Rosa, Renato
e l'incontro
Testo di Antonio Forni
Nella vita, capita che gli incontri più fortunati avvengano in maniera
inaspettata e che il destino crei connubi sulla carta improbabili. Spesso, poi,
si scopre che una "strana coppia" lo è solo in apparenza. È questo il caso di
Rosa Emilia e
Renato
Sellani, due anime divise da tutto e unite dal sacro fuoco dell'arte
musicale. Generazioni diverse, radici diverse, percorsi diversi.
Anch'io li incontrai per caso, una decina d'anni fa al Music Empire Jazz
Club di Piazza Affari, a Milano.
L'intensa, ispirata, spontanea dolcezza della voce di lei si posava leggera
sulla tastiera di un piano da lui dominato con magistrale talento.
Cantavano e suonavano la bossa nova.
Quella bossa nova che lui, marchigiano di mare in viaggio tra Roma e Milano,
aveva visto nascere oltre oceano da attento osservatore e già affermato jazzista,
mentre lei era nel grembo della madre, a Bahia.
Quella bossa nova che a lei era cominciata a circolare in corpo negli
anni in cui lui suonava con
Chet Baker
e Gerry Mulligan e che, brasiliana in Italia, aveva poi portato con sé insieme
al resto del suo bagaglio musicale.
Lui elegante, tecnico. Doti naturali mai fini a sé stesse ma messe al
servizio del rigore melodico. Allo stesso tempo intrigante improvvisatore, non limitato
in spazi angusti da regole mai accettate e studi teorici mai troppo amati.
Lei libera, suadente, vera Rosa sbocciata con fioritura spontanea, una
voce perfetta e ammaliatrice che veniva dalla pancia e dal cuore, insieme fonte
di calore e frutto di una brasilianità non gridata ma sempre rivendicata.
Renato sottolineava i voli di Rosa con la stessa naturalezza con cui aveva
accompagnato Billie Holiday e Sarah Vaughan o con cui aveva insegnato
"Volare" a Ella Fitzgerald.
Rosa rispondeva ai ricami di Renato come faceva con le note di
Nelson Angelo o con i versi di Cacaso, immenso poeta che, per una
breve stagione, divise con lei le sue liriche e la sua esistenza.
Entrambi eterei e intensi, profondi e sfumati, gravi e acuti, allegri
e melanconici, vivaci e struggenti.
No, non erano una "strana coppia".
Cantavano e suonavano la bossa nova.
E oggi tornano a farlo, presentando le eterne e preziose perle della collezione
di Antônio Carlos Jobim.
Fu per me un incontro indimenticabile.
Sarà un altro incontro memorabile, per chi avrà l'opportunità di ascoltarli.
Sarà il nuovo incontro, in arte, di due vite.
«Perché la vita, amico, è l'arte dell'incontro»
(Vinicius de Moraes)