Jazzitalia - Komeda Project: Requiem
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WM Records 2009
Komeda Project
Requiem


1. Night-Time, Daytime Requiem Pt. 1
2. Night-Time, Daytime Requiem Pt. 2
3. Night-Time, Daytime Requiem Pt. 3
4. Ballad For Bernt
5. Dirge For Europe
6. Astigmatic
7. Elutka *
8. Prayer And Question
9. Litania
10. Anubis *

Krzysztof Medyna - Sax Tenore e Soprano
Andrzej Winnicki - Piano
Russ Johnson - Tromba
Scott Colley - Basso
Nasheet Waits - Batteria





L
a musica di Krisztof Komeda, medico e musicista polacco morto in circostanze mai chiarite nel 1969, a soli 38 anni e conosciuto soprattutto per essere l' autore delle colonne sonore di alcuni dei primi capolavori di Roman Polansky (Rosemary's baby, Il coltello nell' acqua) continua ad interessare il jazz contemporaneo. Già dodici anni fa il grande trombettista polacco Tomas Stanko, che di Komeda fu a lungo collaboratore, pubblicò per la ECM il toccante Litania con accanto strumentisti del calibro di Bobo Stenson, Palle Daniellson e Terje Rypdal.

Da alcuni anni opera a New York un gruppo dedicato alla rilettura dell'opera dello sfortunato artista. Un gruppo composto da musicisti polacchi e americani che dopo l' esordio discografico di due anni fa (Crazy girl) consegna ora al mercato questo suggestivo Requiem (Il brano che da il titolo al cd fu scritto da Komeda in occasione della morte di John Coltrane).

Quella di Komeda è certo una musica scrittura intrisa di straziata malinconia slava e di una certa profonda, sofferta religiosità (elemento caratterizzante, d'altronde, dell' anima polacca), come molti titoli dei suoi brani testimoniano. La lettura di Tomas Stanko nel disco citato era forse, per semplificare, più europea ed intimista. Quella del Komeda Project è più dentro alla vicenda del jazz americano degli anni '60, Si sentono Trane ed i suoi epigoni (ma il sassofonista Krisztof Medyna cita nel Requiem delle prime tracce anche Jan Garbarek) e, forse in maniera ancora più accentuata, Charles Mingus. Da notare come recentemente il quintetto si è rinnovato sostituendo Michael Bates con Scott Colley al contrabbasso e Dave Anthony con Nasheet Waits alla batteria, ottenendo così un suono più drammatico, più nero al gruppo di quello espresso nel precedente album.

Paradigma di ascolto di questo cd è il quinto titolo "Dirge for Europe", episodio segnato da sequenze coltraniane e reminiscenze klezmer, tessute su un mesto andamento processionale dettato dagli straordinari tamburi di Nasheet Waits.

Bel disco, intenso e sofferto. Riuscito anche nei due originals firmati dal pianista Andrzej Winnicki. Una testimonianza significativa di come la musica afro americana abbia messo radici nel cuore di milioni di persone in tutto il mondo, diventando linguaggio universale.

Marco Buttafuoco per Jazzitalia







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Data pubblicazione: 27/12/2009

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