gli altri colleghi fumando nel
corridoio. (Questo episodio, tra l'altro, ce la dice lunga sul livello dell'educazione
musicale nell'Italia di Mussolini). All'oratorio invece il maestro affidava delle
parti vocali di operette ai ragazzi che dovevano impararle a memoria. Una delle
operette che Franco eseguì è Fior di loto la piccola giapponese.[2] Dopo la terza media non proseguì gli studi, ma trovò un'occupazione come
muratore, poi come fattorino e infine come impiegato. Doveva, infatti, contribuire
all'economia familiare insieme ai suoi due fratelli. Scoprì la chitarra successivamente, quando ascoltò un suo vicino di casa
che si accompagnava con questo strumento mentre cantava stornelli in DO maggiore.
Un simile strumento, che per essere suonato veniva abbracciato, gli risultò subito
molto familiare. Aveva circa 16 anni ma non ebbe inizialmente il coraggio di chiedere
ai genitori una chitarra nonostante ne fosse rimasto molto affascinato. Nello stesso
periodo il padre portò a casa una radio e Franco cominciò così ad ascoltare le popolari
orchestre di Angelini e Barzizza. Fino a questo momento non si era
mai ascoltata nessun tipo di musica nella sua casa: non vi erano infatti dischi,
tanto meno il giradischi, e fino a quel momento, come abbiamo visto, non c'era stata
neppure la radio. Ricorda che una delle prime formazioni che ascoltò fu appunto
l'orchestra Angelini che faceva del "jazzino all'italiana"
[3].
Un giorno ascoltò alla radio un solo di trombone di un pezzo suonato dall'orchestra
di Duke Ellington, Tiger Rag, (titolo tradotto in italiano come
Il ruggito della tigre, arrangiato per chitarra da Michele Ortuso, chitarrista
ed arrangiatore dell'orchestra Angelici), e ne rimase profondamente colpito. Questo
episodio mutò il corso della sua vita. Chiese infatti una chitarra al padre che
inizialmente cercò di dissuaderlo dall'idea ritenuta passeggera, ma poi lo accontentò.
Una sera il padre portò a casa una chitarra da 78 lire avvolta in un grande sacchetto
di carta. Franco rimase stupefatto dell'accaduto e si attivò senza indugi per poter
imparare qualcosa sul nuovo strumento. Nonostante i propri sforzi, quella sera non
riuscì a suonare nulla, nonostante il padre lo esortasse ad eseguire qualcosa lì
per lì [4]. Ovviamente non sarebbe stato possibile
nulla di diverso dal momento che era la prima volta che Franco prendeva in mano
uno strumento: questo aneddoto ci fa capire quale fosse la percezione del ruolo
e delle competenze musicali nell'ambiente proletario dell'epoca. Non sapendo da
che parte iniziare Franco acquistò nel negozio dal quale proveniva la chitarra un
metodo. Il testo era stato scritto da Bonizoni, il proprietario del negozio,
ed era un metodo ad uso familiare. Vi erano infatti soltanto alcuni accordi a corde
vuote, in prima posizione (DO, SOL7…).
Franco Cerri
chiamerà poi questi accordi "accordi da parrucchiere" perché un parrucchiere di
Vercelli era solito suonare questi accompagnandosi con la chitarra tra un cliente
e l'altro [5].
Nel
1944 Cerri riesce ad evitare il servizio di
leva grazie ad un burocrate fascista che lo aiuta adducendo la sua inabilità nel
nuoto [6]. Non entra così in marina e inizia
la sua avventura chitarristica. Studia completamente da autodidatta (se possiamo
escludere il primo "metodino") cosa molto frequente in quel periodo nel quale non
vi erano né scuole né libri dai quali apprendere, e costruisce la sua tecnica sulla
base delle sue necessità espressive. Sperimenta da solo le varie diteggiature e
i vari accordi. Incontra alcuni anni dopo aver finito la scuola il suo vecchio compagno
delle elementari
Giampiero
Boneschi, di un anno più giovane, che nel frattempo aveva iniziato a
suonare il piano. In futuro sarà lo stesso Cerri a presentare
Boneschi
a Kramer e farlo entrare nel suo complesso. I due iniziano a frequentarsi
e Cerri scopre a casa del suo ex compagno il giradischi, iniziando ad ascoltare
dischi jazz all'epoca quasi introvabili [7].
Da alcuni anni, infatti, era stata proibita la loro vendita e diffusione.
Il regime fascista aveva vietato qualsiasi musica che non fosse di origine italiana[8]
e non era possibile reperire dischi di jazz neanche al mercato nero. Nessuno all'epoca
si arrischiava a diffondere questo di tipo di materiale musicale. Grazie alle conoscenze
del suo amico iniziò ad individuare sulla chitarra le tastature delle varie note.
Boneschi
lo aiutò nel localizzare le note suonate al pianoforte sulla tastiera della chitarra.
Iniziarono a suonare brani negli ospedali militari insieme ad una cantante
(di cui Cerri non ricorda il nome) per rallegrare e divertire i feriti, cosa non
molto facile viste le condizioni in cui languivano molti di loro, tra cui alcuni,
come ricorda in un colloquio lo stesso Cerri, ridotti a veri tronchi umani. Non
avevano né braccia né gambe e venivano costantemente imbottiti di morfina. Cerri
suonava completamente ad orecchio e non dava importanza ai nomi delle "cose" che
eseguiva, tanta era la gioia di poter suonare.
Il compito di riuscire ad apprendere delle nozioni musicali era reso ancor
più difficile dal fatto che Franco non aveva nessuno che lo aiutasse o lo istruisse
sul suo strumento. Iniziò nonostante tutto a scoprire gli accordi maggiori, minori
e di settima e cominciò a non usare più le corde a vuoto. Successivamente prese parte a delle trasmissioni radiofoniche dell'EIAR.
Abitava nella periferia di Milano e doveva fare tutti i giorni cinque chilometri
a piedi per arrivare alla radio che si trovava al centro cittadino. Come se non bastasse, le trasmissioni iniziavano alle due di notte, nell'ora
del coprifuoco, e si protraevano per circa un'ora e mezza. Franco aveva un lasciapassare
e durante il tragitto passava davanti a due caserme fasciste e ad un comando tedesco.
Molte volte ha assistito a sparatorie ed inseguimenti in auto tra partigiani e fascisti.
Ricorda che durante queste occasioni cercava di nascondersi al meglio. Anche la
nebbia presente spesso non facilitava le cose. In quei frangenti, avrebbero potuto
tranquillamente scambiare la sua chitarra per un mitra ed ucciderlo. In questo periodo,
nel 1944, contrasse anche l'itterizia: aveva circa diciotto anni
[9]. Nonostante tutte le tensioni e le angosce
che questa situazione comportava Cerri non si perse d'animo e continuò la sua avventura.
Nello stesso periodo l'orchestra Zeme cambiò il chitarrista e Cerri
si ritrovò a sostituirlo, nonostante le sue difficoltà nella lettura delle parti.
Nacque sempre in questi anni, dopo l'entrata delle truppe Americane a Roma, Radio
Tevere [10]. Nelle intenzioni del governo
di Salò la radio doveva apparire come una emittente clandestina fascista a Roma,
mentre in realtà trasmetteva da Milano. A differenza delle altre radio fasciste
"istituzionali", doveva simulare una radio libera e dare informazioni fuorvianti
alle truppe anglo-americane. La musica trasmessa era di conseguenza prevalentemente
afro-americana[11]. Cerri si ritrova così in una emittente radio che trasmetteva
musica jazz, e in questo periodo scopre moltissimi autori dei quali non avrebbe
supposto neppure l'esistenza. Non crede infatti ai propri occhi nel trovarsi per
le mani così tanti dischi di musica jazz. Andava insieme ai suoi amici in tram alla
radio e poi alla fine delle trasmissioni veniva riaccompagnato con la camionetta
dei militari a casa. La radio si trovava in una scuola in periferia per mimetizzarla
e proteggerla da possibili bombardamenti [12].
Oltre alla messa in onda di brani di matrice jazz la radio trasmetteva anche esibizioni
di complessi italiani che eseguivano questo genere musicale. Oltre a Cerri e a
Giampiero
Boneschi suonavano
Gorni Kramer, Claudio Masetti, Enzo Ceragioli (Elio
Lotti si chiamava in realtà Aurelio Codognotto, Sampierdarena) e Tullio Mobiglia.
Eseguivano il classico hot jazz (quello di matrice nera) per lo più strumentale
[13].
Negli
anni seguenti inizia delinearsi il suo stile chitarristico. Le sue prime influenze
chitarristiche inizialmente vennero dall'ambito del be-bop
[14] linguaggio "jazzistico" che, secondo le periodizzazioni più
accreditate, si sviluppa a partire dal 1944
e si protrae fino al 1947, ma caratterizzando
di fatto tutto il cosiddetto jazz moderno. Questo stile è basato quasi totalmente
sull'improvvisazione solistica che segue la breve esposizione tematica spesso all'unisono
ed è caratterizzato da frasi brevi con moltissimi passaggi cromatici e da ritmi
velocissimi. I maggiori esponenti di questo genere sono: Charlie Parker (sassofono),
Dizzy Gillespie (tromba), Thelonious Monk (piano),
Bud Powell
(piano), Kenny Clarke e Max Roach (batteria). La complessità
del be-bop mal si adattava al pubblico che era abituato alle melodie orecchiabili
delle orchestre swing, ma era molto apprezzato dall'audience più attenta. Si ebbe
infatti una netta divisione tra i modernisti che accettarono con entusiasmo la novità
del be-bop e i tradizionalisti che mal si adattarono a questo linguaggio di difficile
comprensione Altre influenze che contribuirono al suono secco e tagliente di Cerri
degli anni ‘50 vengono da Jimmy Raney (chitarra) e Barney Kessel (chitarra)
[15] entrambi provenienti dal be-bop e ispirati
a loro volta dal chitarrista
Charlie Christian
vero e proprio fondatore della chitarra elettrica nel jazz. Christian contribuì
al superamento della chitarra vista come uno strumento prettamente di accompagnamento
e la rese uno strumento anche solistico. Per aumentare il volume del suo strumento
usava l'amplificatore rendendo il volume della chitarra più vicino a quello degli
altri strumenti a fiato [16]. Altri due chitarristi
be-bop che lo colpirono molto furono René Thomas e Tal Farlow [17]. Quest'ultimo ha sempre vissuto una carriera
parallela di musicista e designer pubblicitario. Grazie alle sue mani enormi riusciva
a realizzare sulla chitarra accordi impossibili a molti. Utilizzava anche entrambe
le mani sulla tastiera ottenendo così armonie molto sofisticate
[18]. Successivamente il suono di Cerri acquisisce
sonorità più morbide e pastose di cui sono maggiori esempi i chitarristi Wes
Montgomery (John Leslie Montgomery) e
Jim Hall
(James Stanley Hall) da cui prende spunto [19].
Montgomery e Hall sono infatti considerati i più grandi ispiratori della chitarra
moderna.
Jim Hall
è riuscito a portare a nuovi livelli la chitarra jazz svincolandola dai cliché del
be-bop e aprendo la strada a tendenze più avanzate. E' il fondatore di uno stile
quasi compositivo in cui tutto è importante (pause, timbro, note, dinamica) e nulla
è lasciato al caso. Il suo legato è direttamente ispirato ai fiati ed è riuscito
a svincolare la chitarra solista dal solismo tonale per basarla su altri artifici:
sui cromatismi, sulla ripetizione degli intervalli e sull'alternanza di consonanze
e dissonanze [20]. Anche Wes Montgomery
non è da meno. È una sua caratteristica l'uso del pollice invece del plettro nella
mano destra e l'esecuzione di linee melodiche ad ottave parallele. La sua precoce
scomparsa limita però la sua carriera [21].
Il modo di suonare e lo stile di Cerri sono un'unione e una fusione di tutti questi
fattori e risultano costruiti sui contrasti, sulla successione di segmenti melodici
e sono frutto di un'ispirazione costante mai preparata a tavolino o riempita di
cliché [22].
Una delle esecuzioni musicali come musicista generico vide Cerri in una
commedia insieme al quartetto Cetra prima della fine del secondo conflitto mondiale.
Il quartetto cantava durante degli spettacoli all'Odeon insieme ad un'attrice ungherese. Il suo compito era quello di suonare una melodia alla fisarmonica che gli
fu prestata per l'occasione da un suo amico. Imparò una sola melodia con questo
strumento: doveva infatti darsi da fare in qualche modo per poter tirare avanti
[23]. Si può far risalire l'inizio della sua carriera da professionista al
1945, anno in cui fu ascoltato da
Gorni Kramer mentre suonava al circolo delle bocce con un'orchestrina
da ballo. Kramer (Rivarolo Mantovano, Mantova 1913 – Milano 1995) è stato uno dei
primi solisti jazzistici di fisarmonica; in realtà il suo nome era Kramer e il cognome
Gorni. Direttore d'orchestra e compositore è stato uno dei primi a diffondere la
musica jazz in Italia. Ha suonato nell'arco della sua lunghissima carriera sia in
piccoli complessi che in grandi orchestre [24].
Kramer arrivò tra lo stupore di tutti e chiese se qualcuno dei musicisti conoscesse
dei brani americani. In uno dei giorni seguenti Cerri venne contattato dallo stesso
Kramer che lo incontrò di nuovo mentre stava suonando alla Galleria Vittorio Emanuele
di Milano dove si ritrovavano gli artisti del tempo. Kramer lo chiamò a far parte
della sua orchestra e Cerri accettò con molto entusiasmo e con un filo di meraviglia.
Cominciò così la sua ascesa. Nel 1945 a soli
19 anni esordì nell'orchestra di
Gorni Kramer insieme a Bruno Martelli, Franco Mojoli
e Carlo Zeme. Lo spettacolo si intitolava "Vento del Nord". Questa esperienza
fu molto significativa per lui perché fino a quel momento era stato un autodidatta
che poco sapeva di musica. Kramer era molto esigente e i tempi ristretti con i quali
si lavorava nell'ambiente musicale esigevano da tutti i musicisti del gruppo il
massimo impegno. Cerri collaborò con Kramer per cinque anni. Durante questo periodo
oltre che come chitarrista maturò anche sotto il profilo umano e acquisì anche modi
e comportamenti degli ambienti che non era solito frequentare. Era come lui stesso
si definiva "un ragazzo alla ringhiera" [25].
Abitò nello stesso appartamento di Kramer per lungo tempo e nonostante i tredici
anni che lo separavano dal direttore i due diventarono ottimi amici. Suonò per un
lungo periodo a Santa Margherita al "Capo di Nord-Est" detto "il Covo". Si suonava
fino alle tre di notte poi insieme agli altri componenti della band di Kramer si
andava in bici a Rapallo a mangiare la pizza: l'ultimo (in genere la "maglia nera"
se la conquistava Kramer) che arrivava pagava per tutti. Con gli altri componenti
della band instaurò un bellissimo rapporto di amicizia e fratellanza in cui tutti
i componenti si davano una mano a vicenda durante i momenti difficili. Cerri ricorda
questi anni come un periodo molto bello e positivo della sua vita
[26]. Sempre col gruppo di Kramer incise le
prime sessioni di registrazione nei dischi del Quartetto Cetra.
Dopo questo periodo di rodaggio e gavetta Franco diventò un chitarrista
di altissimo livello nonché uno dei più ricercati dell'epoca. Le sue armonizzazioni,
mai banali e sempre molto ricercate, unite alla sua originalità e alla sua eleganza
nell'esecuzione degli accordi, diventarono il suo marchio di fabbrica. Sono caratteristiche
di questo periodo anche le jam session notturne durante le quali si ritrovavano
i musicisti che dopo il lavoro suonavano insieme improvvisando. Queste sono sempre
state tra le più tipiche caratterizzanti della musica jazz. Gli artisti improvvisavano
su un canovaccio costituito da una canzone nota, da un blues o da una semplice progressione
accordale e sperimentavano per ore e ore [27].
Uno dei classici punti di incontro era la "Taverna Messicana" dove si ritrovavano
quelli che diverranno i capostipiti della musica jazz italiana.
Renato
Sellani (pianoforte), Gianni Basso (sassofono), Dario Valdambrini
(trombone), Gianni Cazzola (batteria), Gil Cuppini (batteria), Enrico
Intra (pianoforte) e molti altri [28].
Nel
1949 Cerri si trova a vivere in prima persona
un'esperienza straordinaria. Accompagna all'Astoria il grande chitarrista manouche
Django Reinhardt (Jean Baptiste Reinhardt) (la sua prima vera influenza chitarristica)
e rimane colpito dalla sua tecnica. Django a causa di un incendio aveva perso l'uso
dell'anulare e del mignolo della mano sinistra ed aveva sviluppato una tecnica personalissima
con le altre due dita. Usava una chitarra Selmer-Maccaferri e eseguiva linee
melodiche a velocità straordinarie nonostante utilizzasse solo due dita. Nel suo
stile si fondono tradizione zigana, folklore europeo e jazz[29]. Suonò con lui e
con Stéphane Grappelli (violino) in un organico che doveva ricalcare l'Hot
Club de France di cui facevano parte anche Beduschi (contrabbasso), Camera
(chitarra) e poi Visani (chitarra). Cerri suonava la parte della seconda
chitarra. Il complesso firmò un contratto con il teatro Astoria di Milano che prevedeva
un ingaggio di due mesi. Sfortunatamente dopo quindici giorni l'idillio finì perché
il pubblico si mostrò annoiato dalla musica jazz [30].
Nonostante il breve periodo Cerri apprese tantissimo da Reinhardt e ancora oggi
lo ricorda come una persona dolce che riusciva poi a trasmettere nella sua musica
questo sua personalità [31]. Nel
1950 ha conosciuto il sassofonista Flavio Ambrodetti
con cui decise di formare un gruppo autonomo, il "Franco
Cerri Quintet" con cui iniziarono ad incidere i primi dischi
e ad esibirsi in tutta Europa. Nel 1954 ha avuto una parentesi come
attore e ballerino lavorando con Renato Rascel nella commedia musicale "Tobia
candida spia". Nel corso di tutti gli anni ‘50 si è trovato al fianco di altri nomi leggendari
della musica jazz. Nel 1955 è partito per la Norvegia e la Svezia dove a suonato
con i maggiori jazzisti di questi paesi. Nel 1957
e nel 1958 si è esibito regolarmente alla Taverna
Messicana di Milano dove si alternava alla chitarra e al contrabbasso. Cerri era
anche molto apprezzato come contrabbassista tanto che il sassofonista contralto
Lee Konitz lo volle con lui per una lunga tournée. Nel
1959 suonò il contrabbasso con il sestetto e
il quartetto del trombettistista
Chet Baker.
Durante questo periodo incide con lui l'LP Chet Baker
With Fifty Italian Strings (jazzland OJC20 492-2). Suonò anche con Gerry
Mulligan (1958-60) il grande saxofonista baritono. Accompagnò Billie Holiday
(una delle cantanti jazz/blues più importanti di sempre) con la quale ha suonato
il contrabbasso al teatro Gerolamo nel 1959.
In questa occasione si trovò al fianco anche Mal Waldron (pianoforte) e
Gene Victory (batteria). Registra nel 1959 e nel
1961 con l'European Jazz All Stars. Ha inoltre
suonato con Dizzy Gillespie, Jean Luc Ponty,
Phil Woods, Johnny Griffin,
Martial Solal,
Buddy Colette (1961),
Phil Woods,
Ray Brown,
Tony Scott
(anni 70), James Moody, Barney Kessel (1970),
Bud Shank, Joe Turner, Franco Ambrosetti (1953-55),
Reggie Johnson, Daniel Humair, Kenny Clarke,
Lee Konitz (1958 tournée),
Tal Farlow, Lou Bennet, Slide Hampton.
Tal Farlow - Franco Cerri - Piero Angela
All'intenso lavoro concertistico si sommò un intenso lavoro di incisioni.
Oltre ai già citati album con
Chet Baker
sono da ricordare i lavori con:
Martial Solal,
George Grunz,
Gorni Kramer, Milt Jackson, Eddie Daniels, Claude
Williamson (1958-60),
Lars Gullin (1958-60),
Daniel Humair, Franco Ambrosetti, Tony Scott,
Buddy Colette[32]. Si trovò come già detto ad accompagnare questi grandi musicisti oltre che
con la chitarra anche con il contrabbasso, che Cerri definisce il suo più grande
amore. Si differenziava molto dagli altri contrabbassisti perché usava diteggiature
proprie dello stile chitarristico e questo faceva si che ne risultasse uno stile
del tutto personale. Musicisti come il grande pianista del Modern Jazz Quartet,
John Lewis, amavano suonare con il
Franco Cerri
contrabbassista. Abbandonò il contrabbasso (iniziato a suonare nel 1948) perché
credeva di non esserne all'altezza nonostante molti musicisti con i quali collaborò
continuarono a sostenere il contrario e nonostante venisse eletto come miglior contrabbassista
italiano per ben due anni nel Referendum dei critici di «Musica Jazz»
[33].
La chitarra ebbe il sopravvento e proprio con questo strumento entrò a
far parte del clan dei jazzmen europei di cui facevano parte agli inizi degli anni
sessanta: Lars Gullin, Daniel Humair, George Gruntz, Franco
Ambrosetti, Dusko Goigovich. Durante gli anni
'50 e '60 svolge
una intensa attività concertistica in molti festival internazionali del jazz
[34]. Salvo un'interruzione nel 1952 Franco
è sempre stato attivissimo in Italia diventando uno dei personaggi più importanti
del panorama jazz del nostro paese, nonché il chitarrista che ha riscontrato il
maggior interesse. È infatti tutt'oggi riconosciuto come il più noto e stimato chitarrista
jazz italiano [35]. Sono più di quarant'anni
che vince il referendum nazionale nella categoria di miglior chitarrista Jazz
[36]. Si è esibito in Scandinavia, Francia,
Olanda, Germania, Svizzera, Belgio, Malta, Montecarlo, e negli Stati Uniti dove
nell'ottobre del 1966 suona per due concerti
alla Philharmonic Hall di New York. Gli fu offerto di restare in America ma i figli
e la moglie Marion erano a Milano ad aspettarlo. Gli impegni familiari lo indussero
a limitare il suo campo di azione[37].
Approdò nell'ambiente televisivo e si fece conoscere al grande pubblico grazie alle
sue indiscutibili capacità comunicative e alla sua innata facilità di rendere le
cose semplici ed immediate. Si presentò infatti ai telespettatori in modo simpatico,
elegante e discreto. Ha collaborato con molte trasmissioni televisive ed è apparso
in più di 750 trasmissioni.
E' stato inoltre conduttore di diversi programmi della Rai: Chitarra,
amore mio (1965), Fine serata da
Franco Cerri(1970), Di jazz in jazz (1978),
Jazz primo amore, Jazz in Italia, Il jazz in Europa e Il jazz Graffiti.
E' stato chiamato anche molte volte come ospite in: Il musichiere e Buone
vacanze. E' in queste occasioni che mette in mostra il suo talento comunicativo
ed è spesso ospite a Il musichiere e Buone Vacanze.
La sua attività di conduttore televisivo e radiofonico si protrae dagli
anni '50 agli anni '70 [38].
Dal 1977 al 1979
è ospite fisso insieme a Nicola Arigliano nel programma Cabaret non Stop!
E' stato anche protagonista in uno spot pubblicitario di un detersivo (BIO PRESTO)
nel quale appare immerso in una vasca da bagno. Lo spot (l'uomo in ammollo) è passato
ormai alla leggenda. Infatti consacra la sua immagine e viene trasmesso per ben
17 anni consecutivi risultando essere una delle pubblicità più longeve di sempre
[39].Nello stesso tempo è anche alla
guida di quintetti e quartetti a suo nome dove lavora con musicisti nuovi talenti
della scena Italiana come il clarinettista e saxofonista
Gianluigi
Trovesi e il batterista Tullio De
Piscopo[40].
Negli
anni Sessanta iniziò a sviluppare anche il lavoro di arrangiamento che lo portò
a riflettere sulla partitura e sul suo stile. Si rese conto di avere una grande
carenza per quanto riguardava la lettura e la relativa scrittura musicale. Iniziò
così a guardare come erano trascritte le partiture dei brani che eseguiva a memoria.
Fece così l'esatto contrario di ciò che si fa di solito (prima si impara a leggere
e poi si suona). Nonostante questo procedimento del tutto originale Cerri apprese
tutte le nozioni che avrebbe usato da quel momento in avanti. La pratica di arrangiamento
da questo momento in poi sarebbe stato sempre una sua parte integrante del suo background
musicale. Ha arrangiato sia per formazioni ridotte (combo) come il suo guitar ensemble
sia per grandi orchestre (big band) [41].
Ha composto melodie molto personali e brani dai titoli stravaganti di solito senza
riferimenti alla sostanza musicale. È solito utilizzare infatti nei titoli dei suoi
pezzi doppi sensi, calembours e giochi linguistici. I brani composti in questi anni
venivano eseguiti nei club o nei teatri. Furono molto poche le opportunità di registrazione
e da questo aspetto ne consegue che la discografia di questi anni è abbastanza ridotta.
Nonostante tutto Cerri continuò nel suo lavoro di arrangiamento e nella creazione
ed affermazione del suo stile personale. Viene coniata la dicitura "alla Cerri"
per identificare il suo personale stile. Berney Kessel ascoltò un suo disco e lo contattò per suonare insieme ma Cerri
inizialmente, non credendosi all'altezza, inventò una serie di scuse per evitare
l'incontro. Alla fine, incalzato dal chitarrista e svelati i suoi timori, che vengono
accolti con simpatia da Kessel, tra i due inizia un rapporto di collaborazione e
stima reciproca che si protrae nel coso degli anni Ottanta
[42].
Iniziò sempre nel 1980 la collaborazione
con uno dei principali "jazzisti" del panorama nazionale, il pianista e compositore
Enrico Intra. Da principio suonò con lui in trio insieme ad un contrabbassista
successivamente in quartetto con l'inclusione di un batterista. Durante lo stesso
periodo inizia un'intensa attività didattica scaturita dalla presa di coscienza
dell'importanza di trasmettere le sue conoscenze ad altri. Fonda insieme all'amico
Enrico Intra l'associazione culturale Musica Oggi. L'associazione Musica
Oggi nasce nel 1986 dall'incontro di
Franco Cerri
con Enrico Intra, e i giornalisti Franco Feyenz e Luca Cerchiari
ed ha lo scopo di diffondere e favorire la musica jazz attraverso seminari, corsi,
concerti, lezioni ed incontri.
Due anni dopo il comune di Milano gli affida la guida dei corsi civici
di musica jazz. Organizza anche molteplici rassegne concertistiche. Tutt'oggi Cerri
è il presidente dell'Associazione sopra citata e ad Enrico Intra è affidata
la direzione dei corsi, assieme al coordinatore Maurizio Franco.
Ha realizzato nel 1982 per il gruppo
editoriale Fabbri in collaborazione con Mario Gangi (chitarra classica/acustica)
un corso di chitarra in sessanta lezioni che è arrivato alla quinta edizione ed
ha raccolto grandissimi consensi di pubblico [43].
Il corso è sviluppato in maniera molto graduale e oltre agli esercizi tecnici vi
sono esercizi di lettura facilitati dalle intavolature. Gli esercizi sono in un
doppio ordine: uno per la chitarra classica e uno per la chitarra elettrica al fine
che le due sezioni proseguano sempre in maniera parallela. Vi sono anche delle parti
che illustrano la storia della chitarra durante il suo sviluppo. Sono anche presenti
numerosi ospiti per illustrare al meglio tutte le tecniche e i diversi stili. Come
se non bastasse, le audio cassette allegate ad ogni fascicolo permettono di ascoltare
tutti i brani e gli esercizi e favorirne la comprensione
[44].
Per la casa editrice Ricordi ha realizzato un metodo jazz in collaborazione
con Paolo Cattaneo e Giovanni Monteforte[45]. In entrambi i metodi traspare la
sua impostazione jazzistica. Cerri nel suo modo di insegnare pone molto in evidenza
l'importanza di cercare di esprimere principalmente le sensazioni che ciascuno ha
dentro. Sostiene infatti che è importante ispirarsi ma è da evitarsi qualsiasi attitudine
plagiaria. Cose altrettanto fondamentali sono l'ascolto e la modificazione idiomatica
degli accordi che accompagnano le varie armonie. Riarmonizza infatti oltre 70 standard
pur mantenendone inalterata la melodia originale. Cerca di rendere più interessanti
gli accordi. Pur essendo stato un autodidatta che non ha mai preso parte ad una
lezione di musica si sforza oggi di far capire ai giovani musicisti l'aspetto essenziale
della didattica e sostiene con ferma convinzione che chi suona oggi da autodidatta
è poco geniale [46].
E' attivo da alcuni anni un suo sito internet [www.francocerri.com]
molto dettagliato e particolareggiato. Recentemente è stato anche attivato un sito
[www.myspace.com/francocerri] in
cui è possibile ascoltare composizioni del maestro e vedere video. Nel
2005 è tornato a Sanremo con Nicola Arigliano
e dopo l'esibizione del pezzo in gara Paolo Bonolis il conduttore dell'edizione
del festival concede al supergruppo che accompagnava Arigliano di sbizzarrirsi in
un fuori programma.
Franco Cerri,
Nicola Arigliano, Gianni Basso e company si sono lanciati in un improvvisazione
del brano "Go Man!" dello stesso Arigliano e questa versione ha mandato in
estasi il pubblico dell'Ariston. La performance è documentata integralmente sul
sito [www.youtube.it]
dove sono presenti anche numerose altre esibizioni del maestro Cerri.
Il 15 novembre del 2005 la provincia
di Milano ha voluto dedicargli per la serie "gente di Milano" un documentario a
testimonianza del suo inarrestabile impegno. Nel video viene raccontata dal maestro
Cerri e da alcuni suoi amici: musicisti, discografici, giornalisti che condividono
o hanno condiviso la sua avventura artistica un pezzo della storia musicale del
nostro paese. Il video intitolato "Il privilegio di essere Franco" è stato presentato
a Milano e dopo la sua proiezione il maestro Cerri ha eseguito dei brani del suo
repertorio accompagnato dal suo Guitar Ensemble (di cui scrive personalmente gli
arrangiamenti). La particolare formazione è composta da: Francesco Moglia,
Marco Naclerio, Mario Pelagatti, Alessandro Usai alle chitarre,
Mattia Magatelli al contrabbasso e Riccardo Tosi alla batteria. Il
18 novembre del 2005 il presidente della Repubblica
Italiana lo nomina Commendatore ordine al merito della Repubblica Italiana.
A Milano il 28 gennaio 2006 si è tenuta
una festa concerto in onore degli ottanta anni di Cerri con tutti i suoi più grandi
amici tra cui: Enrico Rava (tromba), Piero Angela (piano), Nicola Arigliano
(voce), lanciato dallo stesso Cerri, Enrico Intra,
Irio De Paula
(chitarra), Tullio De Piscopo,
Gianluigi
Trovesi e molti altri.
Sempre nel 2006 il giornalista
Vittorio Franchini pubblica un libro con cd allegato intitolato "In punta
di dita" in onore del maestro Cerri. Franchini è attualmente critico del "Corriere
della Sera" e studioso di musica contemporanea americana ed etnologia africana.
Prima di Cerri ha scritto biografie su
Louis Armstrong,
Duke Ellington, Lester Young, George Gerswhin,
Gorni Kramer e numerosi saggi sulla musica africana. Con questo libro
vuole rendere omaggio al grande chitarrista milanese che ha attraversato tutta la
storia del jazz e non solo quello italiano.
Nel 2007 e nel
2008 Cerri ha ripreso la sua attività concertistica
che lo ha visto toccare numerose città italiane.
[1] Comunicazione personale del 20 dicembre 2005, a Milano.
[2] Ibid.
[3] Ibid.
[4] Ibid.
[5] Ibid.
[6] Luca Garlaschelli, Tesina su Franco Cerri, p. 1.
[7] Comunicazione personale, cit.
[8] Luca Cerchiari, jazz e fascismo dalla nascita della radio a Gorni Kramer, Palermo,
L'epos, 2003,p.47.
[9] Comunicazione personale, cit.
[10] Ivi.
[11] Luca Cerchiari, jazz e fascismo dalla nascita della radio a Gorni Kramer, Palermo,
L'epos, 2003, p.168.
[12] Intervista personale rilasciata da Franco Cerri il 20 dicembre 2005 a Milano.
[13] Luca Cerchiari, jazz e fascismo dalla nascita della radio a Gorni Kramer, Palermo,
L'epos, 2003, p.169.
[14] Sito ufficiale www.francocerri.com.
[15] Sito ufficiale www.francocerri.com.
[16] Stefano Tavernese, Grande enciclopedia della chitarra e dei chitarristi, Roma,
Editori riuniti, 2003, p. 123.
[17] Sito ufficiale www.francocerri.com.
[18] Stefano Tavernese, Grande enciclopedia della chitarra e dei chitarristi, Roma,
Editori riuniti, 2003, p. 177.
[19] Sito ufficiale www.francocerri.com.
[20] Stefano Tavernese, Grande enciclopedia della chitarra e dei chitarristi, Roma,
Editori riuniti, 2003, p. 224.
[21] Ibid., p. 355.
[22] Sito ufficiale www.francocerri.com.
[23] Comunicazione personale, cit
[24]. cfr. Barry Kernfeld (a cura di), The New Grove Dictionary of Jazz, II ed.,
2001, Vol, 2, p. 71.
[25] Comunicazione personale, cit
[26] Ivi.
[27]. Cfr. Mark Gridley, Jazz Styles, History and Analysis, Englewood Cliffs, Prentice
Hall, 2003, (8th Edition), pp. 3-28.
[28] Luca Garlaschelli, Tesina su Franco Cerri, p. 3.
[29] Stefano Tavernese, Grande enciclopedia della chitarra e dei chitarristi, Roma,
Editori riuniti, 2003, p. 409.
[30] Franco Cerri e Mario Gangi, Corso di chitarra moderna, Milano, Fabbri Editori,
1982, p.284.
[31] Comunicazione personale cit.
[32] Sito ufficiale www.francocerri.com.
[33] Comunicazione personale, cit.
[34] Franco Cerri e Mario Gangi, Corso di chitarra moderna, Milano, Fabbri Editori,
1982, p.284.
[35] Stefano Tavernese, Grande enciclopedia della chitarra e dei chitarristi, Roma,
Editori riuniti, 2003, p. 540.
[36] Sito ufficiale www.francocerri.com.
[37] Franco Cerri e Mario Gangi, Corso di chitarra moderna, Milano, Fabbri Editori,
1982, p.284.
[38] Sito ufficiale www.francocerri.com
[39] Comunicazione personale, cit.
[40] Sito ufficiale www.francocerri.com
[41] Comunicazione personale, cit.
[42] Ivi.
[43] Sito ufficiale www.francocerri.com
[44] Franco Cerri e Mario Gangi, Corso di chitarra moderna, Milano, Fabbri Editori,
1982, p.8.
[45] Sito ufficiale www.francocerri.com
[46] Comunicazione personale, cit.