Intervista a Javier Girotto
di Elide Di Duca
C'è chi pensa che "l'argentinità" sia contagiosa. Ti
riconosci in questa affermazione? La tua musica è sempre contagiata dalle tue origini?
Confermare questo è difficile perché sarei di parte; a me personalmente contagia
e tanto, per motivi culturali e per il vero amore per la terra dove sono nato e
cresciuto. Da quasi 20 anni ho deciso di suonare la mia musica contaminata con la
cultura Argentina, vasta e ricca di tanta varietà ritmica (si sostiene che il folclore
argentino abbia una varietà di 325 ritmi diversi l'uno dall'altro, oltre al tango).
Devo ammettere, con mia enorme sorpresa, che è da quando sono arrivato in Italia
che mi è entrata dentro questa sorta di "malinconia", di desiderio delle sonorità
con le quali sono cresciuto; in questo momento scrivere e suonare con queste contaminazioni
è quello che più mi emoziona.
Se pensi al panorama jazzistico italiano contemporaneo,
quale è la prima cosa che ti viene in mente?
Che ci sono tantissimi grandi talenti, che il livello
dei musicisti è, secondo me, uno dei migliori al mondo, ma vedo che si rischia poco
nella ricerca di fare nuove cose, s'imita troppo rifacendosi al passato e si creano
poche cose originali e sperimentali. Insomma, pochi progetti vicini al mio gusto
musicale ai miei interessi, appunto per questo ascolto di più cose che provengono
da altri paesi (e non intendo Stati Uniti) come il Sud America, l' Africa, i Paesi
dell' Est, la Spagna, la Francia.
Leggo dal tuo sito che hai impegni professionali da
qui a diversi mesi. Che senso ha per te il viaggio? Che rapporto hai con la partenza
e il ritorno?
Ho molti impegni e questo fa sì che il viaggio sia per me un fatto di abitudine
e di poca sorpresa ed entusiasmo. Quando il concerto è all'estero però, in un paese
in cui non sono mai stato, l'interesse e l'energia salgono fino alle stelle. Concependo
il viaggio in questo modo, si finisce per considerare il ritorno a casa come un
sollievo, come un ritorno alle cose più care.
Quale
è il progetto musicale a cui tieni di più, che ti ha dato più soddisfazione nel
corso degli anni?
Tengo davvero a tutti i progetti che ho realizzato nel corso della mia carriera,
forse però quello che mi ha dato più soddisfazioni, molto probabilmente perché è
stato il più longevo, è quello degli "Aires Tango" che quest' anno compie
15 anni di vita e festeggia i 10 dischi all'attivo. Ogni progetto per me è come
un figlio, "voglio bene" a tutti ed ognuno mi dà emozioni, stimoli diversi ed importanti
che mi aiutano nella crescita personale quotidiana e nella ricerca musicale che
porto avanti.
Una definizione di talento per Javier Girotto.
Non saprei, è difficile dare una definizione in tal senso. Ascolto in giro per
il mondo tanti musicisti molto più talentuosi di me ma forse, se penso a me stesso,
la cosa che mi ha aiutato a differenziarmi è stato il lavoro sul mio suono, la voce
personale nello strumento e gli stili di musica che ho utilizzato nelle mie composizioni.
Potrei dire che il talento è personalità.
Il tuo disco "Latin Mood" realizzato insieme a
Fabrizio Bosso
sta avendo molto successo, anche tra quelli che non sono ascoltatori di musica jazz
nel senso più tradizionale del termine. Da cosa dipende secondo te?
L'intenzione di base è quella di poter arrivare a tutti. Anche la mia tendenza
personale è quella di scrivere e suonare per un pubblico non "colto" musicalmente
parlando, secondo me è la cosa più difficile da realizzare. In "Latin
Mood" la scelta nelle composizioni è stata quella di riproporre i ritmi
e le melodie latine più semplici, quelle che si ricordano immediatamente e che alla
fine ci emozionano di più. Anche l'utilizzo del canto accompagnato dalle parole
va in questa direzione. Inoltre credo che suonare con una certa armonia ed energia
sia il modo migliore per arrivare alla gente comune.
A soli 19 anni vinci una borsa di studio alla Berklee
di Boston. Cosa ti hanno regalato quegli anni? Credi che per un musicista jazz sia
veramente importante avere un'esperienza statunitense? O meglio, una "New York Session"?
Credo che la cosa fondamentale nella vita di un musicista non sia tanto di andare
via dal proprio paese, quanto di riuscire a cavarsela da soli senza l'aiuto di nessuno.
Ti fa conoscere i veri valori della vita, quelli che magari non individui davvero
fino in fondo se c'è sempre qualcuno che pensa per te (i genitori,la famiglia).
Stare fuori di casa da solo ti fa tirare fuori una forza che non avresti mai pensato
di avere. A me personalmente è successo cosi: nessuno mi aiutava a superare i problemi
economici, c'erano giornate nelle quali non avevo neanche da mangiare e questo non
faceva che rinforzare il mio carattere e alimentare gli stimoli per andare avanti
con gli studi e con la musica. L'esperienza all'estero è comunque una cosa che suggerirei
a chiunque, per vivere altre esperienze, avere esperienza di altre culture. Solo
conoscendo ciò che è lontano si conosce ciò che è vicino a noi.
Il clarinetto è stato il tuo primo strumento, è rimasto
anche il tuo "primo amore"?
Direi di no. Sono legato più alla composizione, allo stile, alla ricerca piuttosto
che a un singolo strumento, anche se in questo momento ho dei "prediletti": il sax
soprano e il baritono.
Ti definiresti un erede naturale del tango sotto certi
aspetti? O uno sperimentatore delle tradizioni popolari?
Mi definirei più uno sperimentatore delle tradizioni popolari. Sai, provengo
da Cordoba in Argentina, terra di vero folclore. A Buenos Aires si fa il tango,
come argentino lo suono ma non fa parte delle mie vere radici. Ci sono 2 differenze
musicali in Argentina: tango e folclore. Quando penso al tango di Buenos Aires penso
al cemento, quando penso invece al mio folclore e a quello di tutto il resto del
paese, la mia immaginazione va alla terra, alla campagna.
La domanda di rito: cosa c'è nel futuro musicale di
Javier Girotto?
Ci sono tanti progetti e idee nella mia ricerca musicale: c'è innanzitutto la
collaborazione con
Bosso nel "Latin Mood", il
nuovo disco di canzoni con Peppe Servillo e Mangalavite "Futbol",
ispirato all'omonimo libro sul calcio di Osvaldo Soriano. Ci sono poi dei concerti
latini per sax soprano e orchestra sinfonica e sto preparando un duo con
Gianni
Iorio, un giovane ed originalissimo pianista di Foggia. Ho appena registrato
un disco in duo con il chitarrista
Bebo Ferra
e ad aprile uscirà il 10°disco di "Aires Tango" che celebrerà i 15 anni di
vita di questo progetto. Ho diverse collaborazione all'estero con musicisti stranieri,
soprattutto in Olanda e in Germania. Nel 2010
sono stato invitato dalla WDR Big Band di Colonia per un progetto sul tango
e il jazz insieme a Gary Burton e Marcelo Nisinman. A dicembre farò
un tour in Argentina venuto fuori dalla collaborazione in un disco realizzato a
Buenos Aires insieme a Quique Sinesi, chitarrista, e Martin Bruhn,
percussionista argentino che vive a Madrid. Con questo trio seguirà poi un tour
in Europa e 4 concerti a Roma. Insomma, nel mio futuro, c'è tanta musica.
27/08/2011 | Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena) |
16/07/2011 | Vittoria Jazz Festival - Music & Cerasuolo Wine: "Alla quarta edizione, il festival di Vittoria si conferma come uno dei più importanti eventi musicali organizzati sul territorio siciliano. La formula prescelta dal direttore artistico è quella di dilatare nel tempo gli incontri musicali, concentrandoli in quattro fine settimana della tarda primavera, valorizzando uno dei quartieri più suggestivi della città, la restaurata Piazza Enriquez, e coinvolgendo, grazie a concerti e jam session notturne, una quantità di pubblico davvero rilevante, composto in parte da giovani e giovanissimi, portatori di un entusiasmo che fa davvero ben sperare sul futuro del jazz, almeno in questa parte della Sicilia." (Vincenzo Fugaldi) |
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Data pubblicazione: 13/05/2009
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