|
Francesco Bearzatti Tinissima 4et feat. Napoleon Maddox
X (Suite for Malcolm)
Parco della Musica records 2010
1. Prologue/Hard times
2. Smart Guy
3. Cotton club
4. Prince of crime
5. Satan in chains
6. Conversion
7. A new leader
8. Betrayal
9. Hajj
10. Epilogue
11. Kinshasa (to Muhammad Ali)
Francesco Bearzatti
- sax tenore, clarinetto, xaphoon, electronics
Giovanni Falzone - tromba, effetti umani
Danilo Gallo - contrabbasso, basso elettrico
Zeno De Rossi - batteria, percussioni
Napoleon Maddox - voce (in Epilogue)
Mauro Gargano - contrabbasso (in Epilogue)
Francesco Bearzatti
è un sassofonista preparatissimo molto richiesto come "guest" nelle più varie formazioni.
Non si contano, infatti, le sue collaborazioni con importanti musicisti italiani
ed internazionali. Con il "Tinissima quartet" è la sua capacità di compositore
che viene fuori in maniera più completa, dopo aver diretto gruppi in cui risaltano
la sua abilità di improvvisatore, il suo magistero solistico. Fra gli altri, i "Sax
Pistols" o lo stesso "Indigo 4" con
Gianluca Petrella.
Qui, invece, si impongono la sua idea di musica, le sue concezioni come autore,
come artista in senso lato, oltre alla musica stessa.
Alla base di "X (Suite For Malcolm)", come del precedente cd dedicato
a Tina Modotti, c'è la volontà di raccontare una storia, una vicenda umana individuale
e allo stesso tempo universale. Al punto di riferimento della "rivoluzione nera",
dell'ala più intransigente per la lotta verso la parità dei diritti per gli afroamericani,
aveva già dedicato un disco
Giorgio Gaslini
negli anni settanta: il celebre "Colloquio con Malcolm X", un dramma jazz
con musicisti, attori e cantanti lirici. Bearzatti assume, invece, la biografia
del leader nero per comporre undici quadri che raffigurano, ognuno, un momento cruciale
della sua esistenza. In ogni traccia sono contenuti diversi elementi della "black
music", assemblati tanto da formare un "patchwork", con salti vertiginosi di stile
e di epoca anche nello stesso segmento. Il "Tinissima" sa stare al gioco, perché,
in soli tre anni di attività, ha raggiunto una coesione, un'omogeneità che gli permettono
di affrontare con disinvoltura qualsiasi prova e di sfoggiare un suono riconoscibile,
unico. E non è un'impresa di poco conto! Aggiungono elementi significativi i due
straordinari solisti. In questo progetto il leader, in un certo senso, si risparmia
misurando l'energia dei suoi interventi, lasciando il giusto spazio ai partners
e non uscendo che raramente fuori dalle righe. Falzone cesella assoli di
rara bellezza e cultura musicale. Il suo solismo, a conti fatti, si ricollega ai
grandi maestri della tromba moderna, come Clifford Brown, ma si avvicina anche al
modo di procedere del campione dell'integralismo e del purismo nel jazz, osteggiato
dagli "avanguardisti", Wynton Marsalis. Si pensi all'autore di dischi come "Majesty
of the blues" o all'opera jazz "Blood on the fields", non al conduttore
"ingessato" volutamente ecumenico della Lincoln center. Danilo Gallo e
Zeno De Rossi, da parte loro, sono impegnati a rimarcare l'elemento rock in
quasi tutti i pezzi, rivelando un affiatamento notevole in ogni situazione.
Il cd inizia con "Prologue/Hard times" dai toni solenni con il tema esposto
da tromba e sax all'unisono. Il basso e la batteria sottolineano prima, il carattere
celebrativo del brano con una cadenza bandistica e provvedono, successivamente,
ad accelerare il tempo. Falzone si esibisce in un solo molto intenso su un'aria
intrisa di elementi blues, tirando fuori, in poche battute, tutta la sua conoscenza
e la passione per la musica afro-americana. Anche il clarinetto di Bearzatti
ha una discendenza diretta dalla tradizione, deriva da un Sydney Bechet, in particolare,
trasportato, però, nel clima sonoro degli anni settanta.
"Smart guy" inizia con un tappeto di percussioni molto africane, "sporcate"
da effetti elettronici. E' il basso elettrico ad introdurre il tema con note trattenute,
riverberate con echi, che ricordano le sortite di
Charlie
Haden, con le dovute distinzioni di strumento, di tempo e di tecnologia
applicata. Il sax tenore si inserisce efficacemente in controtempo, senza trasbordare,
con un furore trattenuto. E ancora la tromba con un suono aperto e la ricerca di
sovracuti dirige il pezzo su versanti più avanzati, ma omologhi al contesto.
"Cotton club" è un'oasi di spensieratezza all'interno di una suite – giocoforza
- virata su toni più aspri e ombrosi. Il pezzo contiene reminiscenze evidenti della
musica da discoteca degli anni ottanta, come dichiarato dallo stesso Bearzatti,
ma, in tutta la sua semplicità, rivela un andamento danzante contagioso e vanta
un livello di elaborazione piuttosto elevato. Non è solo quello che si coglie ad
un ascolto superficiale, in fin dei conti. C'è dentro di più.
"Prince of crime" comincia lento, ma si sviluppa su cadenze funky con,
fra l'altro, un solo fulminante del sax tenore con accenti coltraniani filtrati
dalla lezione di
Bob Berg. La ritmica, di converso, lavora regolarmente su moduli vicini
al rock, incalzante e propositiva.
La brevissima parentesi free di "Satan in Chains" serve principalmente
a descrivere uno stato d'animo, un momento di rabbia e di disperazione. "Conversion"
si muove su un tempo medio-lento, nei pressi del blues, mantiene un'atmosfera sacra
e, pur valorizzando il contributo di tutti al suono complessivo, lascia spazio al
trombettista che illumina la scena toccando diversi registri di espressività con
una personalità veramente notevole.
"A New Leader" si contraddistingue per l'uso dell'elettronica sul sassofono.
E' funky da cima a fondo e si caratterizza per un bel momento in trio senza le ance,
parecchio concitato.
Una melodia triste, angosciosa, domina in "Betrayol". Qui Bearzatti si impone
con un intervento al tenore che ricorda Gato Barbieri (quello dei tempi d'oro).
I riferimenti si localizzano nel jazz italiano o europeo per "Hajj", in particolare
nel tipico modo di scrivere di
Gianluigi
Trovesi, quello dei "saltarelli" riarrangiati, sottolineato dagli svolazzi
di uno strumento africano, lo xaphoon, che riprende per certi versi anche il "sound"
dei gruppi di Louis Sclavis.
Blues e rap vanno a braccetto in "Epilogue", interpretato dalla voce incisiva
e tagliente di Napoleon Maddox. In questa traccia il leader del progetto
si libera, si lascia andare, conseguendo toni quasi parossistici con un solo al
tenore sfrenato e incandescente.
La coda è rappresentata da "Kinshasa" con un ritmo allegro, simile al
calypso. E' un brano gioioso. Vuol, forse, ipotizzare un finale di speranza dopo
tante asprezze?
Il "Tinissima Quartet" conferma con questo disco tutte le attese, dopo aver impressionato
con il primo capitolo della sua produzione. "X (Suite For Malcolm)" è un
cd dai molti meriti, ricco di spunti, dedicato ad una sintesi della musica nero-americana,
ma da una prospettiva decisamente europea, in specie italiana.
Gianni B.Montano per Jazzitalia
27/08/2011 | Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena) |
16/07/2011 | Vittoria Jazz Festival - Music & Cerasuolo Wine: "Alla quarta edizione, il festival di Vittoria si conferma come uno dei più importanti eventi musicali organizzati sul territorio siciliano. La formula prescelta dal direttore artistico è quella di dilatare nel tempo gli incontri musicali, concentrandoli in quattro fine settimana della tarda primavera, valorizzando uno dei quartieri più suggestivi della città, la restaurata Piazza Enriquez, e coinvolgendo, grazie a concerti e jam session notturne, una quantità di pubblico davvero rilevante, composto in parte da giovani e giovanissimi, portatori di un entusiasmo che fa davvero ben sperare sul futuro del jazz, almeno in questa parte della Sicilia." (Vincenzo Fugaldi) |
15/05/2011 | Giovanni Falzone in "Around Ornette": "Non vi è in tutta la serata, un momento di calo di attenzione o di quella tensione musicale che tiene sulla corda. Un crescendo di suoni ed emozioni, orchestrati da Falzone, direttore, musicista e compositore fenomenale, a tratti talmente rapito dalla musica da diventare lui stesso musica, danza, grido, suono, movimento. Inutile dire che l'interplay tra i musicisti è spettacolare, coinvolti come sono dalla follia e dal genio espressivo e musicale del loro direttore." (Eva Simontacchi) |
|
Inserisci un commento
Questa pagina è stata visitata 4.094 volte
Data pubblicazione: 23/10/2010
|
|