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Alfonso Santimone Laser Pigs
Ecce Combo
El Gallo Rojo (2011)
1. Sechs Kleine Klavierstücke, Op. 19 (I) (Arnold Schönberg)
2. Bool (Alfonso Santimone)
3. Sechs Kleine Klavierstücke, Op. 19 (Ii) (Arnold Schönberg)
4. Arnold's Loop Machines (Santimone / Bittolo Bon / Bigoni / Gallo / De Rossi)
5. Sechs Kleine Klavierstücke, Op. 19 (Iii) (Arnold Schönberg)
6. Ecce Combo (Alfonso Santimone)
7. Sechs Kleine Klavierstücke, Op. 19 (Iv) (Arnold Schönberg)
8. High Tension Store (Alfonso Santimone)
9. Sechs Kleine Klavierstücke, Op. 19 (V) (Arnold Schönberg)
10. Riding a Photon (Alfonso Santimone)
11. Sechs Kleine Klavierstücke, Op. 19 (Vi) (Arnold Schönberg)
Alfonso Santimone - piano, composition
Piero Bittolo Bon - alto sax, clarinetto
Francesco Bigoni - tenor sax, clarinet
Daniele Santimone - phantomguitar
Danilo Gallo - double bass
Zeno De Rossi - drums
Registrato a Cavalicco Udine nel luglio 2008, mixato nel luglio
2010
www.elgallorojorecords.com
info@elgallorojorecords.com
"Hide the form to eat the worm"
"…in un sol giorno nel febbraio del 1911 Arnold Schoenberg compone 5 dei
Sechs Kleine Klavierstucke op. 19 pubblicati dalla Universal (solo) 2
anni dopo… In essi brilla la massima concentrazione dell'espressione: la
scrittura passa dalla frammentazione melodica all'andamento di recitativo, dalla
densità dell'intreccio polifonico alla pura staticità accordale, dalla sovrapposizione
di distinti piani sonori ad accenti di baldanza ritmica…con l'op. 19 è compiuto
il processo di annichilimento formale …" Così Giacomo Manzoni nel suo "Arnold
Schoenberg" qui ripreso nel tentativo di rendere minimamente conto del testo
pianistico "originale" che costituisce la struttura e la fonte primaria di ispirazione
e partenza di questo interessantissimo Ecce Combo.
Incisione non recente cui forse ha giovato la lunga gestazione e la conseguente
uscita a ridosso del centenario della seminale op. 19. Alfonso Santimone
fondatore, con gli altri qui presenti, della benemerita El Gallo Rojo, ha esaurientemente
illustrato, in una bella intervista del passato maggio(AAJ), le proprie motivazioni
personali e musicali sulle quali non ci dilunghiamo oltre. Siamo di fronte ad una
prova di grande valore concettuale e musicale, va dato atto a Santimone di grande
coraggio (giovanile incoscienza?) con una scelta, vincente per chi scrive, non motivata
dal calcolo ma solo dalla passione e dall'anima. Quando si pensa alla relazione
tra jazz e musica del secolo passato vengono in mente i nomi di Stravinsky e Ives,
quasi mai quello che appare uno dei musicisti più profondi, integri e rivoluzionari
del secolo trascorso. Santimone ri-trova invece in Schoenberg la stessa densità
di tanto jazz "obbligato" per decenni a condensazioni estreme. Che il tema della
riproducibilità e quello della concentrazione abbiano una relazione? Si trova così
a suo agio di fronte alla condensazione della varietà e densità timbrico- dinamica
schoenberghiana, comprende come le melodie di timbri-colori, siano meno distanti
da Monk di quanto possa apparire.
I sei brani del'op. 19 non superano nel complesso i 5 minuti; è del tutto evidente
allora come questi siano solo un dato di suggestione e di partenza, seppur formante
e strutturante. Santimone coglie, rivivificandola, la modernità dell'op. 19 impiegandone
al proprio uso la grande libertà armonica e la pregnanza ritimo- dinamica. Con questi
elementi di partenza costruisce sapientemente un affresco in cui brani propri si
alternano ai Sechs Kleine Klavieststucke, al centro a far da perno una libera improvvisazione
a partire dalle suggestioni del maestro viennese. I brani a nome Santimone non hanno
invece riferimenti diretti ai brani schoenberghiani e sono i brani più vari e con
più spiccato carattere jazzistico, apparentemente i più sghembi, sfilacciati ai
limiti dell'informale; solo in apparenza perché il comando "hide the shape…" è motto
personale e rivolto innanzitutto a sé stesso e alla propria musica e la relazione
diventa qui strutturale/strutturante, è lo stesso Santimone a riconoscere in Schoenberg
uno dei suoi principali maestri e ispiratori.
L'abilità compositiva e di riscrittura di Santimone è notevolissima, l'interplay
e l'unità di sentire dei musicisti totale, nasce così una prova di grande originalità
e freschezza, testimonianza del talento dell'autore e del collettivo del Gallo Rojo
nel suo insieme. Ormai da diversi anni El Gallo Rojo rappresenta una delle più interessanti,
vive e originali proposte a livello internazionale. Non fa eccezione Ecce Combo.
Solo vorremmo, come qualcuno ha già giustamente sottolineato, poter avere occasione
di ascoltare regolarmente dal vivo proposte di questo valore.
Andrea Gaggero per Jazzitalia
16/07/2011 | Vittoria Jazz Festival - Music & Cerasuolo Wine: "Alla quarta edizione, il festival di Vittoria si conferma come uno dei più importanti eventi musicali organizzati sul territorio siciliano. La formula prescelta dal direttore artistico è quella di dilatare nel tempo gli incontri musicali, concentrandoli in quattro fine settimana della tarda primavera, valorizzando uno dei quartieri più suggestivi della città, la restaurata Piazza Enriquez, e coinvolgendo, grazie a concerti e jam session notturne, una quantità di pubblico davvero rilevante, composto in parte da giovani e giovanissimi, portatori di un entusiasmo che fa davvero ben sperare sul futuro del jazz, almeno in questa parte della Sicilia." (Vincenzo Fugaldi) |
15/05/2011 | Giovanni Falzone in "Around Ornette": "Non vi è in tutta la serata, un momento di calo di attenzione o di quella tensione musicale che tiene sulla corda. Un crescendo di suoni ed emozioni, orchestrati da Falzone, direttore, musicista e compositore fenomenale, a tratti talmente rapito dalla musica da diventare lui stesso musica, danza, grido, suono, movimento. Inutile dire che l'interplay tra i musicisti è spettacolare, coinvolti come sono dalla follia e dal genio espressivo e musicale del loro direttore." (Eva Simontacchi) |
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Data pubblicazione: 22/10/2011
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