è a dir poco travolgente) sia che, spazzole alla mano, ci trasporti nelle soffici atmosfere della ballad.
Ma l'elemento di spicco di questa Venice Session non è il drumming, né il piano di
Cesselli o il basso di Danilo Gallo, pur essenziali e mai sopra le righe, bensì il suono del tenore di
Igor Lumpert: un bisbiglìo, sussurrato con un filo di fiato, che ha l'effetto di creare un sound pastoso, decisamente avvolgente, che intorpidisce delicatamente.
Infine, quando l'album sembra essere terminato, ecco che il
quartetto ritorna per improvvisare in maniera totalmente diversa da come ha
fatto fino a quel momento, cioè in pieno stile free.
Francesco Ughi per Jazzitalia