Intervista a Fabrizio Bosso
Canicattì (Ag) - settembre 2009
di Cecilia Gaetani
foto di Totò Greco
Chi ascolta solo se stesso, dovrebbe imparare ad ascoltare il jazz. Chi
lo fa già, sa il perché; sa che questo genere musicale insegna ad andare oltre,
libera l'anima, lega a doppio filo chi crea musica e chi la ascolta. Assistere ad
un concerto jazz significa soffrire e gioire insieme ai musicisti, seguire insieme
a loro il "percorso" che viene a crearsi durante l'esibizione di un brano, ed arrivare
fino in fondo, con la consapevolezza che in quel momento è stato raggiunto un obiettivo:
è nata un'emozione. Ed è proprio un incantevole groviglio di emozioni quello che
regala Fabrizio
Bosso durante le sue performances.
Giovane trombettista (oramai uno dei migliori
a livello mondiale) introverso ma allo stesso tempo simpatico, un curriculum alle
spalle impossibile da snocciolare in poche righe, e di un'umiltà disarmante. Le
donne lo adorano, gli uomini lo ammirano. In una delle sue tappe siciliane, quella
di Canicattì, nella splendida location di Palazzo Adamo Bartoccelli ha inchiodato
alla sedia un pubblico in estasi, che ha ascoltato in silenzio religioso un repertorio
di standard interpretati magistralmente da Bosso insieme ad altri tre grandi jazzisti.
Al piano un Riccardo
Zegna più grintoso che mai. Dal suo strumento è saltata fuori la sua
personalità: brillante, loquace. Positivamente polemico,
Zegna
è un paladino delle basi classiche "conoscenza indispensabile per chi vuol fare
jazz", sostiene fermamente. Altro grande dell'ambiente ad accompagnare Bosso
nella serata canicattinese, è stato
Aldo Vigorito,
contrabassista e compositore, animo salernitano, sguardo penetrante, mani da quadro
rinascimentale: semplicemente perfette. Una forza e un'intensità nel suo contrabbasso
che riuscirebbero ad entrare nel cuore di chiunque. E per completare il quartet
ecco il folletto, il ribelle
Mimmo Cafiero
con la sua geniale musicalità, che ha regalato alla soirée un ritmo ricercato e
influenzato dal percussionista che c'è in lui.
Prima
del concerto, dimostrando una disponibilità che non tutti gli artisti concedono,
Fabrizio Bosso
ha parlato di sé e del futuro del jazz.
Iniziamo parlando del tuo nuovo disco registrato con i
"colleghi" dell'High Five Quintet.
E' uscito a giugno e si chiama "Five for Fun",
l'etichetta è la Blue Note. Si tratta di un lavoro che comprende brani composti
da tutti noi. Nel cd sono presenti uno o due pezzi di ciascun componente più alcune
cover. Sta andando molto bene. Ad ottobre uscirà sul mercato nipponico e a novembre
faremo una tournée in Giappone per promuoverlo.
In che modo hai scoperto l'ambiente jazzistico siciliano?
Suonando
in giro si fanno tante conoscenze e chi ti apprezza ti chiama per fare delle serate.
I primi a portarmi in Sicilia sono stati
Giovanni
Mazzarino e
Mimmo Cafiero,
tanti e tanti anni fa. Lavoro anche con
Salvatore
Bonafede, un altro grande pianista palermitano. Negli ultimi anni sono
venuto spesso a suonare con gruppi provenienti dal resto d'Italia, e poi con
Sergio Cammariere
e Mario Biondi.
Vengo in Sicilia almeno 3-4 volte l'anno ed è sempre un piacere tornarci.
Il jazz in Sicilia è un genere poco seguito. Cosa si può
fare per promuoverlo?
Si dovrebbero creare altri jazz club che facciano una programmazione continuativa
e bisognerebbe organizzare più concerti, anche se purtroppo far venire fin qui artisti
di grosso calibro significa dover sostenere costi elevati. Di solito per ovviare
al problema si fanno delle "ospitate", ovvero si invita un grosso artista per farlo
suonare con una band di talenti locali, che in Sicilia sono molti. Questa soluzione
limita le spese e regala musica di ottima qualità; in più può servire a far avvicinare
i giovani a questo genere musicale.
Quali sentimenti soffia
Fabrizio Bosso nella
sua tromba?
E' un misto di sensazioni, dipende anche dal feeling che si riesce a creare con
il pubblico. Nelle varie occasioni si sceglie di suonare un tipo di musica perché
si ha voglia di comunicare determinate cose.
Ti definisci un bopper autentico?
Non mi ritengo un talebano del jazz. Semplicemente adoro la musica di qualità. Mi
piace fare incursioni in tutti gli stili e ascolto tanta musica anche non jazz,
perché ritengo che sia importante ricevere influenze dagli altri mondi musicali
per creare nuovi percorsi.
27/08/2011 | Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena) |
16/07/2011 | Vittoria Jazz Festival - Music & Cerasuolo Wine: "Alla quarta edizione, il festival di Vittoria si conferma come uno dei più importanti eventi musicali organizzati sul territorio siciliano. La formula prescelta dal direttore artistico è quella di dilatare nel tempo gli incontri musicali, concentrandoli in quattro fine settimana della tarda primavera, valorizzando uno dei quartieri più suggestivi della città, la restaurata Piazza Enriquez, e coinvolgendo, grazie a concerti e jam session notturne, una quantità di pubblico davvero rilevante, composto in parte da giovani e giovanissimi, portatori di un entusiasmo che fa davvero ben sperare sul futuro del jazz, almeno in questa parte della Sicilia." (Vincenzo Fugaldi) |
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Data pubblicazione: 25/01/2009
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