Auand Records di Marco Valente
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Fresco di ritorno dalla proficua esperienza francese,
Francesco Bearzatti pubblica questo suo secondo capitolo discografico allestendo un particolarissimo quanto spumeggiante "organ trio".
Il titolo è quanto mai azzeccato poiché il "virus" dell'azione musicale dispiegata dal sassofonista friulano si reinventa felicemente di traccia in traccia lungo i variegati percorsi del lavoro, toccando con disinvoltura le più disparate e inaspettate soluzioni tematiche. L'energico pedale ritmico affidato alle tastiere di
Emmanuel Bex apre in maniera weathereportiana il trascinante mood di
Zouzou, ma sotto sotto, lungo il tema echeggiano orpelli melodici che ricordano nel
rhythm changes gli anni Sessanta del migliore periodo Blue Note.
In Friulì Friulà
- un mix di tarantella targata sixties - si sviluppa il simpatico
turnaround inscenato da Senni, sul quale svetta il clarino del leader.
Hey! sfocia invece in una collettiva libertà d'azione. Gli fa eco
Going To The…
dove maggiore appare la liberazione informale messa in atto dall'affiatato trio.
Il sound arabbeggiante di
Casbah lascia palesemente intravedere un'irrefrenabile beat, davvero insolito per un drummer "leggiadro" come
Romano, sempre distante da scontate imposizioni ritmiche.
Cambiando registro, lo spettro di Joe Henderson sbuca dalle swinganti note di
Cattivik (bravo l'esplosivo
Ottolini, duellante con Bearzatti in assoluto stato di grazia).
Altro cambiamento di clima è il rock-bop di
Virus che cede il campo all'hendrixiano Terragnoli mentre si segnalano infine la ballad
Bear's Mood, il notturno
Buk's Blues, il bell'incedere
a tempo di rumba inscenato su
H.C.
Dopo l'ascolto consigliamo inoltre di sbirciare tra le tracce interattive del cd per curiosare sul metodo di lavoro di Bearzatti, osservare qualche foto e alcuni minuti del trio rigorosamente live.
Gianmichele Taormina
27/08/2011 | Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena) |
15/05/2011 | Giovanni Falzone in "Around Ornette": "Non vi è in tutta la serata, un momento di calo di attenzione o di quella tensione musicale che tiene sulla corda. Un crescendo di suoni ed emozioni, orchestrati da Falzone, direttore, musicista e compositore fenomenale, a tratti talmente rapito dalla musica da diventare lui stesso musica, danza, grido, suono, movimento. Inutile dire che l'interplay tra i musicisti è spettacolare, coinvolti come sono dalla follia e dal genio espressivo e musicale del loro direttore." (Eva Simontacchi) |
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Data pubblicazione: 12/04/2003
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