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Walter Beltrami
Paroximal Postural Vertigo
AUAND (2011)
1. BPPV Intro
2. BPPV
3. Mind the mind!
4. You see
5. #2
6. Lilienthal
7. What is
8. Seamon't Manoeuvre
9. Unexpected visit
10. Verbal realities
Walter Beltrami
- chitarra
Francesco Bearzatti
- sax tenore, e clarinetto
Vincent Courtois - violoncello
Stomu Takeishi - basso elettrico
Jim Black - batteria
Auand Records di Marco Valente
via XXIV maggio, 40
70052 Bisceglie (Ba) Italy
tel&fax +39.080.3929215
mobile +39.347.6107026
e-mail:
feedback@auand.com
Benign Paroxysmal Postural Vertigo, abbreviato in BPPV, è un disturbo dell'equilibrio
causato da problemi all'orecchio, che provoca violente e improvvise crisi di vertigine.
I sintomi principali sono una totale destabilizzazione, forti giramenti di testa
e visioni psichedeliche. Il chitarrista
Walter Beltrami
ne ha sofferto per sei mesi, e in quel periodo ha composto nove dei dieci brani
di questo concept album.
In questo lavoro la vertigine si percepisce nella scelta di sonorità stranianti
("BPPV Intro"), nelle linee melodiche che si rincorrono e si uniscono come nella
seconda traccia "BPPV", dove il sax di
Francesco Bearzatti
si intreccia con la ritmica della chitarra di
Walter Beltrami,
per l'uso di suoni che destabilizzano come in "#2", brano prettamente rock preceduto
da "You See", una ballad dove il clarinetto di Bearzatti conduce una melodia lineare,
malinconica e molto orecchiabile insieme al violoncello di Vincent Courtois.
Oppure con cambi di tempo, stacchi e ritmi incalzanti della sezione ritmica composta
da Stomu Takeishi al basso elettrico e Jim Black alla batteria.
L'unico brano che non è stato composto da Beltrami è "Unexpected Visit": un'improvvisazione
collettiva dove la vertigine tocca l'apice. Bearzatti suona note straniate, mentre
l'eclettica sezione ritmica stacca un tempo fatiscente, Beltrami sfiora le corde,
le pizzica creando delle sonorità che reclamano un equilibrio.
Il prodotto finale è un album suonato, composto e arrangiato con gusto, caratterizzato
da una scrittura sincopata, ma allo stesso tempo lirica, dove la vertigine non è
spiacevole, e dove si respira energia e creatività.
Cinzia Guidetti per Jazzitalia
27/08/2011 | Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena) |
15/05/2011 | Giovanni Falzone in "Around Ornette": "Non vi è in tutta la serata, un momento di calo di attenzione o di quella tensione musicale che tiene sulla corda. Un crescendo di suoni ed emozioni, orchestrati da Falzone, direttore, musicista e compositore fenomenale, a tratti talmente rapito dalla musica da diventare lui stesso musica, danza, grido, suono, movimento. Inutile dire che l'interplay tra i musicisti è spettacolare, coinvolti come sono dalla follia e dal genio espressivo e musicale del loro direttore." (Eva Simontacchi) |
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Data pubblicazione: 27/09/2011
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