Immagini d'amore di tre trovatori del nuovo millennio
Al Teatro Verdi di Salerno l' anteprima nazionale del disco di Javier Girotto, Peppe Servillo e Natalio Mangalavite
Conversazione con i protagonisti della prima serata di Over Jazz e Contaminazioni.
di Olga Chieffi
foto di Francesco Truono
Il sipario del Teatro Verdi di Salerno, si è levato di nuovo, sul sax di Javier Girotto, il quale stregò, due anni or sono l'uditorio della edizione inaugurale di Over Jazz e Contaminazioni at Theater, voluto da Antonio Mogavero e Carlo Pecoraro, con le sue
Cordoba Reunion, e quest'anno è ritornato per presentare la prima produzione discografica del suo felice incontro con la voce di
Peppe Servillo e il pianoforte di Natalio Mangalavite, in quel "lavorio del sogno" che è giusta definizione kafkiana per un compact quale è " L'Amico di Cordoba",
in imminente uscita per Il Manifesto.
Abbiamo
incontrato dopo lo spettacolo in una familiare conversazione a tre voci, i
nostri "trovatori" del Terzo millennio.
O.C.:
Javier Girotto torna a Salerno, una città e un pubblico che lo ha accolto con entusiasmo, sin dal suo esordio al Teatro Verdi con le Cordoba Reunion, una serata incantata quella, che lo ha visto, in seguito, tante altre volte ospite della nostra città.
J.G.: Sì torno sempre con piacere qui da voi, in
questo meraviglioso teatro, che offre un colpo d'occhio da brivido, ma anche
nelle diverse rassegne e clubs, i cui organizzatori e il loro pubblico, sono
divenuti subito miei amici.
O.C.: Sembra che questa affabilità sia una delle prerogative del tuo indiscusso successo, el musico dal doppio volto, diabolico in scena, angelico, nel dopo-spettacolo.
J.G.:
Ma dai, è che con uno strumento tra le mani, è tutto più facile, mi sento cento volte più sicuro, e riesco ad affermare ed imporre le mie idee, le mie ragioni.
O.C.: Sei ospite per la seconda volta di Over Jazz e Contaminazioni per presentare il primo lavoro discografico del trio Girotto-Servillo-Mangalavite, "L'Amico di Cordoba", un disco scaturito dal duo con il pianista Natalio Mangalavite?
J.G.:
Si, con Natalio, che è di Cordoba, come me, ci siamo incontrati in Italia e solo dopo dodici anni siamo riusciti a metter su un duo che ha immediatamente prodotto un disco,
Colibrì, in cui s'incontrano le nostre "ragioni native", ammantate di diverse esperienze, seguito a ruota da "L'Amico di Cordoba", che saluta protagonista la voce di
Peppe Servillo, il
suo saper raccontare, così bene, storie d'amore e d'amicizia.
O.C.:
Natalio Mangalavite, come mai è trascorso così tanto tempo prima di far coppia con l'amico Javier?
N.M.: Ma non è vero! Ci siamo incontrati in tante formazioni. Agli inizi della sua carriera, in
Tercer Mundo, uno dei suoi primi dischi, con il batterista
Horacio "El Negro" Hernandez, che vedo avete in cartellone il 17 marzo, ho suonato anche con le Cordoba Reunion, addirittura con due pianoforti, insieme a
Gerardo de Giusto, poi i miei impegni, con un genere un po' diverso di musica, (Natalio Mangalavite è il pianista di Ornella Vanoni) mi ha fatto un po' trascurare Javier, ma ho sempre
pensato al suono inconfondibile del suo sax. La musica, infatti, in particolare,
per il duo era pronta e ne ho tanta altra nella penna. Con lui è semplice
incontrarsi, è sempre disponibilissimo, naturalmente, impegni internazionali
permettendo!
O.C.: Ci dobbiamo attendere, a breve, un nuovo cd.
N.M.: Pensiamo prima a lanciare questi due, poi si vedrà.
O.C.: E del nostro Peppe Servillo che ci racconta?
N.M.: Sentire argentino e napoletano s'incontrano empaticamente, attraverso quella vena nostalgica, che, però, sa rialzare subito la testa, reagendo, naturalmente anche armonicamente.
O.C.: "In riso lo sdegno fa presto a cambiare", per dirla con Donizetti?
N.M.: Sì, è proprio così, pensa che per "Separazione", che abbiamo eseguito questa sera, per il testo avevo descritto a
Peppe Servillo il cumpadrito, il tanghero un po' spaccone e impomatato, un'icona argentina di principio Novecento, ed è venuta fuori, invece, la storia di una separazione di una coppia, ma descritta con ironia.
O.C.:
Peppe Servillo, come sono nati i testi di queste canzoni, c'è qualche aneddoto dietro, come ad esempio, "Il Chiacchierone", "Regina" o "Cinema"?
P.S.: No, credo che un riferimento al reale si possa pensare solo per
L'Amico di Cordoba, un omaggio a Javier Girotto, con il quale ci siamo incontrati per la prima volta con i Noisemakers di Roberto Gatto, una collaborazione continuata nel suo gruppo principe gli
Aires Tango e consolidatasi con questo trio, un omaggio, però, anche alla
reunion ufficiale di questi due grandi musicisti argentini, ormai italiani
d'adozione. Il Chiacchierone è il quadretto di una amico che parla un po'
troppo.
O.C.: Forse sei tu?
P.S.:Diciamo di sì, mentre Regina è una bella storia d'amore.
O.C.: Un racconto in musica il suo che si trasforma in gesto, in teatro, un Servillo che "deve" essere anche "visto"?
P.S.: Il nostro tempo vede coesistere una tale mescolanza di stili, di linguaggi, di norme di vita, di "contaminazioni", ragion per cui non si può prescindere da nessuna ispirazione artistica. La canzone "Cinema" prende le mosse, ad esempio, proprio al linguaggio filmico, in sequenza, dal suo ritmo, una vera discriminante del secolo scorso, insieme al jazz.
O.C.: La copertina del disco è firmata da Mimmo Palladino, una firma prestigiosa del nostro universo artistico.
P.S.: Sì, Mimmo
Palladino è mio amico e ci ha regalato un Arlecchino che saluta con la mano i nostri due amici di Cordoba, con il caratteristico vestito che raccoglie tutti i colori dell'iride, come il segno musicale del nostro trio e della nostra amicizia.
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Data pubblicazione: 10/04/2004
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