Mai come questa volta mi è successo di voler dire "io c'ero". Venerdì, 14 maggio, sono stato invitato dall'Associazione Melodica a fare qualche fotografia prima, durante e dopo il concerto del duo Renato Sellani - Danilo Rea. A me piace il jazz ma non avevo mai assistito a un concerto per due pianoforti e la cosa mi lasciava un po' perplesso. Perplessità che sono svanite appena entrato nel Teatro della Regina di Cattolica poco prima che cominciassero le prove. Posizionati a incastro l'uno di fronte all'altro, i due strumenti senza coperchio erano già da soli uno spettacolo. Mentre preparavo le macchine, uno dei soci mi ha raccontato la storia di questo particolare duo e appena ho visto Sellani e
Rea salire sul palco, salutare tutti e sedersi il più giovane allo Steinway e Sellani al Fazioli, prima ancora che cominciassero a suonare ero già emozionato.
Concerto in acustico con due pianoforti meravigliosi (Steinway modello D e Fazioli F278) e, soprattutto, concerto assolutamente inedito:
Rea e Sellani suonavano insieme per la prima volta! Ma non sembrava: subito un affiatamento particolare con Sellani emozionato come non mai (così mi hanno garantito i soci di Melodica che lo conoscono ormai bene) e
Rea quasi in uno stato di estasi, più o meno lo stesso stato in cui mi
trovavo io dopo le prime note. Perché pensare a due musicisti che si sono sempre
conosciuti e ammirati e sentirli suonare insieme solo quando uno ha ormai 77
anni è veramente qualcosa di emozionante. Ho cominciato a lavorare e, scatto
dopo scatto, mi stavo per così dire "abituando". Ma i soci di Melodica mi hanno
invitato a cena assieme ai musicisti e la situazione è "peggiorata". Sellani era ritornato se stesso e cominciava a sfoderare tutto il suo repertorio di scenette: se rimane per più di due minuti senza attenzioni particolari, mi è stato detto, comincia a raccontare aneddoti e storielle e se non basta si alza e le racconta mimando e recitando.
Rea invece era sempre più tranquillo, solare, raggiante, soddisfatto di tutto quello che stava succedendo. Commentava le scenette di Sellani con un sorriso contagiante e a un certo punto ha raccontato la genesi di quell'incontro così emozionante. Dopo aver amichevolmente definito i soci di Melodica
"una banda di matti" per il coraggio, il calore e la qualità dell'accoglienza e dell'organizzazione, ha detto: "Ammiravo Sellani fin da piccolo. Lo vedevo suonare con le più grandi cantanti della musica leggera e del jazz e volevo diventare come lui. Quando i ragazzi dell'associazione mi hanno telefonato dicendomi che avrei potuto suonare con chi volevo io, ero già emozionato. Renato è il mio mito e non ho avuto esitazioni."
Il concerto è cominciato con pochi minuti di ritardo. Breve presentazione, poi un vero e proprio bagno nel calore del pubblico che, dopo il primo brano, è esploso in un'ovazione di applausi, incitamenti e grida: roba da non credersi, per un concerto di questo tipo. Dapprima quasi sorpreso,
Rea si è lasciato rapire dall'incredibile situazione e ha dato vita a quello che è stato il vero e proprio omaggio, carico di stima e d'affetto,
di un ragazzino al suo mito, di un allievo al suo maestro, di un figlio al proprio padre, corrisposto magicamente da Sellani che come mito, maestro e padre, con altrettanto affetto e altrettanta stima, ha ringraziato il ragazzino, l'allievo e il figlio per l'immenso regalo.
La tensione emotiva era palpabile. Da quella straordinaria coppia apparentemente seduta a un unico, lunghissimo pianoforte con due tastiere trasudava qualcosa di grande e il pubblico partecipava sempre più.
Rea a un cero punto ha smesso di suonare e ha cominciato a tenere il ritmo sul bordo dello Steinway in un ulteriore, straordinario gesto splendidamente corrisposto da Sellani a da tutto il pubblico che alla fine del concerto, anche dopo i bis e i ripetuti inchini,
ha continuato ad applaudire e gridare a lungo per suggellare il successo di una serata fuori dal comune.
Non sono riuscito ad esprimere ciò che ho provato, in queste righe: dopo il concerto siamo tornati a bere e mangiare tutti assieme e posso solo dire che ho provato grandi emozioni, emozioni pure per tutto il tempo. E che ho carpito una frase, forse, che riesce a condensarle in poche parole. Dopo alcuni brani, Davide, il tecnico che ha noleggiato il Fazioli e che lo ha accordato magnificamente insieme allo Steinway, uomo che in vita sua, volente o nolente, ha visto probabilmente più concerti del più esaltato dei jazzofili, ha detto: "Questa sera, sta succedendo qualcosa di eccezionale!"