|
Mauro Gargano
Mo' Avast Band
Note Sonanti (2011)
1. Wheb god put a smile upon your face
2. Orange
3. Respiro del passato
4. 1903
5. Bass "A" line
6. Mars
7. Turkish Mambo
8. Rootz
9. Ostersund
10. Apulia
Mauro Gargano -
contrabbasso, composizione
Francesco Bearzatti
- sax tenore, clarinetto
Stephane Mercier - sax contralto
Fabrice Moreau - batteria
Bruno Angelini - pianoforte su 6 e 10
Note Sonanti S.r.l. Via Lelio Fanelli, 65 74015 Martina Franca (TA)
www.notesonanti.com
info@notesonanti.com
Tel. +39 335 5912037
Mauro Gargano può definirsi un emigrante del jazz. Da alcuni anni, infatti,
risiede a Parigi dove ha intrecciato tutta una serie di collaborazioni con musicisti
di diversa provenienza e formazione. Questo è il primo disco a suo nome. Il suo
gruppo, "Mo'avast band" (Ora basta Band, è la traduzione letterale), contiene nella
denominazione un aggancio preciso con la terra d'origine: la Puglia. Ma a cosa dice
basta il bassista barese? Certamente al provincialismo, al localismo nella musica.
La sua scelta di vivere in una metropoli europea, frequentando ambienti e personaggi
di respiro internazionale, lo dimostrano agevolmente. Purtuttavia si deve evidenziare
l'attaccamento vero e sentito alle radici, da parte di Gargano. Il suo trasferimento
in Francia, il suo distacco dall'Italia, non significano un abbandono, una rinuncia
alla cultura d'origine. Anzi, la memoria di valori e di persone familiari collegate
al paese da cui è partito sono ben vivi e presenti in questo disco. Così "1903"
è dedicata al ricordo della nonna ed è una delle punte dell'intero lavoro."Bass
A line" può essere scambiato per un gioco di parole fra il dialetto e l'inglese
e "Apulia" è un omaggio esplicito alla sua terra.
Il disco è composto da otto brani del bandleader più la ripresa
di una "hit" dei Coldplay e da "Turkish mambo" di Lennie Tristano. Il bassista
entra quasi sempre per primo in scena, introducendo un tema e un ritmo. Spetta,
poi, alla front line dei sassofoni scavare nel motivo esposto da Gargano, per rielaborarlo,
rivoltarlo secondo il rispettivo stile dei due specializzati nelle ance. Stephane
Mercier, scuola Berklee, suona con un fuoco controllato, un fraseggio nitido e cantabile,
anche se si spinge, a volte, oltre l'orizzonte della classicità.
Francesco Bearzatti
è il poeta della ruvidezza, dell'abrasione. Quando interviene l'atmosfera si infiamma.
Cerca note acute e sporche con un'ascensione sul tenore progressiva energica e debordante,
personale al cento per cento. Lo ascolti per due minuti e lo distingui immediatamente.
Anche sul clarinetto il suo timbro è ben riconoscibile. Da parte sua Gargano, oltre
a creare un clima, si ingegna ad accompagnare e a determinare il sound complessivo
del quartetto, con il suo contrabbasso trascinante e compositivo. I colori percussivi
sono appannaggio, per contro, di Fabrice Moreau, batterista di peso e di decorazione,
nel senso che fa sentire la sua presenza, attraverso interventi in perfetta sintonia
con il partner della sezione ritmica volutamente invasivi e, a volte, caratterizzati
da pennellate di sapore rockeggiante.
In due sole tracce compare Bruno Angelini e il gruppo
se ne avvantaggia. Giova, infatti, al pianista transalpino la annosa consuetudine
con il bassista italiano. In più il suo pianismo essenziale ma melodico, aumenta
il fascino di questi motivi, rendendoli più rifiniti, meno abbozzati, anche se si
tratta di bozze con una loro fisionomia precisa.
Come non appassionarsi all'ornettiana "1903", già menzionata, provvista di un tema
malinconico, pronunciato in modo anti-melodico da clarinetto e sassofono in un botta
e risposta scabro e un'aria vagamente free della prima ora, a cui segue un bellissimo
solo con l'archetto da parte del leader della band che fornisce lustro al pezzo.
L'altro vertice del disco è costituito da "Mars", per la tensione
che crea il trio ritmico, con la batteria in controtempo e basso e batteria apparentemente
slegati nel modo di procedere. L'intervento dei sassofoni porta in luce, più avanti,
un'opaca cantabilità che viene sviscerata, successivamente, dal gruppo con una unità
di intenti avvertibile sottotraccia.
Con questo disco Mauro Gargano dimostra di possedere le
qualità adatte per imporre la sua voce strumentale, la sua proposta, nel panorama
continentale, grazie alla capacità di compositore e all'abilità nel saper scegliere
partners adeguati, mettendoli in condizione di offrire un contributo competente
alla sua musica.
Gianni Montano per Jazzitalia
27/08/2011 | Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena) |
15/05/2011 | Giovanni Falzone in "Around Ornette": "Non vi è in tutta la serata, un momento di calo di attenzione o di quella tensione musicale che tiene sulla corda. Un crescendo di suoni ed emozioni, orchestrati da Falzone, direttore, musicista e compositore fenomenale, a tratti talmente rapito dalla musica da diventare lui stesso musica, danza, grido, suono, movimento. Inutile dire che l'interplay tra i musicisti è spettacolare, coinvolti come sono dalla follia e dal genio espressivo e musicale del loro direttore." (Eva Simontacchi) |
|
Inserisci un commento
Questa pagina è stata visitata 2.097 volte
Data pubblicazione: 24/06/2012
|
|