Auand Records di Marco Valente
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A small madness, cioè, una piccola pazzia. Il validissimo sassofonista
Dave Binney e il batterista Jeff Hirshfield
si avventurano in questo nuovo prodotto della giovane etichetta
Auand. Entrambi costruiscono un'avanguardia che però lungo l'ascolto si stempera degli elementi più enigmatici lasciando spazio alla comunicatività con l'ascoltatore.
La voce del sax di Binney è molto suadente. Mai sforzata, sempre molto nitida e fluida.
Binney mostra di possedere una gran tecnica e un elevato controllo della dinamica. Trovare l'interplay tra due musicisti può sembrare più semplice ma quando questi due musicisti sono un sax e una batteria non è così. Manca il contrabbasso, manca uno strumento armonico pertanto l'interplay è prevalentemente ricercato, e ottenuto, nella figurazione ritmica che le frasi del sax compone con l'ausilio del drumming sempre attento all'interazione. Ci sono in aiuto dei "tappeti" che di tanto in tanto fanno da sfondo e il risultato è una sonorità d'insieme che fa condurre il pensiero verso immagini dei propri ricordi che si materializzano nei meandri dei suoni prodotti ora esotici, ora più acidi, metropolitani, caldi, orientali. E' come un viaggio in una città con le immagini metropolitane che scorrono dal finestrino di un treno o di un autobus cogliendo particolari fugaci che l'occhio cattura in un attimo per chissà quale processo mnemonico o associativo.
Molto valido quindi l'incastro ritmico e l'aiuto dell'elettronica appare molto pertinente anche se a volte, dal punto di vista del contrasto sonoro, sembra meno adeguata o adeguabile. Non è però da escludere che ciò fosse esplicita intenzione di Binney. Quando il ritmo si fa serrato l'incastro ritmico è evidente e fondamentale pertanto il risultato diviene molto interessante (Oddman
e il live
Left, ma anche
Dolores). In altri casi avrebbe fatto piacere un terzo elemento che avrebbe potuto così partecipare in diretta all'interazione.
In conclusione, il CD non risulta di facile fruizione, rappresenta un lavoro che va ascoltato cogliendo soprattutto le sfumature ritmiche dato che spetta spesso all'ascoltatore collocare il tutto in una dimensione armonica di riferimento o lasciarsi guidare senza confini di spazio. Credo che l'immagine della copertina sia molto emblematica del contenuto: due vite, due spazi, due dimensioni temporali, la calma dell'anziano uomo si contrappone alla frenesia che magari contiene l'autobus dello sfondo eppure anche tra loro c'è simbiosi, l'uno non prevarica l'altro ed entrambi convivono armonizzandosi. E' un po' quello che si avverte tra una batteria che rimarca il senso ritmico con incisività ed un sax che, come detto, non cerca acrobazie inutili, ma basa la quasi totalità del fraseggio su un suono molto morbido.
Marco Losavio
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Data pubblicazione: 03/11/2003
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