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Javier Girotto e Luciano Biondini
Concerti d'estate a Villa Guariglia - Raito di Vietri sul Mare (SA) - 25 luglio 2003
di Olga Chieffi
foto di Francesco Truono
Il pulsare del tempo, lo specchio, la voce dell'anima.
Javier Girotto e Luciano Biondini stregano l'esigente uditorio di Villa Guariglia
Non subisce cedimenti il successo del saxofonista argentino, ovunque accolto calorosamente
La sua musica quale grido intriso di dolore e nostalgia per la sua terra martoriata.
Una notte satura d'estate, l'idea di suono del duo sax e fisarmonica di
Javier Girotto e Luciano Biondini, il loro pensiero ritmico. E' stata affidata a questa particolare formazione la rassegna "Ballads, Bosse, Bands & Bandoneon", angolo dal sapore sudamericano della VI edizione dei "Concerti d'estate" a Villa Guariglia, promossa da
Tonya Willburger, che è andata ben oltre la gabbia dorata dell'idioma e degli stilemi argentini che il pubblico, pur amandoli, si attendeva.
E' arduo definire il suono del sax di
Javier Girotto, satiro danzante, dalla potenza magica e oscura, incarnante il simbolo del manifesto dei
Concerti d'estate 2003: Orfeo, che sovverte le leggi naturali, che sa riconciliare in un'unità i principi opposti su cui sembra reggersi la natura, vita e morte, male e bene, bello e brutto, una forza legata alle potenze del male e del bene, un canto capace di procurare piacere, ma un piacere di natura così particolare da tramutarsi in incantesimo, costringendo tutti gli esseri a seguirlo, come invasati da una potenza superiore, quella della musica, che è suono e ritmo.
Girotto ha fatto coppia con Luciano Biondini e la sua fisarmonica cromatica. Anche qui ci viene incontro il greco, in un termine, che ha in fusa la sua etimologia, soffio e
armonikòs, fusa come fhysis, natura, in una mescolanza simbolica che è alla ricerca del nuovo linguaggio, che integra il mancare con la gioia degli inizi. Un danzare in musica, a cominciare da
Aires tango, brano con cui è iniziato il concerto, che è stato capace di trasportare l'universale prima del senso, con un suono al di qua di ogni senso singolare e il ritmo che ha battuto, reversibile, in lotta contro un tempo irreversibile.
E' la ricerca, l'articolazione di un ritmo personale, il voler esprimere una pronuncia tutta personale, che rende stilisticamente inconfondibili, al primo attacco, il duo Biondini-Girotto, quel gioco di mutazioni, il voler a tutti i costi incarnare in uno stilema la concezione propria di ritmo che è parte integrante dell'estetica stessa del jazz. Così come una particolare idea di suono, resta un altro parametro che sollecita parallelismi con la ricerca linguistica del Novecento eurocolto, in cui tanto valore è attribuito al colore, al timbro. Un'idea di suono intesa come la voce personale degli artisti e riflettenti quella dialettica voce-strumento, strumento-voce. Suono inteso come "voce interiore", trasformantesi in canto d'amore, nostalgico o di protesta, come nel
Cacerolazo, proveniente direttamente dall'anima argentina di Girotto, determinante la sua stessa sintassi musicale, la sua memoria del
griot guaranì, il popolo indigeno del Mato Grosso,
in cui egli stesso vi si identifica, assorbendone e sintetizzandone energia e messaggio, trascinandovi dentro il sentire di Biondini, nel duplice ruolo di poeta e di performer, descrivendone virtù e storia e riverberi mitici e al tempo stesso utilizzandoli come materiale tematico da sviluppare in veri assolo, direi quasi vocali, in denunce urlate che trovano la loro piena dignità jazzistica nella libertà del flusso ritmico e della modulazione del fraseggio, nella varietà di accenti ed espressione,
nella profondità del gioco dialettico tra i due musicisti.
Girotto e Biondini, scatenato nella sua virtuosistica
Tangomania, che ha chiuso il concerto, oltrepassano ogni
riferimento sudamericano, attingendo alle forti figure dell'indistinto,
lasciandoci sospesi in un'ingannevole lucidità, galleggianti su di un oceano
opaco, attraverso ci lasciano intravedere "paurosamente limpidi" i mostri della
profondità, i loro itinerari labirintici, le loro lotte temerarie.
E' lo stesso specchio attraverso cui Dioniso guardò e vide il mondo, prendendo coscienza di sé, conoscendosi e facendosi conoscere, lo specchio deformante del mondo. Ma dopo l'abbraccio calorosissimo del pubblico di Villa Guariglia, un pubblico di tutte le età dai piccolissimi, che sono andati a raccogliere gli autografi incantati dall'affabilità dei due musicisti, agli appassionati più maturi, sino a coloro i quali si sono posti "vergini", dinanzi a questa particolare onda sonora, godendone, certamente, maggiormente, Girotto e Biondini hanno "pulito" lo specchio da cui tutto diparte, proponendo quale bis un brano ispirato all'età innocente dei cartoons, Tom e Jerry con Bip-Bip e Willy il Coyote, manifestando la verità, la
gethosyne, con occhi che s'aprono al sogno, la gioia della musica.
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Data pubblicazione: 16/08/2003
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