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Simone Massaron
The Big Empty
El Gallo Rojo (2011)
1. In A Sentimental Mood
2. Thoughts on walls
3. Parlami d'amore Mariù
4. Post-meridian jag
5. Andrea De Adamich
6. Spittin'adolescence
7. The Massarons
8. Oh, Burt me not
9. The big empty
10. Farewell to laquisha
11. Family album
12. You'll be stuck on the bus for the rest of your life
13. The four Marys
14. Clarence
15. Oh, Burt me not (ripresa)
Simone Massaron - guitars. Loops,
objets
www.elgallorojorecords.com
info@elgallorojorecords.com
Una stanza vuota, un appartamento spoglio di mobili in vista di un trasloco, una
chitarra e un musicista ricco di idee e di stimoli. Così nasce "The big Empty",
disco pregevole di Simone Massaron, collaboratore di bei nomi della avanguardia
italiana e internazionale, da Nexus a Marc Ribot, Elliot Sharp, al sodalizio
che fa capo a "El gallo rojo". Sembra che, dopo aver svuotato la casa, il musicista
intenda trasferire il suo "bagaglio" artistico e lo riordini, lo ripensi, come ultimo
fardello, il più importante, da trasportare in un'altra realtà abitativa.
Si comincia con "In A Sentimental Mood"di Ellington, uno standard.
Il suono della chitarra è, però, secco e spigoloso. Ricorda il timbro di Derek Bailey,
ma non insiste con l'atonalità e il radicalismo. Più avanti si sposta, infatti,
in un ambito prossimo ad uno swing implicito o esplicitato e finisce in crescendo
ritmico.
"Thoughts On Walls" è rumoristica. Gli effetti elettronici ci catapultano in uno
spazio siderale, in un'altra dimensione."Parlami d'amore Mariù"accarezza le sonorità tipiche di
Bill Frisell,
quasi fosse alle prese con i classici del repertorio italiano. Massaron predilige
una lettura del brano piuttosto "asentimentale", nella sua essenzialità, priva di
sovrastrutture e di arabeschi.
In "Post Meridian Jag" si procede per note, accordi trattenuti, pause. E' il brano
più meditato o meditativo del cd. Ed è di una bellezza scabra.
È decisamente di taglio monkiano "Andrea De Adamich". Somiglia, nell'andamento a
"Epistrophy" e ci svela un'altra passione del titolare, il grande Thelonious "Sphere"
per l'appunto, oltre ai "motori",evidentemente...
"Spittin' Adolescence" si riferisce alle atmosfere più dure create dai chitarristi
zorniani, Chadbourne e Frith, in particolare, almeno per una parte della traccia.
Sul finale irrompe il suono acustico dopo una vera e propria cesura.
"The Massarons" è il brano più melodico dei quindici. Parte come un madrigale, poi
sale di ritmo.
"Oh Burt Me Not" e "The Four Marys" sono omaggi al folk-country statunitense, riverniciato
dalle frequentazioni o riprese friselliane.
"The big Empty" ha parecchie sfaccettature e si incrociano l'anima avanguardista
del musicista milanese con i rimandi alla tradizione spagnola, ai suonatori di flamenco.
"Farewell to laquisha" è un bozzetto e sa tanto di anni trenta. Ha un'aria antica,
ma, con il suo sviluppo, arriva come clima più vicino a noi.
Con "Family album" ritorniamo alle elaborazioni elettroniche, all' ambient
spaziale in stile "2001 Odissea nello spazio."
"You'll Be Stuck On The Bus For The Rest Of Your Life" è un blues, così come "Clarence".
Massaron, in questi casi, si permette di rifarsi allo stile dei chitarristi storici
della musica che si pone all'origine del jazz.
"The big Empty" non si colloca, in fin dei conti, come un'opera per i patiti dello
strumento a sei o a dodici corde. E', invece, un ritratto a tutto tondo di un artista
che, dopo aver partecipato a importanti incisioni, decide di dire la sua in solitudine,
sintetizzando, almeno in parte, le sue esperienze musicali e i suoi punti di riferimento
come ascoltatore. Da questa sfida con il suo passato, con il presente e il futuro,
Massaron esce sicuramente vincitore
Gianni B.Montano per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 25/04/2011
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